verso il sole (1996)

Insufficiente. Già la parte iniziale con medico arrivista con la moglie tritacojoni, non lascia ben sperare. Errori di montaggio, dialoghi sconclusionati e pallosi, situazioni forzate al limite del grottesco, durata eccessiva, e il solito classismo velato yankee. Il galeotto sempre con quel suo modo di fare sopra le righe, irrita peggio di un'orticaria.
Una sorta di favoletta sulla vita per adulti malriuscita.

L'ultimo film di Cimino è un inno alla vita, una fuga verso una remota possibilità di salvezza da ricercarsi in un mondo spirituale facilmente percepibile attraverso gli enormi spazi aperti di un'America selvaggia e sincera che trasuda senso di libertà da ogni poro.
A differenza di altre pellicole, qui Cimino riesce a non strafare e a tenere ben strette le briglie del suo destriero che a volte lo a portato su sentieri ridondanti e eccessivamente prolissi. Cosa ben più difficile ha saputo creare una storia toccante senza lasciarsi andare a patetici sentimentalismi strappalacrime. Quanto ci manca la sua classe.

L'ultimo film di Cimino tradisce un calo di ispirazione forse dovuto a tutto ciò che è arrivato al regista dopo il disastro economico de "I cancelli del cielo".
Verso il sole mette in scena un viaggio spirituale e di vita del dottore ricco borghese interpretato da Harrelson e del giovane mezzo sangue navajo, povero e criminale: l'America agli antipodi che si incontra per andare a ritroso nella storia. Obiettivo l'ancestralità delle credenze dei nativi americani e la purificazione del lago della "montagna sacra". Su questo interessante scenario Cimino costruisce un film che è sempre in bilico tra la ricerca dell'autorialità tipica del suo cinema e un passo deciso verso il grande pubblico, che qui si ritrova sullo schermo 2 classici stereotipi della società americana alla ricerca della propria redenzione. Se il tema è abusato, la chimica degli opposti funziona abbastanza bene, tranne qualche sbavatura e forzatura sceneggiativa qua e là, ma a lungo andare il film perde forza e mordente e accumulando tutto verso il finale nella ricerca del crescente pathos emozionale, finisce per tradire lo spettatore, perchè a parere di chi scrive gli ultimi minuti sono i più deludenti.

Onesto film di Cimino, un viaggio all'inizio forzato e poi voluto, di un dottore borghese e un po' chiuso con un selvaggio giovane meticcio che ha pochissimo da vivere. Si alternano delle belle scene, soprattutto nei paesaggi montagnosi dell'Arizona (credo) con altri un po' scontati e meno logici. Una prova più che sufficiente, ma che non riesce a graffiare i piani alti.

bel film nel complesso ma a splendidi momenti se ne contrappongono altri un po' banali. Nel complesso comunque merita la visione.

Toccante ed introspettivo film che lascia davvero qualcosa dentro lo spettatore.
Vidi qualche scena in tv parechi anni fa per caso e me ne innamorai, visto che in italiano in rete non si vede granché come qualità video,consiglio di vederlo in lingua originale come ho fatto io.

"May beauty be before me. May beauty be behind me. May beauty be above me. May beauty be below me. May beauty be all around me"

voto 10

É un viaggio spirituale quello che intraprendono un dottore e il suo paziente malato terminale di cancro, al quale, però, gli è rimasta ancora la forza per raggiungere la sua ultima meta. Un luogo di cui tempo prima gli aveva parlato un vecchio stregone Navajo: le acque di un mistico lago situato sulla cima di una montagna sacra, capaci di togliere ogni male.
Storia molto toccante, peccato che forze, in alcuni punti, non esprime la sua massima forza, perché non è tanto il viaggio che affascina, ma la meta e alla fine sono più le cose immaginate che quelle viste.

