Inverno 1898, quattro famiglie vivono in una cascina nella provincia di Bergamo. Periodicamente devono versare parte dei raccolti al padrone della fattoria. Un giorno un bambino torna da scuola con uno zoccolo rotto e il padre ne intaglia uno nuovo. Ma per farlo ha tagliato un albero senza chiedere il permesso. La punizione è severa...
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Tra le ultime vette di un cinema italiano che nei decenni successivi raramente sarebbe stato così grande. Il toccante episodio che dà il titolo al film funge da cornice per tre fluidissime ore di immersione in un locus amoenus lontanissimo, dove il duro lavoro, le rinunce e l'onestà imbevuta di sacralità scandiscono (insieme alle stagioni) le scene di vita quotidiana di quattro famiglie nella bassa bergamasca di fine Ottocento. Ermanno Olmi dirige il tutto con la medesima tensione al vero dei macchiaioli (coraggioso l'utilizzo linguistico del dialetto locale), conseguendo la trasmutazione dell'affresco su usi e costumi in esaltazione dell'umanità e critica alla ferocia dei padroni. Da confrontare con Novecento di Bertolucci, uscito due anni prima ma che ne funge da perfetto seguito storico, tematico e politico.