il posto regia di Ermanno Olmi Italia 1961
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il posto (1961)

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locandina del film IL POSTO

Titolo Originale: IL POSTO

RegiaErmanno Olmi

InterpretiBice Melegari, Mara Revel, Tullio Kezich, Loredana Detto, Sandro Panseri

Durata: h 1.45
NazionalitàItalia 1961
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1961

•  Altri film di Ermanno Olmi

Trama del film Il posto

Un ragazzo di Meda (MI), figlio di operai, s'accinge a trovare un posto di avventizio in una grande azienda milanese. Un'ora e mezzo per una storia così esile? Eppure non si hanno né divagazioni né indugi. Tutto si tiene.

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Voto Visitatori:   7,68 / 10 (17 voti)7,68Grafico
Migliore regista (Ermanno Olmi)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista (Ermanno Olmi)
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Voti e commenti su Il posto, 17 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

topsecret  @  05/11/2022 14:01:09
   6½ / 10
L'inizio è promettente: il protagonista con la sua faccia pulita e la sua timidezza si fa ben volere, ci sono anche i presupposti per un idillio d'amore, ma non viene evidenziato e la storia appare un po' dispersiva nella seconda parte, dove si passano in rassegna altri personaggi e altre dinamiche, per la verità poco interessanti. Il finale soddisfa poco ma a OLMI interessava solo presentare echi di neorealismo con un taglio più moderno e attuale per quel periodo.
Storia che si lascia guardare ma che, personalmente, delude un po' nelle aspettative mostrando situazioni e sensazioni solo acennate.

DarkRareMirko  @  13/02/2022 20:11:15
   7½ / 10
Quasi buono, soffre magari un pò del passare degli anni ma, come documento sociologico incentrato sul lavoro, è ancora attuale.

Bene gli attori (l'attrice co-protagonista diverrà poi la moglie di Olmi), nessun particolare brio, nessuna particolare caduta di tono, per un film tardoneorealista che ricorda abbastanza lo stile di Lizzani.

DogDayAfternoon  @  30/01/2022 15:58:48
   6½ / 10
Un film quasi neorealista, che ritrae la realtà senza filtri, a scapito anche dell'intrattenimento. Si seguono le vicende del protagonista impegnato in una selezione per l'agognato posto fisso, quello che fino a poco tempo fa veniva inculcato dalle famiglie ai giovani come l'obiettivo massimo auspicabile nella vita.

Come dicevo è un film scarno, fatto di silenzi, sguardi, quotidianità. Bella la prima metà, poi secondo me si perde un po' in lungaggini poco significative e perde parte della sua attrattiva. Rimane comunque un film da vedere come testimonianza di uno spaccato di vita proletaria del nostro paese, per alcuni versi ancora attuale.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  18/11/2021 21:31:51
   8½ / 10
Con sguardo tra il documentaristico e il poetico, Olmi ritrae meravigliosamente l'Italia di inizio anni '60, tra boom economico e consumismo incipiente, abbandono delle campagne ed espansione delle fabbriche. Il posto di lavoro come luogo ove barattare la sicurezza economica con l'abbruttimento quotidiano, e dove il dopolavoro è persino peggiore. Bellissimo ritratto di un'Italia scomparsa.
Grande opera di un grande autore.

Goldust  @  15/11/2021 17:10:59
   8 / 10
Pellicola che vale nei dialoghi almeno quanto nei silenzi: un lavoro prezioso e quasi unico, per il periodo, sulla situazione alienante del posto di lavoro in un'Italia che si appresta a cavalcare il boom economico. Con una leggerezza di sguardo e di tocco che riesce a farci digerire anche le mancanze o le delusioni più dolorose, Olmi ci conduce per mano in una Milano ( quasi spettrale ) al centro di una trasformazione urbana molto profonda, mettendo al centro del racconto la tenera ingenuità poco più che adolescenziale del simpatico Domenico. Al di là del messaggio e del contenuto è anche un film di grandi e sintomatiche sequenze: il primo incontro tra il giovane spaurito e la bella Magalì, il veglione di Capodanno che mescola allegria e tristezza, la grottesca caccia finale alla scrivania più prestigiosa dell'ufficio. La classica pellicola non conosciutissima e da recuperare, giustamente inserita nell'elenco dei 100 film italiani da salvare. Piccola parte per il critico cinematografico Tullio Kezich.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/01/2021 16:54:07
   7 / 10
Amarissimo film di Olmi che parla del nostro paese e del mondo del lavoro attraverso gli sguardi stralunati di un timido giovane che muove i suoi primi passi in questo ambiente.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori, la paga da raggiungere, il desiderio sopito verso una ragazza e un posto di lavoro poco gratificante.
Olmi ha un modo tutto suo di raccontare le cose, molto compassato, non per tutti certamente.
La seconda parte del film l'ho digerita a fatica sinceramente ma alla fine sono certo di aver assistito a qualcosa di importante.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  02/10/2018 07:38:17
   8 / 10
Grande film di Olmi che distrugge il mito del boom economico e lo presenta seconda una visione cupa, rigida, fredda e moralmente abbietta.
Tremende le sequenze dove gli impiegati si fanno le scarpe gli uni con gli altri , simbolo di un yuppismo e di una corsa al potere che sarà del dì divenire.
Ottimo uso del sonoro , ripetitivo sino all'ossessione per tutto il film e soprattutto nell'amarissima chiusura..

