Atletico, possente e muscoloso, sorriso aperto e coinvolgente in un viso da canaglia, seppe plasmare la sua fisicità in una serie di ruoli molto diversi tra loro, dimostrando sempre grande duttilità ed ecletticità, sfiorando spesso la perfezione recitativa ed assurgendo al ruolo di icona del cinema mondiale, di star capace di riempire lo schermo come pochissimi hanno saputo e sanno fare.
Nato povero ad Est Harlem, un quartiere residenziale di New York decaduto poi a ghetto, il 2 novembre 1913, Burton era il quarto dei cinque figli di un impiegato delle poste.
Frequenta la DeWitt Clinton Hight School e si diploma nel 1930 poi, grazie alle sue qualità sportive, viene ammesso al college.
Rimasto folgorato dalla visione di "Il segno di Zorro" con Douglas Fairbanks e dalle eccezionali qualità acrobatiche dell'attore (restò un giorno intero al cinema dove lo proiettavano), abbandona gli studi per dedicarsi alla sua grande passione: fare l'acrobata.
Per questo motivo assieme al suo amico d'infanzia, Nick Cravat, fonda il duo acrobatico 'Lang & Cravat', esibendosi come trapezista nello spettacolo itinerante del Kay Brother Circus.
Dopo dieci anni di vita circense, nel 1941 durante un'esibizione a Saint Louis l'infortunio ad un polso lo costrinse ad abbandonare il lavoro.
Costretto a trovarsi un'altra occupazione iniziò a fare vari mestieri, prima come commesso ai grandi magazzini, poi come addetto in una fabbrica di refrigeratori ed infine presso la biglietteria per una serie di concerti organizzati dalla CBS.
Chiamato a fare il militare durante la seconda guerra mondiale, viene destinato ai servizi speciali e spedito dapprima in Nord Africa poi in Italia.
Entra così a far parte del cast dello spettacolo di rivista 'Stars and Gripes', messo in scena e rappresentato sui varti fronti, allo scopo di tenere alto il morale dei soldati impegnati nelle azioni di guerra.
L'approccio fortuito con il mondo del cinema avvenne subito dopo il congedo, nell'estate del 1945.
Successe un giorno mentre si recava a trovare la sua futura seconda moglie, Norma Anderson, segretaria di un famoso produttore radiofonico.
In ascensore viene dapprima notato e poi avvicinato da un agente teatrale che, credendolo un attore, gli offrì una parte in una commedia di Broadway, "A Sound of Hunting".
Sarà questa l'occasione che cambierà per sempre la sua vita: proprio mentre è impegnato sui palcoscenici di Broadway incontra Harold Hecht che, diventato suo agente oltre che fraterno amico, lo introduce ad Hollywood dove, in breve, viene consacrato star di alcuni classici e intramontabili gangster movies.
Il suo primo film, "I GANGSTERS", di Robert Siodmak, considerato oggi uno dei migliori noir degli anni '40, è tratto da un racconto di Ernest Hemingway ("Gli uccisori"), che, per una volta, riuscì ad apprezzare la trasposizione cinematografica di un suo libro.
L'esordiente attore, con a fianco una sensuale AVA GARDNER al suo primo ruolo importante, impersona un ex pugile che, costretto a lasciare la boxe, entra a far parte della banda di un gangster e si innamora della donna del capo. Questi, per punizione, ordina a due killer di farlo fuori, ma il delitto viene scoperto da un agente delle assicurazioni che riesce, con le sue indagini, a portare a galla la verità .
Per il giovane attore è il successo, immediato e strepitoso, al punto che le difficoltà economiche diventano solo un triste ricordo del passato.
Il secondo film interpretato da Lancaster nel 1947 è "FORZA BRUTA", che rappresenta anche l'ultimo lavoro hollywoodiano di Jules Dassin, prima che la crociata anticomunista del senatore McCarthy non costringesse il regista al forzato esilio in Europa.
Nell'indiscusso capolavoro del genere carcerario l'attore è un detenuto del carcere di Westgate. Vessato da un sadico capo delle guardie, organizza, insieme ad un gruppo di altri prigionieri, una fuga destinata a finire in una carneficina, non prima però di aver fatto precipitare nel vuoto il sadico carceriere.
