queer regia di Luca Guadagnino Italia 2024
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queer (2024)

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locandina del film QUEER

Titolo Originale: QUEER

RegiaLuca Guadagnino

InterpretiDaniel Craig, Drew Starkey, Jason Schwartzman, Lesley Manville, Michael Borremans, Andra Ursuta, David Lowery

Durata: h 2.15
NazionalitàItalia 2024
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2025

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Trama del film Queer

Nella Città del Messico degli anni '40, Lee si aggira per i club e i bar della città popolati da studenti universitari americani espatriati, soldati congedati e altri personaggi ai margini della società. Si infatua di un militare della marina americana in congedo, il tossicodipendente Allerton, che, sebbene indifferente alle sue avances, alla fine cede, ma solo quanto basta per rendere ancora più ossessionati i desideri sessuali di Lee. Quindi, i due intraprendono un viaggio attraverso il Sud America alla ricerca di una droga nota come Yage, che secondo Lee lo renderà un sensitivo.

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Voto Visitatori:   5,36 / 10 (7 voti)5,36Grafico
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Voti e commenti su Queer, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  23/06/2025 20:22:31
   5 / 10
Visivamente bello (ma nel 2024 ci mancherebbe) e per il resto si perde tantissimo in questa storia poco coinvolgente. Meglio la parte nella giungla, però bocciato.

stratoZ  @  04/06/2025 14:50:10
   7½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Personalmente mi è piaciuto molto quest'ultimo film di Guadagnino, azzarderei a dire il suo film che ho preferito, vuoi perché il regista ha sempre avuto un tocco particolarmente fine nello stile quanto una scrittura che spesso non mi ha convinto a pieno, qui però c'è dietro un gran soggetto come il romanzo di Burroughs, che probabilmente dà quella valenza narrativa in più che valorizza il film, ritengo anche sia un film tutt'altro che perfetto, con evidenti difetti stilistici, è anche parecchio pretenzioso, con qualche sequenza in cui Guadagnino si concede un po' di vanità tecnica non del tutto necessaria, specie sulle battute iniziali, tipo i vari momenti in cui Craig gira per la cittadina con la musica e lo slow motion, che boh mi è risultata anche un po' tamarra, e una computer grafica non sempre perfetta, cosa ormai abbastanza rara a questi livelli, che genera anche un lieve distacco, specie per quanto riguarda le ambientazioni, e da qui voglio ricollegarmi alla ricostruzione scenica che per puro gusto personale mi è sembrata fin troppo pulita, questi set di Cinecittà risultano troppo finti, troppo scintillanti, rispetto allo stile sporco tipico di un soggetto del genere, non valorizzando del tutto un'ambientazione decadente che alla fine vorrebbe essere lo specchio della condizione del protagonista, però i difetti finiscono qua, poi arrivano i pregi e ce ne sono tanti.

Guadagnino crea un incubo ad occhi aperti, un film tormentato con un protagonista in piena crisi esistenziale, una narrazione estremamente simbolica e visionaria che però risulta ben chiara, il protagonista è un omosessuale con una forte dipendenza da droga e alcool, specialmente droga, che si innamora di questo giovane bisessuale con cui intrattiene rapporti sessuali nel mentre lui continua comunque ad avere rapporti con le donne, Guadagnino descrive bene un amore a senso unico, che spesso sfocia nella disperazione e nel grottesco, data la personalità esuberante e particolarmente bisognosa di attenzioni e affetto del protagonista, la prima parte è un continuo trascinarsi tra i locali della movida di questa cittadina messicana in un contesto sporco e degradato alla continua ricerca di sesso, alcool e droga, spesso usati come metodo per alleviare le proprie sofferenze interiori, nella seconda parte diventa prevalente il tema della tossicodipendenza, col protagonista che chiede al ragazzo di cui è innamorato di accompagnarlo in questo viaggio in America del sud alla ricerca della ayahuasca, dato che è convinto questa pratica possa innescare una telepatia tra loro due, il lungo viaggio e le successive sequenze, mostrano l'estremo bisogno di un legame affettivo da parte del protagonista, con quella grande sequenza di unione dei corpi che diventa il climax perfetto della vicenda, il finale mostra come il personaggio anni dopo sia rimasto in un limbo ed è incapace di risolvere la sua condizione, esattamente come il serpente a forma di infinito che si morde la coda che viene mostrato, ma il linguaggio surreale di Guadagnino è efficacissimo nella descrizione della sua interiorità, un tormento che emerge continuamente, delle sequenze cupe che vanno a scavare in una coscienza senza pace, i modelli presi in considerazione sono tanti dallo stesso Cronenberg, che aveva già trasposto Burroughs in "The naked lunch" di cui questo film ricalca alcune atmosfere, specie nella prima metà, che Lynch e i suoi viaggi all'interno della psiche, trasmettendo una passionalità incredibile, con un Daniel Craig in una delle sue prove più mature che riesce a far passare tutta la sofferenza e gli istinti più morbosi e ossessivi del personaggio.

Queer è un'ottima trasposizione di un colosso della beat generation, sarebbe potuto essere migliore con qualche scelta stilisticamente più aderente, ma ne sono rimasto molto soddisfatto, è un viaggio lisergico che riesce a trasmettere bene le torbide sensazioni del protagonista e allo stesso tempo è splendido visivamente, esperienziale, morboso, autodistruttivo, uno dei migliori lavori del regista.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  05/05/2025 20:34:06
   7 / 10
Notevole film di Guadagnino con rimandi a Fassbinder e Lynch, film colto sul tormento di uno dei più grandi autori della Beat Generation come William S. Burroughs.
Notevole ma non del tutto riuscito per un motivo molto semplice: la tematica gay.

