better call saul - stagione 4 (2018)

L'unico vero mezzo passo falso delle 11 stagioni.

SPOILER
La sottotrama tedesca è simpatica e funziona, ma non ti fa gridare al capolavoro. E se in Breaking Bad la serie si assestava su livelli di eccellenza assoluti, in Better call Saul è evidentissimo non un crollo, ma perlomeno un abbassamento generale della qualità di scrittura. Per fortuna, il livello formale resta drammaticamente altissimo, con una fotografia sublime e un montaggio ineccepibile. Poi, vabbeh, nelle stagioni precedenti avevano fatto talmente bene i compiti a casa che era difficile (se non impossibile) mandare in vacca una serie come questa.

Poco da dire,se non che questa quarta stagione è praticamente quasi perfetta e che finalmente si respirano a pieni polmoni le atmosfere di Breaking Bad anche grazie all'entrata in scena di Lalo,uno dei migliori Villain mai visti sul piccolo schermo.
P.S. Mike è probabilmente uno dei personaggi meglio sviluppati di questa serie e questa stagione lo dimostra

SPOILER

Stagione un po' inferiore rispetto alle precedenti ma resta comunque sempre piacevole da seguire.
Forse perche il nostro protagonista non è piu' un avvocato, o forse perche alcuni episodi sono tirati un po' per le lunghe risultando a volte noiosi.

Poi non mi ha convinto il rapporto tra Gustavo Fring ed Hector Salamanca.
Sappiamo bene come andra' a finire tra i due eppure Fring impazzisce all'idea che gli si possa fare del male perche' "devo essere io a decidere il suo destino"...mi sembra piuttosto forzato.

Alla fine James McGill diventera' nuovamente un avvocato e quindi confidiamo nella prossima stagione...

Inferiore rispetto alla terza, ma comunque abbastanza valida.

Leggermente inferiore alla precedente stagione, Jimmy trascorre il suo anno di purgatorio per la sospensione dall'avvocatura svolgendo lavoretti per racimolare qualche soldo. La sua compagna Kim, brillante avvocato, spinta per il suo attaccamento con l'istrionico McGill, cerca di aiutarlo e sfrutta anche le sue innate doti di imbroglione spingendosi ai limiti della legalità pur essendo di retti principi, cosa si fa per amore... Mike sempre il fulcro portante della serie ma la lavorazione con il team tedesco per la realizzazione del bunker sotterraneo destinato a laboratorio per la produzione di metanfetamina non è particolarmente adrenalinica. Entra nel cast Tony Dalton nel ruolo di "Lalo" Salamanca, giunto ad Albuquerque per gestire gli affari di famiglia dopo cke lo "Tio" Hector è oramai fuori gioco.

Sta per nascere Saul Goodman.
I personaggi malavitosi sono ormai presenti nella storia.
Kim e Jimmy sono sempre più legati.

Top regia, fotografia, dialoghi.

Seppur il leggero passo indietro rispetto alla terza stagione, la quarta stagione di Better Call Saul rimane sempre su ottimi livelli.
Passo dopo passo, si sta portando il personaggio interpretato da Bob Odenkirk dall'essere Jimmy McGill al Saul Goodman che avevamo conosciuto in Breaking Bad. Una trasformazione lenta e costante, un viaggio inesorabile lungo il quale gli autori ci stanno portando con una consapevolezza e sicurezza difficile da trovare per una produzione seriale.
Parallelamente all'evoluzione del personaggio di Jimmy e al rapporto con Kim si sviluppa anche la storia di Mike, interpretato da un sempre credibile e impassibile Jonathan Banks. I legami con Breaking Bad si fanno sempre più forti man mano che ci si avvicina al punto di contatto, e nella quarta stagione, lato Mike e Gus Fring, partecipiamo a un evento non di poca importanza per buona parte di questa stagione.
Oltre alla sofisticatezza della drammaturgia, alla sintassi narrativa pulita e immacolata, alle interpretazioni di grandissimo livello di tutti gli attori, quello che sorprende della quarta stagione di Better Call Saul è la quasi perfezione, sia essa tecnica o stilistica. Non c'è un'inquadratura che possa dirsi sbagliata, non c'è un attimo che non si trascini dietro una cura per l'immagine e per lo sviluppo della scena che non abbia del ricercato, che non trasmetta l'idea di uno studio ben preciso dietro a una costruzione il più delle volte perfetta.
Ogni cosa è al proprio posto, inserita in un gigantesco puzzle di eventi e cambiamenti che rappresenta con scrupolosità il cuore di una riflessione costante sui principi etici e umani che governano il mondo, sui rapporti interpersonali e sulla fiducia, quando stabile e quando non è stabile.
Con questa quarta stagione, Better Call Saul si conferma un degno successore di Breaking Bad, con poco da invidiare alla serie madre.

Innamorato di Better Call Saul. Qui ci siamo liberati dell'odioso fratello di Jimmy.
I cartelli se le danno di brutto, tra i 2 rivali. Salamanca e Fring.
La trasformazione in Saul Goodman è vicina.

Ho preferito la terza stagione per la sua maggior indipendenza da Breaking Bad. sembra infatti che la quarta funzioni di più come prequel alla serie madre che come autonomo racconto su Jimmy/Saul. Gus Fring è sempre più una pedina fondamentale per l'economia del racconto, Salamanca diviene il personaggio con la smorfia maleficamente dispettosa, ed è ottimo anche il ruolo che gioca Nacho Varga.
Mike giganteggia, e le vicende di Jimmy riescono ad essere frizzanti nonostante un pò di ripetitività. Si sente la perdita del personaggio del fratello. Stagione transitoria.

Che dire, ricorda nostalgicamente sempre di più BB, con il ritorno del magico Gus.

Dieci episodi bellissimi, diretti e sceneggiati con maestria: tensione ben mischiata con humor, collegamenti perfetti con Breaking Bad.
E ovviamente Better Call Saul non sarebbe neanche il 50% senza tutti questi grandiosi interpreti.

Inferiore di poco rispetto la terza stagione che per il momento rimane la migliore. Ho trovato piu' interessante seguire la storia di Mike e meno quella di Saul. La recitazione e la regia e' sempre di altissimo livello. Aspetto una quinta stagione decisamente migliore