Dello stesso anno sono "FURIA NEL DESERTO" e "LE VIE DELLA CITTÀ". Nel primo, un noir di Lewis Allen, l'attore interpreta un poliziotto innamorato di un'irrequieta bionda, che gli preferisce un gangster fascinoso ma violento; nel secondo, ancora un noir ma di Byron Haskin, è un ex detenuto per rapina che, uscito di prigione e scoperto che il suo vecchio complice (Kirk Douglas) è diventato direttore di un night club di lusso, decide di vendicarsi di questi con l'aiuto dalla cantante del locale.
Con questi suoi primi lavori, l'attore riesce a definire perfettamente il suo primo personaggio: quello di un eroe dall'animo fondamentalmente buono, che le vicissitudini della vita costringono a compiere azioni riprovevoli e gesti malvagi.
Nel tratteggiare questo ruolo, Lancaster si dimostra talmente a suo agio che riesce a competere alla pari con personaggi dello spessore di un Humprey Bogart o di un ROBERT MITCHUM o di Alan Ladd che, all'epoca, furoreggiavano sugli schermi di tutti i continenti.
Nel 1948 lo ritroviamo in un film di Irving Reis, "ERANO TUTTI MIEI FIGLI", tratto dall'omonimo dramma di Arthur Miller, in cui interpreta il ruolo del figlio di un cinico industriale che, quando scopre che il padre ha venduto materiale bellico scadente durante la seconda guerra mondiale, causando la morte di molti soldati, trova la forza di ribellarsi all'avidità del genitore.
Successivamente torna al genere noir, prima con "PER TE HO UCCISO", di Norman Foster, dove interpreta il ruolo di un marinaio in fuga per aver ucciso accidentalmente un uomo durante una rissa; poi con "IL TERRORE CORRE SUL FILO", di Anatole Litvak, dramma di una donna bloccata a letto da una malattia (Barbara Stanwyck), che intercetta una telefonata da cui scopre che il marito (Lancaster) ha intenzione di ucciderla.
Altri due lavori nel 1949: "LA CORDA DI SABBIA", di William Dieterle e "DOPPIO GIOCO", di Robert Siodmak.
Nel primo, un piccolo capolavoro del genere avventuroso, dalle esotiche e torbite atmosfere, e con alcune scene cult come lo scontro a pugni nudi tra le sabbie del deserto tra l'avventuriero e il poliziotto, illuminati solo dai fari di una jeep, Lancaster incarna un avventuriero che torna in Sudafrica per recuperare i diamanti nascosti e vendicarsi del poliziotto che lo aveva torturato, ma durante il viaggio incontra una ballerina in cerca di fortuna, capace di riscattarsi per amore.
Nel secondo, un film cupo e disperato, tratto dal romanzo di Don Tracy, in cui il regista ha modo di privilegiare i suoi temi preferiti come l'ossessione amorosa, la freddezza della violenza, il fatalismo che condiziona le azioni degli uomini, l'avvilimento dell'uomo debole e passionale, Lancaster ha il ruolo di un uomo ancora innamorato della ex moglie, che lo ha abbandonato per un gangster. Pur di riconquistarla si unisce allora alla banda del nuovo marito, con l'intenzione di impadronirsi del malloppo e fuggire insieme alla donna amata, ma il destino ha deciso diversamente.
Inizia il 1950 con la commedia agrodolce, "L'IMPRENDIBILE SIGNOR 880", di Edmund Goulding, in cui è l'agente incaricato di scoprire l'identità di un imprendibile falsario per bisogno.
Poi, intelligentemente, intuendo il declino del genere noir, rimette in discussione il suo personaggio, e l'eroe tormentato e sconfitto diventa l'allegro furfante dei film d'avventura o l'eroe positivo dei film western, dimostrando anche in questi generi un innato talento, che, con il passare del tempo, riesce ad affinare e perfezionare sempre più.
Il primo lavoro di questo nuovo filone è "LA LEGGENDA DELL'ARCIERE DI FUOCO", di Jacques Tourneur, in cui recita anche il suo vecchio amico del periodo circense, Nick Cravat.
Il film, ambientato nella Lombardia medievale (ricostruita negli studios in puro stile hollywoodiano) è la storia di un capopopolo che guida la rivolta contro un conte germanico, che gli ha anche rapito il figlio, riuscendo a sconfiggerlo grazie all'aiuto della nipote dell'usurpatore.
