per il gusto di uccidere (1966)

Film dalla storia abbastanza classica ma funzionale, ben girato da Valerii, qui al suo primo western e l'esperienza con Leone si vede perchè risente dell'influenza del regista romano nel ruolo del protagonista costruito tutto sommato sulla falsariga dello straniero senza nome alla Eastwood. Dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, casomai qualche carattere secondario non molto azzeccato. Nel complesso un prodotto godibilissimo.

Primo western diretto da Valeri che si dimostra un più che valido esponente del genere.
Dalla trama piuttosto classica guadagna una marcia in più grazie agli intrecci che si vanno a creare..
Registicamente più che soddisfacente,Valeri dimostra di saper già padroneggiare il genere,
gestendo nel modo corretto la storia e sfruttando al meglio gli esterni ( girati nell'azzeccata Almeria).
Notevole la fotografia di Massi e discrete le musiche di Fidenco.
Senza infamia e senza lode il cast.
Uno di quei prodotti meritevoli di una riscoperta.

Un bell' esordio alla regia per Tonino Valerii , già assistente di Sergio Leone , naturalmente nel genere Spaghetti Western , in grande auge in quegli anni . E' una pellicola non straordinaria , ma solida e con degli spunti di originalità , a partire dalla trama circolare , con l' epilogo uguale all' inizio . Poi abbiamo un protagonista che si fa già notare per il curioso soprannome di Lanky Fellow ( spilungone ) , un cacciatore di taglie particolare , avido , astuto e cinicissimo , con un modus operandi tutto suo . Infatti aspetta come un avvoltoio che si compia la rapina e , solo dopo , interviene per recuperare il bottino ed intascare la ricompensa . In più non si fa scrupolo di far morire svariati innocenti , di far pestare a sangue un bandito affinchè parli , di maltrattare una donna e di farne rapire il figlioletto , sempre per i suoi scopi , che oltre ai soldi riguardano pure la più classica vendetta . Altra particolarità che distingue il protagonista da quelli dei tradizionali western è che lui domina sempre il gioco , non è mai in difficoltà e non si fa mai fregare dagli avversari , contrariamente ai classici personaggi che dovevano prima cadere e soffrire prima di trionfare . Sembrerà strano , ma io l' ho apprezzato e l' ho trovato più logico e persino più realistico . A prestare il volto a questo anti-eroe è l' americano Craig Hill , stella del telefilm " Avventure in elicottero " , che diventerà uno dei migliori epigoni di Clint Eastwood . Il cast poi è ricco di quei bravi caratteristi immancabili nelle co-produzioni italo-iberiche , come Fernando Sancho , George Martin , Piero Lulli , Franco Ressel , Lorenzo Robledo , con in più la bella Rada Rassimov . Valerii si dimostra già abile con il mezzo tecnico , ed è aiutato dalla splendida fotografia di Stelvio Massi , dall' interessante colonna sonora di Pino Donaggio e dalle belle locations almeriane , tra le quali spicca la " Banca di El Paso " , fresco set di " Per qualche dollaro in più " . Belli anche i titoli di testa pop di Biamonte e Grisanti . Per me si tratta di un gioiellino misconosciuto ai più , che vale un bel 7 .

L'appena nato spaghetti western altro non era che il tentativo delle maestranze italiane di provare ad importare dall'America il genere USA per eccellenza. Il risultato era la trasformazione in arte povera e decadentista di un genere classico, l'appesantimento e l'involgarimento di un'epicità pura: un processo non studiato ma bensì naturale e inevitabile dovuto a questo meraviglioso scambio interculturale.
PER IL GUSTO DI UCCIDERE è burbero e polveroso, nonostante l'attaccamento al genere americano sia ancora piuttosto solido, e la drammaticità europea spicchi poco in questo film troppo poco maturo e troppo poco cattivo per distinguersi tra i suoi tanti simili.
Tonino Valerii è lo specchio dell'ingegner-regista italiano, metodico negli apprendimenti imparati a Cinecittà ed umile nel non mascherare la sua tecnicità artigianale.