Ultimo lavoro del grande Cimino prima del ritiro dalle scene; un film che fonde intelligentemente vari generi e tematiche, toccante e spirituale, in cui si può ammirare sia la passione ed il perfezionismo del regista per gli spazi aperti, sia le performance sincere e sofferte di due bravissimi Harrelson e Seda alle prese con una relazione all'inizio burrascosa ma poi di un rispetto reciproco sempre più crescente.
Certo non manca un velo di retorica, ma è lungi dall'essere la classica furbata strappalacrime.

Sottovalutato canto del cigno di un artista fin troppo massacrato; da recuperare.

Una sorta di road movie alla riscoperta dei valori importanti della vita, forse un po' troppo spesso persi in favore del benessere effimero economico ed elitario, tratteggiati in maniera convincente da un Cimino disincantato ma ancora animato da una vitalità evidente.
Una storia abbastanza lineare, forse un po' retorica ma non banale, interpretata al meglio da un paio di attori pronti ed abili nel far risaltare le proprie emozioni, offrendo una buona prova convincente.
Non ha un grandissimo ritmo ma è una pellicola che non annoia ed anzi favorisce la riflessione.

Una fuga verso le origini spirituali dell'America e le origini del cinema classico che Cimino ama profondamente. Inoltre la stessa colonna sonora che accompagna il viaggio dei due protagonisti è così volutamente retrò che si sposa ai grandi spazi aperti di quei luoghi magici per gli indiani d'America e del cinema di John Ford. Abbastanza convenzionale nella sua struttura, ma possiede un'ultima parte straordinariamente toccante e poetica di una "bellezza che sta intorno a me".

Non il viaggio ha fascino ma la meta; velata qui da quella coltre spirituale da sciamo indiano; più ci si avvicina al finale e più la vicenda s’assuefa alla luce, al volo, e si fa incorporea.

Ma è inutile discutere sulla sostanza prodigiosa di tale arrivo: il film, che partiva bene, sta innanzitutto nel viaggio, che onestamente ho trovato poco interessante. E’ debole il confronto psicologico e umano tra i due protagonisti, come è scarso lo spessore con cui s’attraversa il tempo e lo spazio del Nord America. Il racconta si limita a ricalcare, insomma, molti dei cliché del road-movie, e di riproporre il banale accostamento tra due individui opposti - troppo schematizzati e in bilico tra un presente esitante e un passato ancora meno autentico. Come i laghi miracolosi e le montagne sacre a cui allude, le sequenze belle del film di Cimino (che tuttavia si trovano) sono più immaginate che viste: e a irrompere, come l’elicottero che sopravviene nelle fasi finali, sono soprattutto le molte imprecisioni.

Ha comunque il merito di trasformarsi a poco a poco - come un animale che muta la pelle, o come i vari stati meditativi di uno sciamano - senza far pesare troppo quello spettro ieratico che ci attenderebbe alla meta e che, logicamente, noi non troveremo.

Altro filmone di Cimino con un ottimo Harrelson (c'è pure la compianta Bancroft, sempre brava).

Tratta generi diversi cinematografici in un unico film, passando dal puro dramma, citando il road movie per poi concludersi come lungometraggio di viaggio.

Educativo ed edificante, è un film che ha una morale utile pur non essendo moralista (cosa difficile per un film oggigiorno); è inoltre privo di sbrodolate sentimentali, seppur il tema trattato (qua e là originale, soprattutto quando và a collegarsi col tema del viaggio) sia tra i più tristi che si possano raccontare.

Non troppo famoso purtroppo, anche perchè poco programmato, è uno dei risultati più felici di questo grande regista.

Un bel viaggio a volte adrenalinico che passa ben oltre ad un semplice road movie americano. Più il protagonista si avvicna alla sua meta, "al sole", e più il film diventa anch'esso brillante.

Veramente notevole, peccato sia conosciuto da pochissimi

le forti emozioni che ci riserva la vita in un grande film di Cimino.
Commovente

Filmone, un viaggio nel "cuore spirituale" dell'America, il cinismo e l'ostentazione della ricchezza e del benessere da parte del medico sono tipicamente anni '80, creando un fortissimo contrasto con la spiritualità e la ricerca del perdono di Blue...

SPOILER