sette anni in tibet regia di Jean-Jacques Annaud USA 1997
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sette anni in tibet (1997)

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locandina del film SETTE ANNI IN TIBET

Titolo Originale: SEVEN YEARS IN TIBET

RegiaJean-Jacques Annaud

InterpretiBrad Pitt, David Thewlis, B.D. Wong, Mako

Durata: h 2.08
NazionalitàUSA 1997
Generedrammatico
Tratto dal libro "Sette anni in Tibet" di Heinrich Harrer
Al cinema nel Settembre 1997

•  Altri film di Jean-Jacques Annaud

Trama del film Sette anni in tibet

Durante la seconda guerra mondiale, Heinrich Harrer nell'intento di scalare il Nanga Parbat viene preso dagli inglesi e internato in India. Poi riesce a scappare e ad arrivare in Tibet dove costruisce un cinematografo per il Dalai Lama Wangchuck.

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Voto Visitatori:   7,36 / 10 (66 voti)7,36Grafico
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Voti e commenti su Sette anni in tibet, 66 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  28/03/2024 13:38:07
   6½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Pellicola discreta di Annaud che continua a spostarsi tra paesi e epoche storiche, questa volta racconta la storia di questo tizio interpretato da Brad Pitt che è un membro del partito Nazista, giovincello e arrogante, sembra avare la vita perfetta, col suo team va a scalare una montagna in zona Himalaya, però purtroppo per lui scoppia la guerra, è in territorio britannico e viene arrestato, nel frattempo la moglie incinta lo lascia per un suo amico, i suoi compagni di squadra lo odiano, prova a fuggire quattro volte ma viene sempre beccato, insomma gli va tutto malissimo.

Dopo oltre due anni di prigionia riesce finalmente a scappare dal campo, però comunque i suoi compagni lo odiano e lui li sfancula e allora parte solo per l'himalaya, tutto lurido e senza mangiare, da qui attraversa varie peripezie fino a reincontrare uno dei membri della squadra e continuano insieme andando in Tibet, dove la comunità buddhista li accoglierà e si faranno una nuova vita tra le montagne del posto nell'attesa che la guerra finisca.

Annaud narra una storia dalle molteplici funzioni, tirando in ballo svariate tematiche perlopiù di matrice filosofica esistenzialista, prima di tutto interviene il contrasto tra il mondo occidentale e quello orientale, con i primi fissati con il raggiungimento degli obiettivi per essere felici, i secondi che invece rinunciano all'ego e vivono felici a prescindere, il problema del film per quanto il significato sia interessante è che rappresenta questo contrasto in maniera abbastanza didascalica con spesso qualche dialogo a sottolinearlo ulteriormente.

Da queste esperienze e l'incontro col Dalai Lama - all'epoca un ragazzino - Brad Pitt maturerà molta esperienza, ma soprattutto avrà una forte crescita interiore che lo porterà a diventare una persona più empatica, tanto da riuscire a recuperare successivamente il rapporto col figlio che non aveva conosciuto e che aveva, si fa per dire, abbandonato, per andare a fare la scalata qualche anno prima, anche la tematica familiare diventa predominante, col rapporto con la moglie che va a rotoli per i cattivi trascorsi e un figlio che rimpiange di non aver mai visto.

Poi c'è anche un approfondimento del rapporto d'amicizia, specie quello che lega il protagonista con Thewlis, dopo un iniziale attrito i due, anche per necessità, stringeranno un rapporto fraterno che favorirà la crescita di entrambi, ma Annaud tira in mezzo anche altro, anche la politica con l'ultima parte che si concentra sull'invasione della Cina comunista in Tibet, cercando di lanciare un messaggio antimilitarista e antiviolenza. Col protagonista che vive sulla sua pelle, quello che hanno fatto gli stessi nazisti qualche anno prima, rendendosi conto degli orrori che hanno fatto vivere.

Alla fine "Seven years in Tibet" è un film gradevole, ma lo ritengo tra i meno riusciti dell'autore, mi è sembrato un po' troppo didascalico nello sviluppo e che tira in ballo tante di quelle tematiche che non riesce ad approfondirne per bene nessuna, sicuramente è ben confezionato a livello visivo, con quelle scenografie ad ampio respiro delle catene montuose e una buona fotografia dai colori prettamente caldi, oltre alle musiche del grande John Williams che magari non scrive una delle sue composizioni migliori ma è sempre ad ottimi livelli.

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