"On congressional medal of honor, the foremost Us. Military decoration, instituted by congress in 1861 for the Navy, and in 1862 for the Army, at first awarded only to enlisted men, with officers being permitted to receive the Award later, it's given for Conspirilous gallantry and intrepidity at the risk of life. Above and beyond the call of duty, "The Army Medal" has always been awarded solely valtur is combat AMERICA'S MOST DECORATED WAR HERO."
INTRODUZIONE
Parlare di Audie Murphy, della sua fama di "eroe di guerra più decorato della storia" e della successiva carriera di attore, non è affatto facile.
E' facile scontrarsi nella retorica della rappresentazione, del "feticcio" e del "simbolo", nel dualismo tra la sua dimensione umana e la celebrità che tutt'ora, negli States, investe il suo Mito, tanto da rendere tangibile una fondazione a suo nome ("The Audie Murphy Research Foundation") e un'eccellente fan club curato in ogni minimo particolare, atto ad esplorare ogni sua attività artistica, umana, professionale.
Il nome di Audie Murphy oggi risuona come un fantasma invadente nei film bellici contemporanei (non ultimo, lo splendido "Flags of our fathers" di Clint Eastwood), nei documentari di propaganda o nelle fosche pagine dei romanzi di guerra di Hemingway o Kurt Vonnegut.
Ci sembra sempre di cogliere l'eco del patriota doc, ma in qualche modo ne avvertiamo anche il limite, come se - come del resto insegna Eastwood nel suo ultimo film - l'etichetta di "eroe di guerra" fornisse un alibi sufficiente per non riflettere in modo meno ecumenico e più profondo sul personaggio.
Anche se nella sua successiva carriera di attore non trovò spesso registi in grado di sfruttare pienamente il suo talento, Murphy fu un buon attore, e lo dimostrò in diverse occasioni.
Scrive Kurt Vonnegut nel suo magnifico "Mattatoio n° 5": "si dice che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria".
Ebbene, sarebbe legittimo conoscerla, evitando le prese di posizioni oscurantiste pro o contro Nassiriya che sono accadute di recente in Italia.
Audie Murphy è un personaggio che negli States aleggia praticamente in ogni museo militare come indiscutibile icona e "Salvatore della Patria", ma che merita un approfondimento più radicale anche come individuo, visto che l'Eroe (vero o presunto) nasce dalle ceneri dell'individualità di ognuno, quella che consente di "superare e affrontare il pericolo quando il cuore sollecita alla fuga", sempre a proposito della frase di Vonnegut, sempre tenendo presente la costanza in cui psicologicamente l'essere umano si trova davanti a due reazioni diverse e deve sceglierne solo una.
Ecco poi una (rara) poesia scritta dall'attore: "Mute witness to a time of much trouble... what was the glory they saw?".
Il titolo è altrettanto emblematico: "Freedom flies in your heart like an eagle", ovvero "La libertà vola nel tuo cuore come un'aquila". In questi versi c'è più consapevolezza che eroismo, quando l'autore si chiede come possano vedere la gloria i tanti soldati che sono morti in battaglia con lui.
Del resto, al di là della gloria e della popolarità che ha avuto nel corso degli anni, la vita di Murphy non è stata affatto facile.
E' probabile che un oltranzista affascinato dal "mestiere delle armi", una volta approdato negli States, avrà modo di acclamare una volta di più questo eroe, visitando la sua tomba, il suo sito ufficiale, sperimentando - come fosse entrato nel dna di un americano medio, tutte le forme di feticistica memoria in suo onore (esistono anche sculture e varie opere d'arte che lo ritraggono) limitandosi però a scorrere tutti gli apparati gloriosi e agiografici del personaggio, senza volerne vedere altri aspetti ben più profondi e meno attigui alla sua celebrità.
In un certo senso l'Europa prova una sorta di impellente invidia verso l'America dei patrioti e degli eroi, ma mai come in questo caso essere "eroi" è una scoperta dolorosa, una condanna implicita per un'esistenza che avrebbe potuto essere più serena della sua, senza limitarsi alla tronfia esposizione delle medaglie vinte e al numero enorme di tedeschi uccisi durante il Secondo Conflitto Mondiale (240) dallo stesso Murphy.
CENNI BIOGRAFICI
Audie Leon Murphy nasce il 20 Giugno del 1923 nella contea di Hunt in Texas. E' il sesto di ben tredici figli, la sua famiglia è poverissima e quattro dei suoi numerosi fratelli non sopravvivono alla maggiore età.
Nel 1936 il padre abbandona la famiglia e il giovanissimo Murphy è costretto a lasciare gli studi per lavorare nelle fattorie. Nei quattro anni successivi fa lavori di ogni tipo per sostenere la madre e i fratelli, ma il suo desiderio più grande è quello di arruolarsi nelle armi, agli albori della Seconda Guerra Mondiale.
