l'albero degli zoccoli regia di Ermanno Olmi Italia 1978
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l'albero degli zoccoli (1978)

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locandina del film L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI

Titolo Originale: L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI

RegiaErmanno Olmi

InterpretiLuigi Ornaghi, Francesca Moriggi, Omar Brignoli, Antonio Ferrari, Teresa Brescianini, Giuseppe Brignoli, Carlo Rota, Pasqualina Brolis, Massimo Fratus, Francesca Villa, Maria Grazia Caroli, Battista Trevaini, Giuseppina Langalelli, Lorenzo Pedroni, Felice Cervi, Pierangelo Bertoli, Brunella Migliaccio, Giacomo Cavalleri, Lorenza Frigeni, Lucia Pezzoli, Franco Pilenga, Guglielmo Badoni, Laura Lecatelli, Carmelo Silva, Mario Brignoli, Emilio Pedroni, Vittorio Capelli, Francesca Bassurini

Durata: h 2.50
NazionalitàItalia 1978
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1978

•  Altri film di Ermanno Olmi

Trama del film L'albero degli zoccoli

Inverno 1898, quattro famiglie vivono in una cascina nella provincia di Bergamo. Periodicamente devono versare parte dei raccolti al padrone della fattoria. Un giorno un bambino torna da scuola con uno zoccolo rotto e il padre ne intaglia uno nuovo. Ma per farlo ha tagliato un albero senza chiedere il permesso. La punizione è severa...

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Voto Visitatori:   8,26 / 10 (37 voti)8,26Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior film
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior film straniero
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su L'albero degli zoccoli, 37 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

ds1hm  @  23/10/2024 16:56:29
   8½ / 10
Se fossimo ancora capaci di fermarci e di stenderci su di un prato ad osservare il cielo, questo film lo sentiremo dentro di noi proiettato nel nostro inconscio, col sapore della terra intriso di sacrifici e di vita....quella di una volta, quella vera.

Boromir  @  20/11/2023 01:20:24
   8½ / 10
Tra le ultime vette di un cinema italiano che nei decenni successivi raramente sarebbe stato così grande. Il toccante episodio che dà il titolo al film funge da cornice per tre fluidissime ore di immersione in un locus amoenus lontanissimo, dove il duro lavoro, le rinunce e l'onestà imbevuta di sacralità scandiscono (insieme alle stagioni) le scene di vita quotidiana di quattro famiglie nella bassa bergamasca di fine Ottocento. Ermanno Olmi dirige il tutto con la medesima tensione al vero dei macchiaioli (coraggioso l'utilizzo linguistico del dialetto locale), conseguendo la trasmutazione dell'affresco su usi e costumi in esaltazione dell'umanità e critica alla ferocia dei padroni. Da confrontare con Novecento di Bertolucci, uscito due anni prima ma che ne funge da perfetto seguito storico, tematico e politico.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  25/07/2021 00:26:41
   7½ / 10
Bisogna vederlo. La sua lentezza e la semplicità delle azioni sono parte del suo fascino.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  24/04/2021 19:24:48
   8 / 10
Giustamente considerato un caposaldo del cinema italiano ,il film è uno spaccato di un'Italia che non c'e' più ma che fa parte della nostra storia e merita decisamente un posto primario nel cinema che racconta la nostra società .
ottima scenggiatura ,l'intreccio delle storie delle famiglie all'interno della fattoria ,nonostante la lunghezza, non è mai pesante e non annoia mai sempre in bilico tra il dramma e la speranza di costruire un futuro migliore.
Dal respiro meno sociale e epico rispetto al simile "Novecento" ,più minimalista e compassato ma non per questo meno bello .
Attori non professionisti bravi . Probabilmente il migliore di Olmi.

Paolo70  @  11/05/2019 20:08:54
   7½ / 10
Bel film realistico. Belle sceneggiatura e regia. Discrete interpretazioni.

Oskarsson88  @  18/05/2017 00:51:47
   4 / 10
Boia deh, la noia trasmessa su schermo! Potrà essere bello, storico, valido, nella lista dei 100 film da salvare, ma a me ha devastato l'anima (e non solo) fin dai primi minuti. Tre ore di sta roba una tortura unica. Solo per amanti del documentarismo storico o per masochisti.

