la selva dei dannati regia di Luis Buñuel Francia, Messico 1956
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la selva dei dannati (1956)

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locandina del film LA SELVA DEI DANNATI

Titolo Originale: LA MORT DANS CE JARDIN

RegiaLuis Buñuel

InterpretiSimone Signoret, Georges Marchal, Charles Vanel, Michel Piccoli

Durata: h 1.44
NazionalitàFrancia, Messico 1956
Genereavventura
Al cinema nel Settembre 1956

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Trama del film La selva dei dannati

Una cittadina brasiliana ingaggia una lotta contro la società mineraria che vuole nazionalizzare i giacimenti. Un prete, una prostituta, un avventuriero e un minatore si rifugiano nella giungla per fuggire alla polizia. La violenza tra i membri del gruppo esplode incontrollata: si uccideranno a vicenda.

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Voto Visitatori:   7,17 / 10 (6 voti)7,17Grafico
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Voti e commenti su La selva dei dannati, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Goldust  @  19/04/2022 12:03:15
   6 / 10
Credo sia uno dei lavori meno personali di Bunuel, una storiella esotica d'avventura come ai tempi se ne contavano tante. Si vede lo sforzo di regista e sceneggiatori ( tra i quali Queneau ) per dare spessore ai propri personaggi, un nugolo di disperati messi alle strette da scelte e condizioni estreme: ma il risultato d'insieme non convince appieno e le invenzioni surrealiste per le quali Bunuel è considerato un Maestro sono limitate ad una cartolina di Parigi che prende improvvisamente vita. Ed il finale irrisolto è un altro punto a sfavore del film.

topsecret  @  25/01/2022 14:24:20
   7 / 10
Un Bunuel minore, non perfetto in tutto, ma costruito in maniera efficace nel mostrare lati e sfaccettature umane in momenti di estrema difficoltà.
Mostra spirito d'avventura, tragedia e spiragli di speranza, tutti condensati in locations funzionali allo scopo e affidati alle capacita registiche di Bunuel e a quelle interpretative di un cast abile e credibile.
Non propriamente fluido nel ritmo ma film che mantiene lo spettatore in costante attenzione e interesse fino al suo epilogo.

Filman  @  28/05/2021 12:01:32
   6½ / 10
Una folata di novità nella carriera di Luis Bunuel, per un nuovo approccio al cinema moderno e per l'esplorazione di altri generi drammatici, è rappresentata da LA MORT DANS CE JARDIN, storico, realista, legato ad una moderna narrativa popolare e comunque sempre anti-commerciale. Ancora una volta l'autore destruttura il genere e si focalizza molto sui protagonisti, scritti però in maniera abbastanza insipida per un film che non riesce a raccontare niente più oltre alla sua idea politica.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  22/11/2010 19:21:38
   8 / 10
Questo film di Bunuel è considerato fra i cosidetti "minori" con un plot in apparenza semplice e lineare, lontano dallo stile surrealista di altre sue pellicole, ma in realtà più sottile di quanto si pensi.
La sopravvivenza nella giungla forma un solido patto tra individui così tanto distanti da annullare le differenze sociali, che si sfalderà quando il miraggio di una ricchezza insperata farà riemergere le proprie meschinità. Finale poco consolatorio che lascia un certo amaro in bocca come in Vite vendute di Clouzot, di cui ho avvertito una certa assonanza pur nella differenza di stile tra i due registi. Ottimo Charles Vanel ideale trait d'union fra questi due film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  11/09/2010 16:03:36
   7½ / 10
Un mirabile affresco bunueliano,con il solito sguardo lucido e ironico del regista più dissacrante della storia del cinema. Pur essendo non accostabile ai migliori lavori di Bunuel le vicende di questa combriccola di personaggi maledetti è sia spietata che illuminante.
Parte con una prima parte molto ortodossa,La selva dei dannati,per poi arrivare ad evolversi come film politico,d'avventura e per finire,cambiando ancora registro,in una maniera di certo inaspettata e violenta.
Ci vengono mostrati dei personaggi diversi tra loro,ognuno con un proprio scopo e che si trovano costretti a fuggire. Esplorando la foresta,costretti a collaborare insieme,questi uomini si rivelano in tutta la loro umanità uccidendosi tra di loro,senza fidarsi l'uno dell'altro e gettando all'aria ogni convenzione che si erano ripromessi di rispettare e il tutto solo per dei beni effimeri. Una ecatombe finale che arriva all'improvviso quando tutto sembra andare per il meglio.
Ci sono momenti surrealisti ma manca di mordente in più parti risultando un'opera tutt'altro che perfetta per gli standard di Bunuel,però merita una visione certamente poiché ogni personaggio è caratterizzato ed interpretato in maniera mirabile e come al solito per la lucida esaminazione di ogni aspetto della vita umana. Ancora una volta ciò che poteva o doveva rivelarsi come una semplice storia d'avventura con questo regista tocca tutt'altri argomenti elevandosi dal semplice prodotto avventuriero.

Ho visionato la versione da circa 100 minuti e mi è sembrata abbastanza completa,non sembrano esserci momenti "saltati",però la versione messicana è lunga 150 minuti e quindi è inevitabile che il mio voto si sia adeguato a ciò che ho visto. Comunque buonissimo.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  24/12/2008 13:30:40
   8 / 10
Molto bello, sembrerebbe un Bunuel atipico, ma è proprio l' ambiguità (tema sempre presente in tutte le opere bunuelliane) a fare da cardine a questo film, soprattutto l' ambiguita -manco farlo apposta- del prete, interpretato da Michel Piccoli. Il vero Bunuel arriva nella seconda parte, la prima ora è un lunghissimo preambolo di tafferugli urbani, ed il referente potrebbe essere benissimo "I Figli della Violenza" di cinque anni prima. I film di questo regista vanno sempre al di là della realtà, surrealismo per l' appunto, con un solido legame al cinema in quanto forma di spettacolo, la seconda parte, infatti, è una fuga attraverso la selva, dove il bisogno di solidarietà rompe gli equilibri tra l' essere e l' apparire, le persone sembrano cambiare ma in realtà si riveleranno, appena cessata il pericolo di non farcela, esattamente come erano prima. La putt.ana resta una putt.ana, il prete si rivelererà come non si penserebbe mai potesse essere, lo sguaiato rimane lo sguaiato che era. Ferme restando nella seconda parte come evento spettacolare, Bunuel non sembra interessato a mostrare completamente la dinamica degli eventi, ma solo ciò che succede in quel luogo, che si trasforma, per lo spettatore, in un teatro di posa e niente più, dove sono mostrati solo gli effetti delle circostanze (vengono trovati e portati i viveri ma non si sa da dove, gli spari hanno luogo, ma sono "off", etc). Finale alla Bunuel, restano ancora più interrogativi. Un gran bel film a colori, e i limiti cromatici del Technicolor a tre pellicole di allora, che Renoir riteneva "affidabile" solo per i colori dell' India (vedi "Il Fiume"), per il surrealismo di "La Selva dei Dannati" è perfetto, un vero "spettacolo". E mo m' aspetta "L' Angelo Sterminatore" e "Viridiana". Bellissimo aver scoperto Luis Bunuel.

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