lo strangolatore di boston (1968)

Ispirato alla storia di Albert De Salvo(che pare fosse evaso dall'ospedale proprio durante le riprese e sarebbe stato ucciso in carcere nel'73)un poliziesco di forte stampo documentaristico,abbastanza esplicito per l'epoca nei dialoghi sulle devianze del killer ed acuto nella descrizione delle indagini(con un'analisi impietosa e lucida del sistema americano e di una società in cui iniziano a far capolino le ombre [in tv si fa riferimento all'omicidio Kennedy]ma ancora incapace di riconoscere il male,sovente fatto entrare volutamente in casa)ma alquanto goffo ed appesantito dall'abuso di split screen.E non approfondisce abbastanza la figura di DeSalvo,senza nulla togliere all'ottimo Curtis(premiato col Golden Globe ed intelligentemente celato allo spettatore per oltre un'ora).

Buonissimo film basato su fatti tristemente reali, interpretato in maniera intensa e credibile da tutto il cast, con menzione di merito per Tony Curtis. Un film abilmente diretto da Fleischer e reso intrigante e coinvolgente da una sceneggiatura tesa e dettagliata, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto psicologico nella caratterizzazione dei protagonisti e delle dinamiche che li riguardano.
Un buon prodotto, meritevole della visione.

Innovativo nella messa in scena - con lo split screen grande protagonista della prima parte - ed un bel lavoro psicologico sul personaggio principale, al quale Curtis si dedica anima e corpo, la pellicola di Fleischer ispirata alla storia vera dell'assassino seriale Albert DeSalvo è un dramma che parte come thriller e termina come film psicanalitico alla ricerca di quello che mai nessuno potrà mai sapere, ovvero le motivazioni che muovevano le azioni del Mostro. E' per questo che la prima parte è più godibile - nonostante Curtis faccia la sua comparsa dopo tre quarti d'ora - e la seconda finisca in calando. Fosse stato più equilibrato sarebbe stato un piccolo gioiellino.

Nonostante sia un istant-movie realizzato poco dopo la confessione (dubbiosa) e la condanna di Albert Desalvo, questa pellicola di Fleischer è considerata a ben diritto un capolavoro. Colpisce subito per la cruda schiettezza con cui vengono rappresentati gli omicidi, senza risparmiare i dettagli per l'epoca raccapriccianti (non dimentichiamoci che è del 1968!). La prima parte del film si concentra sull'indagine, qui mostrata con un taglio da cronaca e con un ritmo incalzante. La seconda invece è completamente occupata dalla figura del serial killer, che pare entrare di prepotenza ed all'improvviso nella storia, con deliranti giochi di regia che accompagnano la sua confessione. L'effetto terremoto è anche dato dalla geniale idea di far vestire ad un attore principalmente comico i panni di un feroce maniaco: Tony Curtis riserva qui la miglior interpretazione della sua carriera.

I fatti nel film sono impostati in maniera realistica, per quanto possibile, e la narrazione é di taglio documentaristico, cosa lodevole visto che si tratta di una storia vera, ma, a lungo andare, il percorso risulta puntellato dalla tediosità, amplificata dalla quasi totale assenza di musiche, ma in parte arginata, in special modo nella prima metà, dall' uso dello split screen, che dà un certo dinamismo a gli eventi che scorrono sullo schermo. Fleischer ha la mano sicura nel dirigere il tutto, scegliendo la via della conaca nera e senza spettacolizzare la trama; Curtis dà una prova eccellente del serial killer, considerato il fatto che in diversi punti ha dei pezzi solisti non facili da recitare e lui riesce a rimanere misurato senza strafare; Fonda é bravo, come al solito; Kennedy é sempre un piacere vederlo, attore non molto ricordato ma di una bravura incredibile.

Un grande Tony Curtis in un film di taglio giornalistico (come il libro dal quale è tratto) che mischia bene tra loro documentario e thriller.

Molto moderno per l'epoca (usa molto lo split screen, per esempio), anche per questo motivo ancora oggi risulta riuscito e godibile.

Buono e dotato di finale Hitchcockiano.

Un misconosciuto giallo di fine anni '60 diretto da Fleischer con piglio innovativo per l'epoca, anche se oggi l'uso dello spleet screen si perde malamente sul piccolo schermo e lo fa apparire irrimediabilmente datato. Tuttavia il taglio cronachistico della vicenda è efficace e contribuisce alla sensazione di malessere che si crea attorno al complessato protagonista, un Tony Curtis in una delle performance più belle e coraggiose della sua carriera.
Vorrei ricordare così quest'attore sregolato che ci ha lasciato due giorni fa, esortando tutti a ripescare questa interessantissima pellicola.

A suo modo testimonia le novità della “New Hollywood”: stile realistico e ricostruzione quasi giornalistica, ritratto psicologico dei personaggi maggiormente agganciato al periodo storico-sociale (il serial killer assiste in tv all’omicidio di Kennedy), due celebri attori spogliati del loro divismo e uno script con riferimenti più o meno indiretti al contesto metropolitano e ai suoi malesseri. Un film che prova come Tony Curtis avrebbe potuto dare di più come attore se avesse condotto una vita meno sregolata.

Un film del 1968 girato con immagini in multivisione sembra una cosa impossibili,ma invece è proprio il caso de "Lo strangolatore di Boston" che già dalle prime battute ci delizia con ingrandimenti e rimpicciolimenti d'immagine,alcune scene vengono addirittura riprese da due angolazioni diverse nello stesso medesimo momento.
E proprio sullo sdoppiamento è incentrato tutto il fulcro del film che spiega in modo semi-documentaristico le gesta di un noto serialkiller americano di quegli anni.

Un bel thriller con un interprete eccellente (Tony Curtis) che mi ha stupito per l'uso di un linguaggio abbastanza crudo per quei tempi e per la regia molto fluida. Ottima la parte finale con confronto Fonda-Curtis, un viaggio nella psiche malata di Albert De Salvo.

La storia dell'assassino che terrorizzò Boston tra il 1962 e il 1964 con una serie di terribili delitti a sfondo sessuale.
Magnifico esempio di thriller teso, modernissimo, esplicito, sostenuto dalle le magistrali interpretazioni di un irriconoscibile Tony Curtis nel ruolo dello strangolatore e di un grandissimo Henry Fonda. Assolutamente da rivedere, un film che trascina lo spettatore nella morbosa atmosfera del delitto seriale senza risparmiargli i suoi lati più inquietanti.

Strano che non lo abbia ancora commentato nessuno!! Tratto dalla vera storia del serial killer di Boston che uccise 13 donne, è un film molto efficace e riuscito. A mio avviso manca un pò di originalità, comunque consigliato.