Niko.g  @  28/03/2017 19:47:37
   7½ / 10
Come documentario avrebbe potuto essere un capolavoro, ma Olmi ha chiesto al film ciò che generalmente si può chiedere ad una struttura narrativa ben definita e proporzionata. Al contrario, qui assistiamo ad un susseguirsi di scene, spesso ridondanti e di inutile apporto allo sviluppo, che appesantiscono la visione.
L'aspetto caratteristico consiste nel descrivere un mondo ormai praticamente scomparso insieme ai suoi valori (spirito di sacrificio, umiltà, pudore, solidarietà), con un dettaglio tale che solo chi ne riconosce l'importanza è in grado di rappresentare con tanta cura.
E' un grande lavoro di memoria storica con picchi di pregevole lirismo, ma cinematograficamente parlando presenta qualche difetto sul piano compositivo.

suzuki71  @  18/08/2014 10:41:17
   10 / 10
Il capolavoro di Olmi è uno straordinario documento sulla cultura contadina, da cui probabilmente tutti noi abbiamo origine, trattata con lirismo insuperabile, e che tanto ancora potrebbe dire a tutti noi, svogliate e spesso insoddisfatte anime metropolitane.
Magnifici attori non professionisti a raccontare se stessi: una presa al braccetto dopo il matrimonio, un buonasera che è già una vittoria, un non abbracciare il figlio neonato perchè le cose scontate sono ovvie, e non hanno bisogno di dimostrazione, ma solo di "fare": e infatti fare uno zoccolo al figlio è ciò che costerà caro al Battisti, che andrà via senza solidarietà dimosrata dai sui amici fattori, che guardano da dietro, incapaci di riscatto, capaci solo di pregare e affidarsi a un divino che è condanna perenne allo status quo; classe contadina incapace di pensare al proprio riscatto: si preferisce l'ebbrezza di un soldo trovato all'ascolto di un importante comizio di emancipazione. E poi ancora altro, musiche sublimi e fotografia magnifica in un film che ha vinto di tutto, che mise tutti daccordo, che ancor'oggi (soprattutto oggi che quel mondo è probabilmente ormai perso, lasciandoci un'infinita malinconia, lasciato il posto a nuovi emigranti), un'opera d'arte che commuove e smuove, e si sedimenta per sempre.

Fortune  @  08/01/2014 23:58:59
   9 / 10
Film documentaristico direi...una denuncia cruda e reale della vita rurale di fine '800 in una " cascina " del bergamasco.Splendido e paziente affresco di Ermanno Olmi che colpisce nel segno e fa emozionare senza annoiare.Documento storico prezioso.Palma d'Oro a Cannes strameritata.



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A.L.  @  02/01/2014 15:17:34
   9½ / 10
Film che è un documento storico sulla società premoderna, sull'uomo premoderno.

