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Difficile capire qualcosa di questo film. Ma ancora più difficile è sforzarsi di capirlo. "Id" è uno di quei film che devastano il cervello e non ti permettono alcuna reazione, perchè il cinema è intrattenimento, ma anche uno svago, un modo per fuggire dalla matassa di routine quotidiane.
E' impossibile quasi pensare che un film cruento e diretto come questo "ID" (sangue, amputazioni, mutazioni, incesto, sesso, masturbazioni, omicidi) possa essere stato realizzato non da un Takashi Miike sotto l'effetto di droghe pesanti, ma da una pulzella come Kei Fujiwara. Che poi tanto dolce non è, ricordando il suo precedente "Organ" (1996), suo esordio alla regia: ferocissimo negli effetti gore e delirante nella narrazione e la sua devastante performance in un capolavoro di fine millennio come il "Tetsuo" di Shinya Tsukamoto (1989).
"Id" è un continuo andare avanti e indietro, giocare con il realismo e portarlo ad effetti iperbolici.Distruggere ogni senso della logica in favore di un cinema libero, liberissimo da ogni canone hollywoodiano. E' splendido vedere che esistono ancora film del genere, così come è splendido vedere che siano diretti da una donnina timida e fragile.
"Id" è un vero e proprio idillo: insensato, illogico, inconsistente, eppure impossibile da non amare...