Mr.Bowie  @  07/01/2015 11:51:29
   7½ / 10
E' un film con le sembianze di un documentario in pieno stile Olmi sull'italia dei cambiamenti economici e sociali. Un film molto personale, il primo lungometraggio del regista, che racconta di un paese lavorativo avvolto nel gelo e dedito all'ipocrisia. Ho sempre apprezzato il modo di fare cinema di Ermanno Olmi, sempre parecchio realista con i piedi per terra e mai mieloso e scadente, quasi trascendentale a volte, ma pur sempre diretto e sincero.

dagon  @  03/01/2015 17:24:24
   8 / 10
Molto interessante questa pellicola di Olmi che analizza, con sguardo distaccato, un certo tipo di realtà lavorativa e sociale dell' Italia di più di 50 anni fa. Al di là dell'interesse per lo spaccato quasi documentaristico di una società per certi versi lontanissima da quella odierna, ma che, in realtà, ha ancora molti punti di contatto con il presente, soprattutto in fatto di dinamiche da microcosmo aziendale (azzerbinamenti, piccinerie, burocrazia ecc.ecc.), è anche un film che sussurra molto altro.
Dopo aver visto questo film, si può quasi pensare che "Fantozzi" ne sia quasi uno spoof, soprattutto della .

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  09/06/2013 18:05:47
   7 / 10
L'interesse che hanno i primi film di Olmi è soprattutto documentario, nel senso che ci preservano quasi intatto lo spirito e le forme di vita di un'Italia ormai scomparsa, quale quella della fine degli anni '50.
Infatti si fa fatica a riconoscere Milano e la Brianza (la città di Meda) di quell'epoca rispetto a quelle di oggi (le vecchie case a ringhiera, gli arredamenti minimali, la mancanza di comodità, la grande città con i lavori in corso, i grandi e ricchi negozi che oggi appaiono come miseri e poveri).
Si fa fatica soprattutto a riconoscere il tipo di gente ritratto: i giovani semplici, timidi, che si accontentano di poco, desiderosi prima di tutto di trovare un lavoro e una sistemazione che durino una vita, ormai sono una rarità. Anche il fare popolare, il parlare in dialetto, la spontaneità dei rapporti è merce quasi estinta. Ma quello che salta più all'occhio è la facilità con cui si riusciva a trovare un'impiego fisso a quell'epoca. Un miraggio al giorno d'oggi.
Il film non si limita però a illustrare la vita, i sentimenti e l'ambiente in cui opera un (tipico) ragazzo di 15 anni di allora (operazione resa con uno stile molto lento e contemplativo, con larghi vuoti e silenzi, tipico del primo Olmi), ma vuole contrapporre all'Italia attiva, coscienziosa, solidale e operosa descritta in "Il tempo si è fermato", l'altra Italia tipica dell'epoca. Cioè l'Italia della burocrazia, dell'improduttività, della grettezza e della piccineria piccolo-borghese, con il suo ipocrita rispetto per le istituzioni. Anche qui Olmi si rivela regista abilissimo inquadrando ambienti anonimi, lunghi corridoi vuoti con tante porte laterali, uffici polverosi e aria stantia. Le inquadrature sono in campo lungo o con visuale esterna, proprio per far risaltare la natura oppressiva o almeno condizionante che hanno questi ambienti.
Il destino del giovane Domenico è segnato: ha trovato sì il tanto agognato (dai genitori) "posto", ma diventerà anche lui una rotella, perderà la sua innocenza, il suo entusiamo e si adeguerà, farà la fine di tutti gli altri. Il suono monotono e continuo di un ciclostile suggella nel finale il suo destino.
"Il posto" non è un film facile: lento, a volte monotono. La prima parte segue le vicende del giovane Domenico per poi ampliare lo sguardo e gettarlo su brevi sequenze della vita-non vita dei mediocri burocrati, perdendo il filo logico-temporale fin lì seguito. Quindi non ci sono vicende eclatanti da seguire o su cui emozionarsi. Occorre allora occhio critico e mente sveglia, altrimenti questo film non può che risultare pesante e noioso.
Molto bravo il giovane attore che impersona Domenico (debuttante preso fra la gente comune). Assomiglia come una goccia d'acqua a Sergio Castellitto adolescente.
A me è piaciuto ma non ha particolarmente entusiasmato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 09/06/2013 18.07.12
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  12/12/2012 01:56:50
   8 / 10
La medaglia del boom economico italiano degli anni '60 aveva un'altra faccia: la povertà e la scarsa istruzione delle realtà rurali dell'hinterland milanese, fatte di giovani (quando non giovanissimi) in cerca di un posto di lavoro.
Realista e schietto, Olmi sa conservare quel lato malinconico (ma anche umoristico) del vero, come solo i nostri migliori registi neorealisti sapevano fare.
Rimane viva nella memoria l'espressione timida ed impacciata del protagonista Domenico - attore "preso dalla strada" - nel suo amore totalizzante ma inespresso verso la bella Loredana Detto. Bellissimo il modo in cui viene tratteggiato il meccanismo lavorativo, così quotidiano e semplice - al contrario di quanto possa sembrare dall'esterno -, così duro nel descrivere le realtà personali dei singoli impiegati, e così insensato nei metodi di assunzione.
Epilogo da applausi: mi piace l'idea di poterlo accostare alla scena finale de "I quattrocento colpi".