Olmi a mezza via tra Bresson, Polanski e il miglior Herzog. Autentico capolavoro

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/09/2013 18:44:56
   9½ / 10
Per me si tratta di una delle più sincere e veritiere rappresentazioni del "vecchio" mondo contadino italiano. Alla sostanziale fedeltà allo spirito di quel mondo per secoli fondamento della società italiana, e ormai scomparso, si aggiunge una cura particolare all'immagine, alle ambientazioni, alle scenografie. Il tutto fa un'opera formalmente quasi perfetta e soprattutto dotata di intensissimo pathos (mai pellicola ha saputo esprimere l'intensa fatica, il lavoro continuo, la vita grama e precaria ma allo stesso tempo così salda e attaccata ai suoi valori). Io ho potuto riconoscere mio padre e i racconti che mi ha fatto della sua infanzia contadina. Per questo a me ha colpito particolarmente questo film. Io so che in quella società il sentimentalismo e l'espressione diretta dei sentimenti era bandita. Eppure mai come allora si "teneva" alle persone e si curavano, anche se non si baciano, non si abbracciavano. Erano gli sguardi che dicevano tutto.
Uno dei suoi pregi del film è il fatto che questo mondo viene ritratto senza pregiudizi, senza interporre la nostra visuale di oggi, di uomini laici e industrializzati. I valori di allora vengono mostrati ed espressi come se fossero veri e validi, giusto come venivano genuinamente sentiti allora. Per questo nel film si accenna ad un "miracolo" (la guarigione della vacca), che probabilmente non lo era, ma come tale viene rappresentato e sentito, giusto perché allora ci si credeva veramente. Così pure le superstizioni vengono prese con la massima naturalezza.
In effetti oggi troviamo ridicoli i discorsi sulla provvidenza, sull'aiuto divino, sulla fedeltà assoluta a certe norme di comportamento di allora, che si voleva rimanessero immutate ed eterne. Eppure era questo sentire, la "tutela" che esercitava la Chiesa, che permetteva a questo mondo di reggersi e sopravvivere spiritualmente.
Oggi forse possiamo dubitare e ritenere tutto falso, allora invece "funzionava" e garantiva coesione, aiuto reciproco, sopravvivenza. Erano pur sempre "valori" etici e questo di fronte ad un'epoca (l'attuale) che ha deciso forse di fare a meno completamente di qualsiasi valore etico (il nichilismo, il materialismo e il cinismo imperante).
Lo scopo di Olmi quindi è quello di lasciare ad imperitura memoria una rappresentazione etica e spirituale del mondo contadino e della sua gente semplice, rustica, umile e laboriosa. In qualche maniera opera attivamente sulla materia filmica celebrando la gente dello scomparso mondo agricolo italiano/padano con le immagini "belle" che richiamano espressamente la grande scuola pittorica del realismo ottocentesco (Millais e i Macchiaioli), come pure la pittura semplice e realistica del barocco bergamasco (Savoldo, Moretto e anche il Pitocchetto). Il mezzo più diretto nel processo di esaltazione dei poveri e degli umili di una volta è nell'inserimento nelle scene più ordinarie del sottofondo musicale sublime di Bach.
In effetti l'onnipresenza della fede e dell'istituzione chiesastica in ogni atto e in ogni momento della giornata di questa gente (simboleggiata dal continuo scampanio anche in momenti in cui è strano che suonino le campane) può sembrare rappresentata come fin troppo positiva e un po' esagerata, quasi politicamente "schierato" (vedi la non positiva rappresentazione dell'agitatore politico durante la fiera paesana).
Ci pensa però il durissimo finale a raddrizzare la bilancia, a mostrare come l'impalcatura consolatoria e assistenziale della chiesa sia stata sempre e comunque subordinata (se addirittura il puntello) alle gerarchie sociali, le quali non solo non vengono messe in discussione, ma addirittura accettate e subite senza protestare. Il pover Battistin viene lasciato partire solo, non viene nemmeno salutato dal gruppo di abitanti della cascina; sempre solidali e pronti a darsi una mano l'un l'altro, ma adesso no, perché la legge del padrone passa prima dei valori cristiani. Il parroco e la chiesa non si peritano nemmeno di aiutare il povero Battistin; dov'è la pietà e la solidarietà a chi è povero?
Un finale durissimo e rivelatore, il quale non fa altro che elevare quest'opera a uno dei più intensi e coinvolgenti ritratti umani di una società.