Ricostruita dal regista in occasione del film, la coppia acrobatica Lancaster/Cravat,fa scintille, al punto che l'anno successivo anche Robert Siodmak la impiega nel film, "IL CORSARO DELL'ISOLA VERDE", con risultati, se possibile, anche maggiori.
Il film di Siodmak, l'ultimo successo del regista tedescoamericano, venne girato a Ischia e narra di un capitano in un'isola dei Caraibi che si schiera a fianco dei ribelli per sconfiggere gli emissari di un tirannico sovrano.
Movimentato e coloratissimo, il film è una rivisitazione in chiave farsesca del genere cappa e spada ed inventa, per merito del regista, un diciottesimo secolo di armi tecnologici e futuristici.
Segue, con "PELLE DI RAME", di Michael Curtiz, un intermezzo melodrammatico, con la storia di un 'diverso', a disagio nel mondo dei bianchi.
Il 'diverso' è l'atleta pellerossa Jim Thorpe che, alle olimpiadi di Stoccolma 1912, vinse pentathlon e decathlon, ma le sue vittorie furono annullate quando si scoprì che aveva giocato come professionista in una lega minore. La successiva discesa dell'atleta nell'inferno dell'alcolismo, dovuta alla morte improvvisa del figlio, viene sconfitta grazie all'aiuto della moglie e dell'allenatore amico che lo aveva scoperto.
Il primo film del genere western, del 1951, è "LA VALLE DELLA VENDETTA", di Richard Thorpe; l'attore vi sostiene il ruolo del figlio assennato di un ricco ranchero. Mal sopportato e odiato dallo scapestrato fratellastro, viene da questi accusato, presso i vendicativi fratelli della donna che lui stesso ha messo incinta, come il vero responsabile della violenza.
Altro melodramma, tratto dal testo teatrale omonimo di William Inge, è il successivo "TORNA PICCOLA SHEBA !", di Daniel Mann, in cui due sposi in crisi (Lancaster e il premio Oscar Shirley Booth), riversano l'amore per la perduta cagnetta su una studentessa a cui hanno affittato una stanza. Ma la vitalità della ragazza e del suo fidanzato finirà per acuire la crisi della coppia e una notte l'uomo, tornato a bere, tenterà di accoltellare la moglie.
Ancora un melodramma ma di genere antimilitarista è il pluripremiato (otto Oscar tra cui quello di miglior film) "DA QUI ALL'ETERNITÀ", di Fred Zinnemann, in cui l'intensa interpretazione di Lancaster (nomination come miglior attore) gareggia con quella sofferta e nevrotica di MONTGOMERY CLIFT.
Il film, tratto dal fortunato romanzo omonimo di James Jones, che si ricorda anche per l'audace bacio sulla spiaggia tra l'attore e Deborah Kerr, ma soprattutto per la coraggiosa denuncia della corruzione, della brutalità e della meschineria dell'esercito, che suscitò non poche polemiche in quegli anni di guerra fredda, è ambientato in un comando americano alle Hawai alla vigilia di Pearl Harbor dove, tra passioni, invidie e vessazioni si incrociano i destini di una serie di personaggi diversi tra loro.
Segue un altro film di genere militare "IL SERGENTE BUM!",di Arthur Lubin, poi l'esotico "IL TRONO NERO", di Byron Haskin che ha ispirato a Hugo Pratt il personaggio di Corto Maltese. Il film, ambientato in un'isola della Micronesia del 1870, è la storia di un avventuriero che, prima sfrutta gli indigeni e assume il potere poi, con l'arrivo dei bianchi più spietati di lui, si pente e i buoni selvaggi lo riconfermano re.
Dimostrando di possedere un ottimo talento imprenditoriale, insieme ad Harold Hetch, suo agente fin dai tempi di Broadway, e al produttore James Hill, Lancaster fonda la casa di produzione 'Hetch-Hill- Lancaster Co' con la quale realizzerà alcuni film memorabili da lui interpretati, ma soprattutto "MARTY", che nel 1955 vinse un inaspettato Oscar come miglior film.
Il primo film prodotto e interpretato da Lancaster è "L'ULTIMO APACHE", di Robert Aldrich, che anticipa la stagione dei western che guardano dalla parte degli indiani.
Qui l'attore/produttore impersona un giovane e irriducibile indiano Masai che non accetta la sconfitta di Geronimo e assieme alla fedele moglie continua la sua battaglia contro i bianchi.
