la stanza del vescovo (1977)

Dino Risi dirige un film a metà tra il dramma e il giallo, in cui svettano l'interpretazione camaleontica di Tognazzi e la bellezza sensuale di Ornella Muti.

Tratto dal racconto di Piero Chiara e stupendamente adattato da Risi. Il lago è il vero protagonista, con la sua acqua ferma, sempre la stessa. Io che sono nativo del paesino in cui è ambientato, ho ben presente l'umore di fondo che il regista vuole trasmettere. Tognazzi superlativo - la Muti in splendida forma ma non molto adatta per questo ruolo. Spiace vedere lo stato attuale di Villa Cleofe (Castelli), che all'epoca era stupenda e e in posizione unica.L'olea trasmette sempre il suo profumo dolciastro che fa da cornice a questa storia a tinte fosche.

Prima metà del film eccellente ed in cui si può ammirare tutta la mastodontica bravura di Tognazzi che caratterizza il suo personaggio in maniera tanto perfetta quanto geniale.
Nella seconda parte sembra invece di avere a che fare con una soap opera da quattro soldi. I tempi vengono gestiti male, c'è un notevole calo di intensità e pure il finale lascia a desiderare.
Bravi i protagonisti, un po' grossolani i personaggi di contorno.
Voto quindi che è un po' una media degli elementi appena descritti.

commedia che verso la fine si tinge di giallo,essa vede un marinaio far la conoscenza di un riccone che lo ospita nella sua villa,dove vive con la cameriera e la perfida moglie..in effetti il titolo non è il massimo,forse però scelto perchè ci si svolge il finale..tutti bravi gli attori,molto azzeccato dewaere,che si suicidò pochi anni dopo le riprese del film.
simpatica la gag della salsiccia.

SPOILER

Il film di Risi offre almeno il valido motivo per ammirare la splendida intepretazione di Tognazzi, oltre alla buona ambientazione venata da una certa malinconia di fondo. Mi ha convinto meno nei ruoli di contorno, Matilde e Bruno, troppo dimessi di fronte alla debordanza di Tognazzi, complice anche la regia di Risi adagiata sullo stesso tono.

In più di un occasione la pellicola sembra preoccuparsi più di saziare il pubblico che convincere in sostanza. L'interpretazione di Tognazzi non si discute. Scenografia interessante. Il titolo non serve praticamente a nulla.

"La stenza del Vescovo" per quanto possa fare immaginare il titolo ha davvero poco di religioso...e anche la nominata "stanza" ha poco a che vedere con il film!
Risi mette da parte la sua verve comica che lo contraddistingue girando un film giallo-erotico dove rimangono sequenze indelebili che riguardano una Muti mai cosi scandalosa!
A parte questo c'è poco da vedere...intrecci amorosi poco interessanti,trama che non coinvolge piu' di tanto,rari momenti d'ilarita'!
Insomma a me ha deluso!

L'interpretazione camaleontica di Tognazzi che si modula sfoderando un lato diverso del suo personaggio, correndo sul filo della finta ingenuità e dell'ambiguità facendoci ridere, pensare e rattristare aggiunge grande valore al film che comunque è un buon film, dove sembra non debba succedere nulla nelle acque placide del lago e invece succede di tutto, dove parte con un clima da commedia per non dire commedia sexy terminando in modo drammatico.
Risi riesce perfettamente a cogliere l'atmosfera di elegante maliconia che il lago ci comunica e Tognazzi impersona perfettamente insieme alla sua sfrontatezza; Ornella Muti sembra iniziare a imparar a recitare un po meglio anche se purtroppo è doppiata.
Il film perde punti in alcune scene un pò gratuite buttate li per accalappiare spettatori ( es la scena di sesso finale che nulla aggiunge o toglie alla storia

Una delle prove migliori del grande Tognazzi. Alcune scene rimangono irresistibili, come irresistibili sono le bellissime Ornella Muti e Katia Tchenko. Tuttavia il romanzo di Piero Chiara rimane migliore.

non lo vidi all'uscita perchè ero ancora troppo piccolo, ma qualche anno dopo da adolescente ricordo che ne restai eroticamente turbato. La scena della Muti che a tavola guarda lo straniero, lui che la spia mentre lei si tocca e soprattutto quando lei lo "chiama" nella stanza a sc***** subito dopo il funerale è un'immagine classica da turbativa per un ragazzo nella pubertà (insieme alle te*** della fenech!)