cort  @  18/05/2013 18:40:37
   8½ / 10
poco conosciuto è in realta una perla del cinema italiano. dopo aver letto le tre ore di durata mi ero intimorito ma poi non sono riuscito più a staccarmi.
la regia, la fotografia sono al top, gli attori(compresi molti bambini) fanno bene il loro lavoro e la trama procede al ritmo delle immagini. poco drammatico in generale verso la fine perde un po di partecipazione(manca qualche scena esplicativa).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/12/2012 23:18:27
   10 / 10
Se mentre guardi un film della durata di tre ore cominci ad essere infastidito dal fatto che il tempo passi troppo in fretta e tutto possa finire presto, allora stai guardando un capolavoro. E se altri condividono il tuo pensiero in questi termini non puoi non dare più di 9, appunto il massimo.
Olmi ha realizzato tanti film stupendi, ma nel caso de L'Albero degli Zoccoli si è superato. Un piccolo mondo antico che anche se non vuole essere un esaltazione del passato a tutti i costi affascina tantissimo. C'è la cultura contadina come c'è anche l'ignoranza, c'è una ricostruzione perfetta di un periodo storico e di usanze ancora vicine a noi ma oramai sparite quasi del tutto.
Senza timore di risultare troppo banale, Olmi inserisce episodi di grande ingenuità narrativa che però riescono a svuotarsi di ogni tronfia spettacolarizzazione nella messa in scena cosi naturalistica (ad esempio, l'acqua miracolosa). è l'ingenuità e il candore dovuti anche all'ignoranza contadina, con i suoi lati positivi e negativi.
Ha ragione chi dice che L'albero degli Zoccoli è l'altra parte della medaglia di Novecento; laddove il lavoro di Bertolucci, affascinante anch'egli, si infrange però nella presunzione di raccontare un periodo storico filtrato dalle lenti di un'ideologia, Olmi sceglie la via dell'umiltà e quasi di non raccontare: non c'è lotta di classe, ad esempio, né il sapore epico (che pure non manca) abbraccia decadi e un'intera generazione. è una storia semplice, che grazie alle abilità documentaristiche di Olmi raggiunge un tocco di verosimiglianza unico nel suo genere (attori tutti contadini mentre il cast in Novecento era stellare, non spettacolarizzazione del film, oltre che i luoghi delle riprese).
è per questi motivi "umili" e di semplicità che Olmi ha realizzato un capolavoro assoluto, e Bertolucci invece il suo bellissimo capolavoro mancato. L'epica di un quotidiano passato, quasi una finestra aperta su un altro tempo. Con i suoi toni da fiaba e pure le amare disillusioni esplicitate nel finale in verità poco consolatorio.
Una visione che potrebbe apparire idilliaca di un passato e di un luogo ma che in realtà, guardando meglio, non appare tale. Ma certo resta una gioia per gli occhi.
Uno dei migliori film italiani di sempre, bellissimo perché provinciale.

guidox  @  03/06/2011 09:33:21
   8 / 10
prendo in prestito due aggettivi usati da chi mi ha preceduto nei commenti: sincero e genuino.
bellissimo affresco della provincia italiana alla fine del novecento, incorniciato da una fotografia eccezionale.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/06/2011 09.34.38
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ste 10  @  26/05/2011 23:23:30
   10 / 10
Un affresco di cultura contadina,uno dei film più sinceri e caratteristici della storia del cinema, capolavoro e basta, da vedere e amare per immergersi in una cultura straordinaria

topsecret  @  14/04/2011 16:21:07
   7½ / 10
La cultura contadina, una cultura millenaria, viene omaggiata da Olmi, figlio di quella cultura e della gente ivi rappresentata, con questo certosino lavoro di emozioni, ricordi e riconoscimenti. Un film che racconta, quasi come fosse un documentario, usi, costumi, fatiche e dolori di gente umile che lavora nei campi dalla mattina alla sera e che riesce ad essere, a suo modo, libera da preconcetti e falsi moralismi.
L'avere utilizzato veri contadini, e non attori professionisti, rende il tutto ancora più credibile e genuino, regalando al cinema una pellicola di spessore, forse non perfetta, ma apprezzabile e degna di essere visionata e ripresa da tutti.
Certamente l'eccessiva durata e il ritmo, che non può essere da film d'azione, mette alla prova lo spettatore meno avvezzo a questo tipo di cinema, ma una volta iniziata la visione, la storia riesce ad essere abbastanza coinvolgente da interessare senza tanti indugi.

Harue88  @  21/12/2010 18:21:22
   4 / 10
Pesante, pesante, pesante.....come documentario sicuramente sarà più che valido, ma come film ho i miei dubbi......

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  17/11/2010 19:32:23
   7½ / 10
In questa ricostruzione elegiaca della vita dei contadini lombardi alla fine dell'800, Ermanno Olmi si allontana dall'angoscia delle sue precedenti rappresentazioni dell'Italia. La luce delicata, che sembra provenire tutta da fonti naturali, e la colonna sonora discreta e precisa generano nello spettatore l'impressione di assistere a una realtà quasi non mediata. La brevità delle riprese é una delle cifre registiche di Olmi, che non permette di essere coinvolti troppo a lungo in nessuna delle attività o dei punti di vista, consentendo al film di espandersi in diverse direzioni. Il finale apertamente pessimista de "L'albero degli zoccoli" incornicia una narrazione da molti considerata uno degli esempi migliori e più profondi della filosofia del regista lombardo.