Con questo film Robert Aldrich, al suo esordio nel genere western, non racconta solo la storia di un ribelle, ma si cimenta nello studio e nell'analisi dell'indivuduo nei suoi rapporti con la società. [cit. Lourcelles]
Anche il successivo, folgorante western, "VERA CRUZ", di Robert Aldrich è co-prodotto e interpretato da Lancaster, in coppia con Gary Cooper. I due, nei guai e in conflitto tra loro, nel Messico del 1866, durante la rivolta contro Massimiliano d'Asburgo accettano di scortare fino a VERA CRUZ la carrozza di una contessa, senza minimamente immaginare che dentro vi è nascosto un ingente carico d'oro.
Nel 1955 decide di cimentarsi nella regia e realizza un buon western, "IL KENTUCKIANO", di cui, oltre la storia di un boscaiolo vedovo con figlio che durante il viaggio di trasferimento dal Kentucki al Texas si ferma a metà strada perchè ha trovato una nuova moglie, si ricorda l'epico duello con Walter Matthau (al suo esordio), l'uno a pugni nudi, l'altro con la frusta per i tori.
Sempre nel 1955 si adegua alla passionalità di ANNA MAGNANI (al suo primo lavoro americano che le fruttò il premio Oscar) e insieme interpretano il dramma tratto dall'opera di Tennessee Williams, "LA ROSA TATUATA", di Daniel Mann. L'attore vi sostiene il ruolo di un singolare personaggio (con una rosa nera tatuata sul petto) che, in un piccolo paese del sud degli Stati Uniti, riesce a far dimenticare ad una piacente vedova italoamericana il ricordo ossessivo per il defunto marito.
Accanto ad un'altra partner di gran classe (KATHARINE HEPBURN) interpreta il successivo "IL MAGO DELLA PIOGGIA", di Joseph Anthony, nel ruolo di uno strano predicatore che, nelle assolate e siccitose campagne del sud-ovest degli Stati Uniti, promette la pioggia e affascina una piacente zitella, se non ci si mettesse il vicesceriffo che vuole arrestarlo per truffa.
Memore dei suoi trascorsi circensi, nel 1956 produce e interpreta il melodramma "TRAPEZIO", di Carol Reed, in cui, accanto ad un'altra diva italiana (Gina Lollobrigida) interpreta il personaggio di un trapezista rovinato da una caduta, che cerca trasmettere la sua tecnica ad un giovane allievo, ma la loro intesa finirà per incrinarsi a causa di una bella acrobata, dalle scarse qualità ma disposta a tutto pur di far carriera.
Belle ed emozionanti le scene acrobatiche, girate al Cirque d'Hiver di Parigi, dove l'attore si è fatto doppiare soltanto in pochissime sequenze.
Insieme a Tony Curtis (il suo allievo di "TRAPEZIO") nel 1957 interpreta (e produce) il drammatico "PIOMBO ROVENTE", di Alexander Mackendrick, una analisi crudele sulla corruzione e l'onnipotenza nel mondo dei mass media, mentre insieme a Kirk Douglas, suo grande amico di sempre, in "SFIDA ALL'O.K. CORRAL", di John Sturges, incarna un intenso Wyatt Earp, lo sceriffo che con l'aiuto dell'ex medico Doc Hollyday, farà giustizia della famiglia dei malvagi Clanton.
Già portato sugli schermi da John Ford ("Sfida infernale"), il famoso episodio della storia del West dà l'occasione al regista di realizzare un film molto accurato, che esalta l'umanità (dello sceriffo) e l'amicizia virile (dell'ex medico alcolista e giocatore) e agli interpreti di disegnare i caratteri dei rispettivi personaggi con notevole intensità espressiva ed eccezionale caratterizzazione scenica.
Nel bellico "MARE CALDO" di Robert Wise, del 1958, Lancaster è il vice del capitano di un sottomarino (CLARK GABLE) con cui entra in conflitto caratteriale, durante la ossessiva caccia a un sottomarino tedesco condotta da quest'ultimo durante la seconda guerra mondiale.
Seguono "TAVOLE SEPARATE", di Delbert Mann, sulle avventure di un gruppo di villeggianti nella modesta pensione di un villaggio turistico, e "IL DISCEPOLO DEL DIAVOLO", di Guy Hamilton, dalla commedia di G.B. Shaw, su un episodio della storia della rivoluzione americana.
