il volto di un'altra (2012)

Ancora una volta Corsicato viene sottovalutato; il riferimento è ancora Almodovar (con spruzzate alla Ferreri, tipo il finale con gli escrementi), messa in scena ed attori sono notevoli, buona componente weird (i cori ventriloqui, per esempio).

Sopra la media la Chiatti, bene Preziosi e gli altr (la Forte fa un'infermiera volgare particolarmente ben caratterizzata); tira un'aria grottesca e cinica che mette abbastanza a disagio.

Commedia senza nerbo che, nel finale, scade in effetti da cinepanettone.
Gli intenti sono lodevoli, ma il risultato è inferiore alle aspettative.

Visto in un sala semi deserta a suo tempo l'ho trovato abbastanza deludente.
Corsato pesca a piene mani nel cinema di Almodovar (e in parte da quello di Brunel) tirando su un melodramma insipido che vorrebbe attaccare il mondo dello spettacolo in un modo che risulta molto frivolo.
La critica infatti risulta flebile e il regista tenta di buttarla spesso sul ridere trasformando questo film in una commedia di basso livello.

Sul cast la Forte recita bene, Preziosi manco a dirlo risulta inadatto e spaesato (se il suo massimo picchio recitato è stato in Elisa di Rivombrosa un motivo ci sarà?) e la Chiatti per una volta recita bene ma c'è un problema, ovvero perché fare un film di denuncia sul mondo dello spettacolo attento sempre alla ricerca della perfezione estetica tramite chirurgia estetica, quando la Chiatti si è rifatta anch'essa il seno??
Una scelta francamente senza senso per un film che avrebbe potuto aspirare a ben altri palcoscenici ma che si adatta a rimanere anonimo.

Non lo demolisco perché l'idea di fondo è coraggiosa in un cinema nostrano ormai privo di idee.

Quasi un horror sui (pessimi) costumi della nostra società, bulimica di gloria e di bugie mediatiche, Il volto di un'altra porta al trionfo lo stile estetico fuori dagli schemi del regista napoletano che, con una storia fiera di mettere alla berlina i deliri d'onnipotenza televisivi e la bellezza come unico scopo di vita, si sente legittimato a inscenare una continua iperbole visiva in delicato equilibrio tra il baratro e il sublime.
Se infatti la critica al mondo plastificato e falsificato dello showbiz, seppur gustosa, arriva fuori tempo massimo, il modo con cui viene rappresentata non lascia indifferenti: giocando di continui contrasti (la lussureggiante clinica estetica e le soffocanti fognature, i ricchi habitué al ritocchino e i poveri operai, le star e il pubblico, le verità nascoste e le menzogne esposte…), Corsicato attua un vero e proprio attacco frontale al cattivo gusto dilagante, combattendolo con la medesima arma.
A metà tra atmosfere déco e quelle di un reality show, il film diventa un tripudio di sfrenata cinefilia in cui convivono allegramente omaggi alti (il Fellini di 8½ e L'asso nella manica di Wilder, fino a Hitchcock, Frenju e al melò di Douglas Sirk) e rimandi più orgogliosamente bassi (la commediaccia all'italiana e lo spaghetti western), completandosi in un finale dove ogni umore (inteso in tutti i sensi possibili) trova una liberatoria quanto estrema valvola di sfogo.
Indovinata l'eterogenea galleria di personaggi (e di attori), dove si fa notare la suora usuraia e "purgante" di Iaia Forte, presenza immancabile nei film del regista.
Un cinema finalmente coraggioso (sebbene, ripeto, risaputo nei temi) che ambisce ad oltrepassare lo steccato del comune senso della decenza, riuscendoci, alternando trash e divertimento con sottile perfidia.

Film alquanto pessimo e stereotipato che si traduce in un tentativo banale e mancato di riflettere sul mondo dell'apparire e di quanto questo significhi per i nostri tempi. Per non parlare poi degli interpreti, scadenti e inverosimili, pescati da un mondo già di per sè sbugiardato e ipocrita. Corsicato fallisce nel suo misero tentativo moralistico e pretenzioso, rivelandosi un regista senza alcun talento, dopo il lungo apprendistato con Pedro Almodovar di cui il film è anche riferimento a "La pelle che abito".

Buon film di Corsicato che non tradisce il suo stile e che ci regala una commedia grottesca sull'importanza di apparire e sul ruolo sempre più invasivo della chirurgia estetica, urgenza delirante di raggiungere la forma perfetta e di relegare il proprio corpo a mero blocco di cera da plasmare. Non svetta l'interpretazione del cast, ma svetta lo sfondo corale, iperreale di una clinica estetica che ha le sembianze di un centro di benessere e vacanze. Caustico il finale che cita addirittura la celebra scena delle feci direttamente da La grande abbuffata di Ferreri (regista a cui Corsicato sembra guardare molto).
Consigliato sicuramente !