Libss  @  31/03/2010 10:21:31
   10 / 10
A mio parere uno dei capolavori assoluti del cinema! Non c'è da dire altro.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/12/2009 23:59:02
   9½ / 10
Il film di Olmi è la rievocazione di un mondo arcaico ormai scomparso eppure reso così tangibile da immagini che lasciano senza fiato dalla forza poetica che riescono ad evocare. Ci si sente veramente immersi in una realtà fatta di semplicità, di un rapporto quasi religioso fra la terra e l'uomo legato ai suoi riti quotidiani e stagionali. Senza dubbio uno dei migliori film italiani degli ultimi 40 anni.

dobel  @  29/08/2009 14:51:41
   10 / 10
Un atto d'amore per la terra e per il ritmo che aveva la vita ormai più di un secolo fa nella campagna lombarda. Tutto vi è compreso. Un capolavoro assoluto. Le musiche sono, non solo meravigliose, ma adattissime... anche se un po' di Donizetti non avrebbe guastato. Ossia: la cadenza linguistica lombarda, il dialetto e il latino misto al dialetto di certe funzioni possiede quella metrica musicale che fa subito pensare al Donizetti e al primo Verdi. Curioso come in una scena si senta il grammofono del padrone intonare un'aria dal Don Giovanni di Mozart. Che scelta strana! Oltretutto quel grammofono riproduce anche gli archi dell'orchestra, cosa assolutamente impossibile per i sistemi di registrazione dell'epoca. Ma queste sono quisquilie. Si tratta di un capolavoro di altissima poesia e sensibilità, ecco tutto.

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Ultima risposta 12/11/2009 18.25.06
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  09/08/2009 19:22:26
   10 / 10
Immenso Capolavoro di Ermanno Olmi. Il destino di Bertolucci: se qualcuno fa un film in qualche modo accostabile al suo, è migliore. Io adoro lo stile di Olmi e il suo modo di intendere la registrazione del parlato, sempre in "primo piano" anche nei campi lunghi; ne esce una intimità dei personaggi che era il punto forte già dai tempi del Posto. "L' Albero degli Zoccoli" è comunque un incredibile ritratto dal vero di un mondo rurale che tra l' altro mi appartiene, e un celebre esempio di drammaturgia "lasciata libera" alle proprie cadenze stagionali. Di "Novecento" preferisco solo la fotografia, beninteso, qui i colori e le atmosfere sono esattamente come quelle delle campagne che mi circondano da 30 anni e che ho avuto ovviamente la possibilità di vedere in ogni stagione; risultato: fotografia verissima. Tre ore ma avrei voluto non finisse mai. Mi succede di rado.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  28/06/2009 16:44:13
   10 / 10
La sincera umiltà, e la poesia purissima, di questa opera lasciano senza commento. Mai la vita contadina era stata raccontata con tanta tenera schiettezza. Eppure è bellissimo. Nella sua cruda rappresentazione, splende, commuove, incanta.