Due lavori che precedono l'unico l'Oscar conquistato da Lancaster nel 1960 con il film "IL FIGLIO DI GIUDA", di Richard Brooks, per l'ispirata interpretazione del ruolo di Elmer Gantry, straordianario e comunicativo, ma anche cinico leader della missione revivalistica guidata da una suora di cui è innamorato.
Con "GLI INESORABILI", di John Huston, sempre del 1960, Lancaster torna al western e salva la mezzosangue AUDREY HEPBURN dagli indiani Kjowa che ne pretendono la restituzione dalla famiglia che l'ha allevata; poi, desideroso di esplorare sempre nuovi ruoli, passa al genere giudiziario e ne "IL GIARDINO DELLA VENDETTA", di John Frankenheimer, è un avvocato idealista che si batte per salvare dalla sedia elettrica un giovane portoricano.
Nel 1961 affronta uno dei suoi ruoli più complessi: quello del giudice nazista, Ernest Janning, uomo probo ma irrimediabilmente compromesso con il regime, e per questo rinviato a giudizio nel processo di Norimberga del 1948, nel drammatico e forte "VINCITORI E VINTI", di Stanley Kramer, con un cast stellare, tra cui spiccano Spencer Tracy, MONTGOMERY CLIFT, MARLENE DIETRICH, Richard Widmark e Maxmilliam Shell (vincitore del premio Oscar) e due momenti indimenticabili: la testimonianza dello sconvolto Clift (sterilizzato perchè omosessuale e idiota secondo la difesa, perchè figlio di un comunista secondo l'accusa) e la proiezione dei filmati autentici girati nei campi di concentramento.
Straordinariamente convincente, e una delle migliori, la prova di Lancaster ne "L'UOMO DI ALCATRAZ", ancora di John Frankenheimer, storia di Robert Stroud, prima imprigionato e poi condannato all'ergastolo con l'aggravante dell'isolamento per aver ucciso un secondino che, nella solitudine della sua cella, comincia a studiare gli uccelli diventando una delle massime autorità nel campo.
Dopo il piccolo cameo (travestito da vecchia) ne "I CINQUE VOLTI DELL'ASSASSINO" di John Huston, e il ruolo del rigido pediatra che lavora in un istituto per la rieducazione dei bambini handicappati nel film di John Cassavetes "GLI ESCLUSI", Lancaster interpreta la parte del principe Fabrizio di Salina ne "IL GATTOPARDO", di Luchino Visconti, e dà vita ad un altro dei suoi ruoli più memorabili, riuscendo a calarsi, con straordinaria aderenza e perfetta padronanza scenica, nei panni rigidi e austeri di un personaggio, tutto sommato lontano dal suo mondo e dalla sua cultura.
Tratto dal testo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il film che, grazie al regista, conserva lo spirito scettico e amaro del romanzo, è ambientato nella Sicilia al tempo dell'arrivo dei garibaldini, ed è la storia del principe di Salina che, fiutato il mutare dei tempi lascia che il suo amato nipote Tancredi si arruoli volontario nell'esercito regolare e si fidanzi con una ragazza non nobile ma ricca.
Alla notizia che gli ultimi garibaldini ribelli sono stati fucilati Tancredi esulta, mentre il principe riflette sull'imminenza della fine sua e del suo mondo.
Fedele nella ricostruzione storica e sfarzoso nella rappresentazione della Sicilia borbonica, il film si ricorda anche per le belle scene di massa e per la sequenza conclusiva del ballo sulle note, arrangiate da Nino Rota, di un valzer inedito di Giuseppe Verdi.
Smessi gli abiti patrizi del principe siciliano, Lancaster indossa la divisa militare del capo di stato maggiore, generale Scott, nel triller politico "SETTE GIORNI A MAGGIO", di John Frankenheimer, in cui, in contrasto con la linea politica del Presidente degli Stati Uniti, che ha firmato l'accordo di disarmo con l'URSS, progetta un colpo di stato che sarà sventato grazie all'intuito del fido colonnello Casey (Kirk Douglas).
Quinto dei sei film che la coppia Lancaster/Douglas ha girato insieme, il film esalta la vittoria delle colombe sui falchi, ed è stato rifatto nel 1994 col titolo "Complotto alla Casa Bianca".