Molti biografi attribuiscono la sua nascita all'anno successivo, il 1924, probabilmente perchè sembra che l'attore abbia falsato a lungo la sua data di nascita per entrare nell'esercito prima della maggiore età.
E' grazie all'interesse di uno zio che il giovane si trova finalmente arruolato, a Fort Walters, Texas, ma dopo le difficoltà anagrafiche si trova ad affrontare anche problematiche legate alla sua formazione fisica: Murphy è l'antitesi del soldato, con il suo fisico tozzo e la sua bassa statura (appena 165 cm di altezza) e inizialmente sembrava che il suo futuro nell'esercito fosse soltanto quello di un comprimario.
Nel marzo del 1943, tuttavia, tra molte difficoltà, Murphy è arruolato abile nella compagnia B del 1/15 Fanteria, nella terza divisione in partenza per l'Africa.
Inizia da allora un'escalation incredibile per il giovane Murphy, quella che le biografie più illustri raccontano come "uno dei più grandi esempi di American Dream(ers?) della storia del Ventesimo Secolo".
In breve diventa sergente e una volta finita l'esperienza in Marocco (Casablanca) partecipa all'invasione delle truppe alleate in Sicilia (luglio 1943) e successivamente nella Francia Meridionale (lo sbarco di Provenza) e al famoso sbarco di Anzio, nuovamente in Italia.
Per queste imprese viene decorato con la medaglia di bronzo, ed è la prima di una serie infinita di onorificenze, a cominciare da quella dell'ottobre 1944 dove, ferito gravemente, resta al fronte nonostante le sue pessime condizioni di salute.
E' ancora convalescente quando viene chiamato a sostituire il comandante della "compagnia B", nel 1945.
Nello stesso anno, quando lascia il servizio attivo, il conflitto è ormai concluso.
Nel 1950 è nominato Capitano della Guardia Nazionale e nel 1956 è Maggiore.
Settimanali come "Life" gli dedicano copertine e tutto il mondo parla di lui.
E' ormai un uomo popolarissimo, e grazie anche al successo conseguito in guerra, è facile prospettare per lui un futuro anche in altri campi, ed effettivamente le proposte da Hollywood non tardano ad arrivare.
Debutta nel cinema nel 1948 nei panni guarda caso di un giovane soldato in "Codice d'onore", al fianco del "divo del momento" Alan Ladd, cui segue la parte di un giovane balordo in "Gioventù spavalda".
Nella sua carriera Murphy ha preso parte a oltre 40 film, di cui ben 34 sono collocabili nel genere western.
Sulla sua vita privata esistono ben poche rivelazioni e del resto l'America è abbastanza ritrosa a esplorare il mondo personale dei suoi miti più celebrati.
Del resto, l'etichetta di "soldato più decorato della storia" gli è rimasta appiccicata fino alla fine, ma non ha prodotto certo un'esistenza serena e tranquilla: il primo, brevissimo matrimonio con l'attice Wanda Hendrix finì presto, e stando alle rivelazioni della consorte, l'attore dormiva sempre con una pistola sotto il cuscino e aveva sovente terribili incubi, frutto di tutto l'orrore e la violenza che era stato costretto a vivere in guerra.
Dalla prima moglie non ebbe figli.
Più fortunato il secondo matrimonio, con Pamela Archer, la donna che gli è rimasta accanto fino alla morte, e che gli ha dato due figli, Terry e James.
Audie Murphy visse comunque spesso nel ricordo delle esperienze in guerra, a cui dedicò un libro, "All'inferno e ritorno", di grande successo, e che diventò nel 1955 un film da lui stesso interpretato.
Fu anche un discreto compositore country, come dimostrano i suoi (rari) interventi canori e la sua firma in almeno 17 canzoni, fra cui la celebre "When the wind blows in Chicago", scritta nel 1962 insieme all'amico e musicista Scott Turner.
Nel 1971, a soli 47 (o 48?) anni, l'attore morì tragicamente in un incidente aereo.
Proprio lui, sopravvissuto alle medaglie e alle trincee di una guerra vera.
L'ATTORE
Chiamarsi Audie Murphy significava poter entrare nel mondo dello spettacolo con grande facilità, indipendentemente dall'aspetto fisico o dalle capacità artistiche.
Del resto però, Murphy sarebbe stato già un improbabile soldato e invece diventò il più celebrato soldato della storia.
Non era certamente un uomo piacente, però poteva assicurarsi un ruolo di tutto rispetto grazie alle particolari doti (o ai difetti) del suo aspetto insolito e poco carismatico.
Fu il famoso James Cagney a proporgli di diventare una star del western, fors'anche per allontanare la sua immagine di war hero, ed effettivamente si rivelò una buona idea.
Anche se i film a cui partecipò non erano certo tutti memorabili, il volto di Murphy - con la sua bassa statura e la faccia da eterno bambino - ricordava molto da vicino i grandi eroi del western del cinema muto.
