sobibor - la grande fuga (2018)

Interessante e realizzato più che discretamente tra alti e bassi...
Purtroppo le interpretazioni non brillano, in specie quella di Christopher Lambert!
Secondo me si sarebbe potuto osare di più in certi momenti anche se non mancano momenti "forti".
Se non fosse per la FUGA il campo di sterminio di Sobibor lo conoscerebbero solo gli appassionati mentre fu uno dei più orribili luoghi di morte della Shoah...

Un documento interessante, crudo, angosciante. Ma sia la regia che gli interpreti non sono di gran livello qui, e il tutto risulta appena sufficiente.

Nella parte iniziale del film l'approccio è interessante. L'accoglienza nel campo di concentramento mascherata dall'inganno e dalla menzogna prima dell'orrore dello sterminio. Un velo di finta rassicurazione prima che le camere a gas venissero messe in azione. Il film sicuramente sconta un certo schematismo dei ruoli fra carnefici e carcerieri. La violenza gratuita dei primi e la necessità di sopravvivenza dei secondi prima della messa in opera del piano di fuga di tutto il campo. Tecnicamente comunque il film si fa valere. Una buona fotografia che sottolinea la disumanità delle condizioni, una messa in scena abbastanza realistica della vicenda, un cast d'attori funzionale. Lambert, non certo un campione d'espressività ed unico attore conosciuto del cast, svolge comunque in maniera funzionale il suo ruolo di comandante del campo.

Un buon film da vedere, molto utile per ricordare.

Crudo e violento, talmente tanto che talvolta viene spontaneo voltare lo sguardo. Invece è importante guardare, imparare e ricordare.

Discreto film che non mi ha molto emozionato. Bella la location e la recitazione di buon livello. Di questo genere ci sono film decisamente migliori

...crudo...come la misera realtà! Perfetto per non dimenticare!

Una storia incredibile, una storia vera, raccontata in modo semplice, diretto. Bravi gli interpreti, buona la fotografia. Non ho trovato adatto Christopher Lambert in questo ruolo, l'interpretazione manca di personalità, non suscita l'adeguato coinvolgimento. Per il resto, un film da vedere.

La prima regia di Khabenskiy, un tempo pupillo di Bekmambetov, soffre di un'impostazione troppo teatrale, statica e anche noiosa.

Sulla vicenda preferirei di gran lunga il documentario del 2001 di Lanzmann.

Questa drammatica storia è stata raccontata probabilmente meglio in documentari e film precedenti ma non è possibile non emozionarsi a certe scene.
Realizzata bene in particolare la sequenza della festa prima della fuga, mentre per il resto non assistiamo a grandi novita' visive.
Il cast fa il suo dovere a parte Lambert che impersona un gerarca nazista di dubbia identita', un personaggio scritto male che si adatta alle poche capacita' dell'attore.
Resta pur sempre un film che racconta un fatto di cui fare memoria, quindi è giusto che ogni tot di anni ne esca uno sull'argomento.

Mitridatizzazione con fuga da Hitler a Stalin.

Mauro Lanari