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  13/02/2012 11:20:17
   9 / 10
La meraviglia di questo film è nel suggerito, nel non detto, nel sussurrato: nella propria (ma è veramente sua?) ricerca del posto fisso il giovane Domenico affronta tutte le prove che gli si parano davanti con sguardo intimorito e tremulo, che si ravviva solo quando incontra la bellissima Magalì/Antonietta, anch'ella rapita tra la fascinazione del mondo borghese e la propria estrazione proletaria (emblematici a tale riguardo sia il cambio di nome, da "Antonietta" all'esotico "Magalì" sia la scena dell'impermeabile).
Poi certo, c'è la tematica del miraggio del posto fisso in fabbrica come aspirazione di una vita eprché "ti sistemi", c'è l'Italia che cambia e tutto il resto: ma per me "Il posto" rimane un film di un fascino intramontabile proprio per la sua delicatezza di sentimenti e sguardi e sorrisi a mezza bocca.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  16/08/2010 22:51:29
   9½ / 10
Straordinario ritratto di un'Italia che sotto le luci del boom economico focalizza il lato alienante del posto fisso. Con una spietata lucidità descrittiva Olmi racconta il percorso di un giovane ragazzo dall'esame di assunzione fino all'assegnazione della scrivania personale. La quotidianeità di certi riti, le invidie e le gelosie all'interno dell'ufficio, la fine delle aspettative personali, tutto raccontato con quel tono delicato tipico di Olmi, ma al contempo ti colpisce nel profondo per una realtà quasi kafkiana che ti ingloba lentamente ma inesorabilmente. Da applausi l'uso del sonoro: i rumori della città, i ticchettii delle macchine da scrivere e soprattutto rimane stampato nella mente (nel senso letterale del termine) il ciclostile che chiude il film, con un finale che ti gela il sangue nelle vene.

Verot  @  07/12/2009 19:32:48
   6½ / 10
una pellicola grigia più che bianco/nera. la perdita dell'individualità e gli spazi vuoti fanno riflettere. un mondo in cui si attende invano di sentire il calore di un abbraccio

Invia una mail all'autore del commento wega  @  19/04/2009 08:36:23
   8 / 10
Bellissimo "Il Posto" di Ermanno Olmi, semplicemente l' aspirazione piccolo-borghese di un quindicenne in cerca di un posto di lavoro (ma non solo) in uno di quei film che fa' venir voglia di innamorarsi, grazie anche alle interpretazioni di non due veri attori, ma di due attori veri. In realtà questo non è un film d' amore, ma ha quella caratteristica, andata ormai persa, del Cinema di una volta in cui nulla veniva ostentato ma solo suggerito; il risultato è bello quanto lo è un pezzo di vita. Le riprese dei dialoghi - da lontano ma con il teleobiettivo - regalano un innaspettato senso di intimità avvertibile altrimenti solo con un monologo interiore. Bellissima Loredana Detto che diventerà moglie del regista e sceglierà di non fare carriera.

Supergiaf  @  05/09/2008 16:38:59
   7 / 10
Film di grande angoscia e tristezza.Si sentono gli echi di Fellini ma anche l'anticipazione di Fantozzi.Dura appena una ora ma va dritto al cuore.Trasmesso ieri da RAI 3 a tarda notte.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/10/2006 01:54:06
   8 / 10
Chi non ha mai visto "il posto"?
L'Italia del boom economico si ridestava dalla sua agiografia, comunicando sommessamente, come solo Olmi sa fare, l'amarezza delle aspettative.
Un film che oggi potrebbero girare i Dardenne, o il miglior Cantet, ed è tutto dire.
Che "il posto" sia un film tremendamente attuale, è la dimostrazione tangibile di un'evoluzione industriale ed economica che non ha tenuto conto delle individualità umane, nè in Italia nè altrove

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