Vedi recensione

Rand  @  28/05/2009 12:39:20
   9 / 10
Nonostante la durata (io l'ho visto con delle pause in DVD) è un bellissino film, con attori non professionisti che interpretano contadini ottocenteschi della Lombardia, quando l'Italia non era ancora unita, e il paese era basato sulla ruralità. Musiche, fotografia e attori ottimi, regia interessante, come l'uso di mantenere il dialetto locale, buone le riprese, come la storia, si avverte una dimensione documentaristica molto congeniale al regista. Film profondo, da mostrare nelle scuole.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  15/11/2008 21:16:24
   8½ / 10
Rispetto all’epico ed enfatico “Novecento” di Bernardo Bertolucci, “L’albero degli zoccoli” può essere visto come l’altra faccia della medaglia, i cui segni distintivi risiedono nel realismo e nella sobrietà (non saprei dire però quale dei due preferisco). All’intreccio ben definito del primo (che si incentra sulla vicenda di Alfredo e Olmo, su cui fa da sfondo l’evoluzione, nella prima metà del novecento, dei rapporti tra latifondisti e servi), inoltre, si contrappone qui una soluzione narrativa dal taglio quasi documentaristico che non si focalizza su una storia determinata e circoscritta, ma che segue generalmente l’esistenza, cadenzata dall’avvicendarsi delle stagioni, di una piccola comunità di contadini bergamaschi di fine ottocento, formata da quattro famiglie che alloggiano nella stessa cascina sotto un unico padrone. Dall’interno di questo microcosmo viene descritto meticolosamente lo svolgersi della vita contadina, fatta di sfruttamento, sacrifici e duro lavoro; ma anche di estrema vitalità (a cui fa da contraltare l’immagine smorta dei benestanti che assistono alle sonate al pianoforte del figlio del padrone) e di momenti di gioia che trovano nella semplicità la loro fonte (bellissima la scena nella stalla del contadino che racconta una storia, circondato da un gruppo di donne, uomini, ragazzi e bambini che ascoltano rapiti dalla sua capacità affabulatoria).
Olmi, ovviamente, non lesina anche sugli aspetti più aspri della vita nei campi (che si riflettono soprattutto su come vengono trattati gli animali); ma ciò non menoma l’aura di umanità che emerge dalla narrazione delle diverse scene (di estrema delicatezza i momenti che mettono in evidenza la solidarietà manifestata dalla comunità nei confronti di un mendicante, nonché quelli che descrivono il nascere e lo sviluppo della storia d’amore tra due giovani del luogo). Umanità che alla fine, però, si scontra con l’impotenza generale di fronte alla cacciata di una famiglia –la cui vicenda apre e chiude il film: segno di una inesorabile ed ineluttabile sottomissione dei poveri ai ricchi.
E’ un inno alle piccole e semplici cose (“domeniche del villaggio”, riti religiosi, superstizioni, credenze popolari ecc…), che riscattano un’esistenza condannata alla fatica e all’indigenza.

derkonig  @  25/07/2008 09:30:58
   9 / 10
Più che un film è un documentario. Un'anno di vita contadina raccontata con una semplicità disarmante, ma proprio per questo toccante e a tratti commovente.
stupendo

roy rogers  @  05/03/2008 20:52:35
   6½ / 10
lo ho visto più volte e sinceramente non mi fà impazzire ma devo dire che descrive in maniera eccellente la vita dura che i contadini dovevano affrontare una volta!!!!E poi c'è anche il mezzo punto in quanto sono di Bergamo e la storia è ambientata proprio nella mia provincia......

sonhador  @  15/10/2007 22:38:49
   6 / 10
come documentario del mondo rurale è sicuramente valido ma è davvero noioso da morire...come tutti o quasi i film di Olmi (che comunque stimo molto come persona). molto sopravvalutato.

thegame90  @  04/09/2007 11:11:05
   9 / 10
film toccante e a tratti crudo che descrive con particolare precisione la vita contadina di allora. uno dei pochi capolavori italiani...

Angle  @  04/09/2007 11:06:10
   9 / 10
Olmi presenta un lavoro eccezionale, gonfio di significati legati alla realtà contadina, nemmeno troppo lontano da quella odierna di alcune zone padane e non se vogliamo. La ricchezza d'animo, l'orgoglio anteposti alla miseria "materiale", raffigurati in modo decisamente verosimile, con la consapevolezza di una mera visione del "comefacciamoatirareavanti?".