Ne "IL TRENO", intensissimo thriller bellico, sotto la direzione ancora di John Framkenheimer, Lancaster interpreta, invece, il ruolo di un ispettore ferroviario a cui viene affidato il compito di bloccare con ogni mezzo un convoglio, che un colonnello nazista in ritirata ha riempito di opere d'arte trafugate a Parigi, con l'intenzione di trasferirle in Germania.
Successivamente, 1965, fa il contrabbandiere di whisky nel western comico-grottesco "LA CAROVANA DELL'ALLELUIA", di John Sturges; poi, ne "I PROFESSIONISTI", l'esperto di esplosivi ingaggiato da un ricco americano, insieme ad altri tre uomini (un veterano dell'esercito, uno specialista di cavalli ed un esperto cacciatore) per liberargli la moglie, rapita da un rivoluzionario messicano, per scoprire poi che in realtà dietro il rapimento si nasconde una tormentata storia d'amore.
Il film del regista Richard Brooks, che contiene tutti gli ingredienti del classico western, in realtà racconta le disillusioni e le amarezze di quattro eroi che scoprono sulla loro pelle che la vita è molto più complessa e le verità non sono sempre quelle che ci appaiono, ma nascondono spesso uno straordianrio coacervo di menzogne e inganni.
Decisamente più leggero (ma solo in apparenza, perchè sotto un velo di humor si nasconde una morale sul razzismo molto più profonda di quella che il film lascia trasparire) è l'avventuroso e picaresco "JOE BASS L'IMPLACABILE", di Sydney Pollack, in cui Lancaster è costretto a barattare le sue pelli con uno schiavo nero, ma poi si butta all'inseguimentio di chi gli ha imposto quel baratto, trascinandosi dietro il suo riluttante compagno.
Straordinario è poi l'assolo di Lancaster in "UN UOMO A NUDO", di Frank Perry, sulla parabola metaforica di un cinquantenne in crisi; a cui segue l'interpretazione del cinico e insensibile maggiore Falconer nel bellico "ARDENNE '44: UN INFERNO", di Sydney Pollack.
Sedici anni dopo "Da qui all'eternità" Lancaster ritrova Debora Kerr ne "I TEMERARI", di John Frenkenheimer: lui è il capo di una compagnia di paracadutisti acrobati, lei la moglie frustrata dell'uomo nella cui casa di una cittadina del Kansas la troupe viene ospitata in attesa di un'esibizione.
Inevitabile, per lei, il confronto tra il coraggio della libertà degli acrobati con la meschinità della sua vita familiare, dai molti condizionamenti accettati supinamente. Emozionamte e bellissima la scena del 'breve incontro' tra i due protagonisti.
Con "AIRPORT", di George Seaton, nel ruolo del comandante del boeing a bordo del quale un folle fa esplodere una bomba suscitando il terrore tra i passeggeri, nel 1970 Lancaster inaugura il filone aereo- catastrofico che produrrà, negli anni seguenti, tre sequel tutti meno avvincenti del film di Seaton.
Poi torna al western, il suo genere preferito, e interpreta, in "IO SONO LA LEGGE", di Michael Winner, un ostinato uomo di legge, che affronta l'ostilità degli abitanti di una cittadina del west, pur di riuscire a incarcerare i responsabili di una sparatoria in cui è rimasto ucciso un uomo; mentre nel successivo "IO SONO VALDEZ", di Edwin Sherin, è un vecchio poliziotto di origine messicana, che costringe un allevatore a risarcire la donna apache a cui ha ucciso il marito; nel terzo, infine, "NESSUNA PIETÀ PER ULZANA", di Robert Aldrich, è un vecchio scout che, insieme ad una piccola pattuglia di cavalleria, dà la caccia agli apache del feroce Ulzana, fuggiti da una riserva.
Undici anni dopo "IL GATTOPARDO", Lancaster torna a lavorare con Luchino Visconti in "GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO", un'altra amara riflessione del grande maestro italiano sulla decadenza della cultura occidentale.
Nel film, Lancaster è un anziano professore che ha deciso di chiudersi al mondo e di ritirarsi nella quiete della sua casa, in compagnia dei suoi libri e dei suoi quadri. Ma commette l'errore di affittare alcune stanze del suo palazzo ad una ricca donna che, sotto le apparenze perbeniste, nasconde una natura volgare e depravata, tanto da tenere banco alla sua giovane figlia nei suoi incontri particolare a tre, che questa organizza in compagnia di due bei giovanotti.