In anni in cui il western era in mano a registi come Howard Hawks e John Ford, c'erano anche outsider di lusso, come l'eccellente Anthony Mann, e il sottovalutato Budd Boetticher, recentemente rivalutato.
Fu proprio Boetticher a dare l'occasione a Murphy di interpretare un primo ruolo veramente interessante, quello di Billy The Kid, nel suo "Bill il sanguinario" (1950).
I personaggi di Murphy non si discostavano molto dai clichè dell'epoca: per qualche anno rivestì soprattutto parti di innocente traviato da cattive compagnie, di uomo sfortunato e di fuorilegge senza causa, e soltanto nelle non numerose pellicole belliche egli sfruttò ampiamente la sua esperienza personale al servizio del cinema.
Anche un grande autore come Don Siegel, convinto di farne un personaggio hemingwaiano, non riuscì a valorizzarlo in un film come "Agguato ai carabi", terza trasposizione cinematografica del romanzo di hemingway "Avere o non avere". Per quanto l'interpretazione di Murphy non sia affatto inferiore a quella di Bogart o di John Garfield, il film non è affatto riuscito e fa rimpiangere "Acque del sud" e "Golfo del Messico".
Tuttavia, egli si dimostrò spesso all'altezza e dimostrò di essere un attore di talento, soprattutto grazie a John Huston, che lo diresse nel suo atipico western "Gli inesorabili" (1959), con AUDREY HEPBURN e BURT LANCASTER.
Audie Murphy fu anche produttore esecutivo del suo ultimo film, liberissima trasposizione del mito di Jesse James, intitolato profeticamente "A time for dying" (t.l. "Il tempo di morire"), un film di cui andava molto fiero e che non ebbe, neanche dopo la sua tragica morte, alcuna distribuzione.
Un discorso a parte meritano i suoi film bellici.
"La prova del fuoco" (1951) fu il primo dei due film che interpretò per John Huston, e oggi è giustamente ritenuto un classico del genere.
Fu - a detta dello stesso Huston - un progetto molto travagliato, tagliato di parecchie sequenze, forse per lo spirito antimilitarista di Huston o per il testo originario che molti temevano potesse incidere negativamente sull'immagine "eroica" di Murphy.
Nonostante contenga straordinarie sequenze, il film che vediamo nelle cineteche o in vhs è un complemento frammentario della pellicola originale.
La tormentata genesi del film è raccontata da Lilliam Ross nel suo vendutissimo "Picture" e la stessa storia è stata ripresa per il piccolo schermo nel 1974.
Il film era tratto da uno dei pamphlet più allucinanti sulla guerra, "Il segno rosso del coraggio" scritto da Crane Stephen nel 1894, e racconta la storia di un ragazzo che parte nell'esercito nordista durante la Guerra Civile Americana.
I temi dell'eroismo, ma anche della paura e della "sovversione del pericolo" sono molto vicini all'esperienza umana di Murphy, ma riletti in un'ottica anti-militarista piuttosto marcata.
Il personaggio del soldato Fleming, diviso tra "coraggio" e (comprensibile) "viltà" è reso magistralmente da Murphy, tanto che è facile ipotizzare quanto questi due sentimenti/elementi, tradotti nella realtà, abbiano potuto determinare un'esistenza come la sua, fondata esclusivamente sulla scelta di "vivere" o "sopravvivere".
Nemmeno la traduzione cinematografica del romanzo di Murphy, "All'inferno e ritorno" può definirsi un vero film di propaganda bellica, ma per gli spettatori uniti dall'idealismo corrente è facile individuare solo la "bellezza tragica" di esperienze personali che lasciano comunque il segno, per sempre.
Lontano dai contesti bellici e dalle praterie del west, Murphy si è spesso trovato a disagio: ha interpretato pochi altri film di valore ("L'ultimo fuorilegge" ed un altro western, "Passaggio di notte" con JAMES STEWART) ed è apparso talvolta fuori contesto (nello spionistico "Un americano tranquillo", 1957, dal romanzo di Graham Greene).
Spesso è stato ingiustamente relegato come attore di serie e niente più.
Del resto, però, come dimostra la sua ultima prova (mai distribuita), egli aveva intenzione forse di mettere in discussione forse per sempre il suo Mito, che oggi rappresenta un po' un perno e un forte limite alle sue capacità espressive e caratteriali.
EPILOGO
Onestamente, ciò che oggi resiste della fama di Audie Murphy è soprattutto la sua attività di soldato e di pluridecorato "eroe di guerra", la fondazione a suo nome, le tante pubblicazioni che rivelano le sue imprese, lo spettro che aleggia tra i cortometraggi di "perché combattiamo" o nei film di Eastwood, dove viene rivelata l'amara verità di una Vittoria Umana, al cui termine esiste soprattutto un punto definitivo, sancito dall'inadeguatezza della vita atta a "sacrificarsi" per qualcosa di molto più effimero di quanto sembri: la gloria.
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Biografia a cura di kowalsky - ultimo aggiornamento 19/09/2007
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