Applausi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  27/02/2007 08:10:43
   9½ / 10
La prima cosa che mi viene in mente - al di là del ricorso alla metafora o alla novella che dà il titolo al film di Olmi - è quella che riguarda brevissimi spunti pero' molto indicativi della cultura (ribadisco anche questa è cultura) contadina, come quella di chiamare gli asini "Garibaldi" in spregio all'Eroe che è stato a lungo avverso al mondo agricolo per ragioni storiche e ideologiche.
Parlare del film di Olmi suscita oggi irritazione, quando penso a quei "salotti-bene" che l'hanno addottato (giustamente certo) come capolavoro assoluto di alto lirismo, identificandosi in una sorta di agiografia di massa dell'opera.
Insomma, "L'albero degli zoccoli" piacque a tutti, e tra i molti ammiratori v'erano proprio quei "signori" che non hanno minimamente conosciuto la realtà contadina, e hanno sempre vissuto nel lusso sfrenato del Capitalismo o della Borghesia.
Non è una critica a priori, solo una constatazione: a Olmi non avrà fatto piacere essere diventato fenomeno di massa per gente che "con affettuoso disprezzo" guarda a quel mondo dimostrando un'empatia che certamente non ha mai avuto.
Al di là di queste riserve, il film è immenso e resta tra i capolavori assoluti (qualcuno direbbe l'Ultimo Vero Capolavoro) del Cinema Italiano.
Olmi è un uomo cattolico, e in fondo tutto questo traspare nella rievocazione di quel mondo rurale nel viaggio di nozze (assurdo, incomprensibile per noi "moderni") all'interno di un convento ... milanese (o sbaglio?).
Come sempre la sua denuncia si limita (e non è poco) all'ideologia dell'immagine, dell'azione, lasciando allo spettatore la capacità di indignarsi per un classismo indegno, ma senza soffermarsi sullo scontro sociale (come ha invece fatto, confusamente a tratti, Bertolucci nel suo epico "Novecento").
C'è poi l'incanto "minimalista" dei piccoli gesti, la famiglia patriarcale, il sapore del cibo fatto in casa, l'ignoranza che celebra il rituale però profondo e piu' struggente di qualsiasi storia d'amore contemporanea dell'attrazione tra un uomo e una donna.
Come se Olmi dicesse: privati dalla cultura e dai retaggi dell'"esperienza" questi uomini queste donne avevano un discanto quasi rarefatto e magico per interagire e amarsi

3 risposte al commento
Ultima risposta 04/09/2007 15.45.44
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Invia una mail all'autore del commento Tempesta  @  24/11/2006 21:35:12
   8½ / 10
Assolutamente straordinario , gioia, tristezza e valori che della vita , un film da vedere assolutamente.
E pensare che esistono pellicole di questo calibro Italiane non possiamo solo che essere fieri !!

4 risposte al commento
Ultima risposta 04/09/2007 11.09.31
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Mr. Arkadin  @  18/08/2006 19:25:11
   1 / 10
Sopportare per più di 2 ore questa roba......che impresa!

6 risposte al commento
Ultima risposta 23/12/2009 07.03.11
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  24/07/2006 21:25:42
   9½ / 10
Ammetto che è un grandissimo capolavoro, uno di quei film che andrebbero visti e rivisti. Però non è tra i miei film italiani preferiti.
Comunque, questa pellicola ci regala momenti di poesia pura, ed è sicuramente uno splendido spaccato della vita nei campi di inizi secolo scorso. Certe figure, come quella del nonno, sono davvero splendide. Come ho già ribadito pocanzi, la differenza tra ricchi e poveri è resa in maniera magistrale: da un lato i contadini che vanno nelle stalle per non patire il freddo, dall'altra il figlio del padrone che suona Mozart. Splendide, e quantomai azzeccate, le musiche di Johann Sebastian Bach (ma quando mai lui ha composto brutta musica?!).
Una pietra miliare del cinema italiano.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/08/2006 19.23.14
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Ch.Chaplin  @  04/12/2005 18:17:28
   8½ / 10
meraviglioso spaccato della vita provinciale/contadina a cavallo tra i due secoli..da vedere in bergamasco se lo capite xò..almeno in qst ho la fortuna ke è stato girato a 5 km da casa mia

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/11/2006 01.19.26
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viagem  @  18/10/2005 14:36:45
   9 / 10
Bellissimo film di Olmi sulla vita contadina.
Tantissime emozioni nel vedere gioie e dolori nei rapporti di queste famiglie allargate di una volta. Meritevole.

Blackout  @  26/07/2005 17:13:55
   8 / 10
Uno spaccato di vita contadina con le sue difficoltà e le sue gioie...storie di amore...di famiglie numerose senza soldi...di fede in Dio nel modo più semplice e umile possibile...di nonni che raccontano fiabe...di padri che si sagrificano per i filgli...dei figli che sono il dono più grande...della natura e i suoi animali che sono l'unica fonte di guadagno e sostentamento...


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