Guadagnino si rivolge ad un pubblico che ha conquistato con "Chiamami con il tuo nome" seducendoli per la prima ora con una storia d'amore raccontata in maniera magistrale con la sua estetica ed estrema sensibilità.
Bellissimo peccato che in realtà il romanzo "Checca" si fondi più che su un amore, sulla deriva autodistruttiva del protagonista, della sua ricerca di esperienze nelle droghe che nascondano la sua profonda solitudine.

Tutto questo non emerge per vari motivi.
1) La storia d'amore. In realtà è solo un uomo solo che paga un prostituto per accompagnarlo.
2) Sappiamo troppo poco del suo background e della sua dipendenza che emerge solo in una seconda parte
3) La ricerca nelle droghe è solo accennato

Tutto questo non viene approfondito quasi il regista volesse dirci "siete voi ignoranti che non conoscete gli autori della Beat GEneration" questo genera uno scollamento tra storia e pubblico, tra autore e spettatore che non riesce a trovare il senso di ciò che vede.
Questo fa si che il film sia confuso nel suo significato ma nello stesso tempo tanti sono gli spunti e resta molto profondo.

Non facile ma meritevole di essere visto.

Wilding  @  27/04/2025 10:47:44
   3 / 10
Tecnicamente eccellente, per la grande interpretazione di Craig ad esempio, o per i colori scenografici che appaiono come una sequenza di quadri e affreschi del periodo. Ma la trama, così sviluppata, lo rende di "fantozziana memoria", un macigno nella prima parte, quasi inguardabile nella seconda.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  19/04/2025 18:52:06
   5 / 10
L'ambizione mostruosa, in senso positivo, la fatica immane. Avrebbe potuto chiamarsi connessione, quella che cerca William Lee negli anni Cinquanta, che sia nel sesso, sulle pieghe dei muscoli di un corpo, nell'eroina o nella ricerca della telepatia. Queer è un film tecnicamente eccellente (non sarebbe Guadagnino altrimenti) ma terribilmente difficile, curiosamente disperato, come lo era William quando lo scrisse. Guadagnino sceglie di ricostruire un tentativo di connessione universale, che fa tremare i corpi, cercare nella giungla l'ayahuasca, cercando di "vivere" il più possibile. In questo senso il film è concettualmente centrato, estremamente burroughsiano anche se non trova mai il bandolo della matassa e nemmeno la divisione in capitoli che cercano di separare i filoni narrativi salva la totale mancanza di empatia che potrebbe aiutare lo spettatore. Laddove Cronenberg avrebbe cercato la carne Guadagnino cerca la totale disincarnazione del personaggio anche dove i corpi cercano di fondersi negli esperimenti con la yage. Un esperimento non riuscitissimo eppure estremamente coraggioso.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  19/04/2025 18:33:20
   5 / 10
Riassunto al massimo, vi basti sapere che Queer è un film tecnicamente superlativo e che fa davvero venire due palle grandi come dei pompelmi. Questo è quello che c'è da sapere, fine.
Detto ciò, commento un po' più esteso: mi sono piaciute tantissimo le interpretazioni (Craig mostruoso, invecchia meglio del vino, qua è da nomination agli Oscar), mi è piaciuta da matti la fotografia, il montaggio, la colonna sonora, i titoli di testa. Perché non mi si tacci di omofobia, le scene di sesso sono tra le migliori di sempre. Non è neanche male il capitolo 3. A livello di dialoghi, l'esordio è folgorante. Poi basta.
Perché poi Queer è pretenzioso senza riuscire ad arrivare a dire davvero nulla, il soggetto è modesto e la sceneggiatura atroce. Vuol essere raffinato, ma nei primi due capitoli è solamente lento, mentre nell'epilogo gira completamente a vuoto. E non è lento perché ha pochi dialoghi: se sai cosa far dire, puoi dire anche nulla, l'importante è comunicare. Qua, quando parlano, dicono amenità inutili.
E' tipo un Sorrentino che non ce l'ha fatta o che ci ha creduto talmente tanto da diventare ridicolo. Peccato, perché Guadagnino è bravo. Ultimo, ma non ultimo: che pena quella critica che inizia a masturbarsi bimane semplicemente quando le stuzzichi l'ego.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/02/2025 21:44:01
   5 / 10
Premetto che non ho letto Queer di Burroughs. D'altronde lo scrittore americano non è proprio il massimo della filmabilità delle sue opere. Tuttavia il cinema è pieno di riferimenti alla sua letteratura ed Il Pasto Nudo di Cronenberg ne coglie, secondo me, lo spirito. Il regista canadese era malsano e paranoico nella sua trasposizione mentre Guadagnino tende ad essere più onirico. La sua Città del Messico ricostruita negli studi di Cinecittà è più una città ideale che reale. Il girovagare nei locali per abbordare ragazzi locali o espatriati dagli Stati Uniti come lui avvengono in locali anche fin troppo asettici, cosa non proprio conforme allo stile dello scrittore americano. Il viaggio per cercare in fondo se stesso e questa Yage, droga che espande la mente e penetra nell'animo di una persona non mi ha sinceramente colpito più di tanto. Ci sono buone sequenze come la cerimonia dell'ayahuasca, ma il film nel suo complesso e malgrado l'impegno di Craig, mi ha lasciato totalmente freddo.

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