Dapprima turbato e disgustato, il professore ben presto rimane affascinato dalla vitalità dei giovani e, comprendendo che i soli libri non gli bastano più, decide di cercare l'amicizia dei ragazzi.
Anche se non ha la forza visiva de "IL GATTOPARDO", il penultimo film di Visconti è, come sempre, curatissimo nella confezione scenografica, e l'attore americano è perfettamente a suo agio nei panni del vecchio intellettuale un po' misogino, debole e facilmente circuibile.
L'attore lavorerà ancora in Italia: nel 1976 sarà Alfredo Berlinghieri padre in "NOVECENTO ATTO I", di Bernardo Bertolucci, sulle vicende di due giovani nati il primo giorno del 1900 (il figlio dei ricchi proprietari terrieri e quello della famiglia di contadini che lavora per loro), vivranno parallellamente tutte le vicende del loro privato (amicizie, amori) e del loro politico (impegno politico, avvento del fascismo) sullo sfondo degli avvenimenti di cento anni di storia italiana con al centro l'inizio delle lotte di classe soffocate dall'avvento del regime fascista; mentre nel 1981 ne "LA PELLE", di Liliana Cavani (tratto romanzo omonimo di Curzio Malaparte), sarà il generale Cork, comandante la quinta armata americana, che, nel 1943, liberò Napoli dall'occupazione nazifascista.
Il film, che conserva gli episodi sensazionalistici del libro, come la sirena bollita, i marocchini pedofili, le orge gay e l'uomo schiacciato dal carrarmato, dà l'occasione alla regista di raccontare, sullo sfondo di un episodio della seconda guerra mondiale, più i vizi che le virtù del nostro Paese; ancora nel 1987 si fa dirigere da Giuliano Montaldo nel film "IL GIORNO PRIMA", su quindici volontari che si offrono per un esperimeto di sopravvivenza in un rifugio antiatomico, salvo che la guerra nucleare scoppia davvero.
Altri lavori a cui l'ormai maturo attore ha preso parte:
"L'UOMO DI MEZZANOTTE", un giallo abbastanza macchinoso, di cui l'attore è anche regista (insieme a Roland Kibbee).
"BUFFALO BILL E GLI INDIANI", di Robert Altman, in cui interpreta il ruolo dello scrittorfe Ned Buntline, che, deciso a scrivere storie sul west, fece uscire il cow boy sterminatore di bisonti dall'anonimato facendolo diventare una leggenda vivente.
"LA LUNGA NOTTE DI ENTEBBE", di Marvin J. Chomsky, su un episodio della guerra arabo-israeliana, quando un gruppo di guerriglieri palestinesi dirottò un aereo israeliano in volo verso Parigi, facendolo atterrare nell'areoporto di Entebbe, in Uganda. I dirottatori vennero tutti uccisi e gli ostaggi liberati da una squadra speciale fatta giungere nell'aeroporto africano direttamente da Israele. Lancaster interpreta il ruolo di Simon Perez, all'epoca primo ministro israeliano.
"MOSÈ", di Gianfranco De Bosio, versione cinematografica del kolossal girato per la televione.
"CASSANDRA CROSSING", di George Pan Cosmatos, ambizioso film catastrofico fantapolitico, ricco di star ma povero di spessore, su un treno infestato da un virus sparso da un terrorista, e dirottato verso un ponte pericolante.
"L'ISOLA DEL DOTTOR MOREAU", di Don Taylor, un horror fantascientifico su un naufrago che sbarca su un'isola sperduta nell'oceano, su cui vive il dottor Moreau che conduce i suoi esperimenti su come trasformare gli animali in uomini.
"ULTIMI BAGLIORI DI UN CREPUSCOLO", di Robert Aldrich, dove interpreta un ex generale che si impossessa di una base atomica per costringere il presidente degli Stati Uniti a rendere noto un documento top secret che spiega le vere ragioni della guerra in Vietnam. Film fantapolitico di un regista da sempre sensibile all'incubo atomico.
"VITTORIE PERDUTE", di Ted Post, su una pattuglia di soldati americani e sudvietnamiti massacrati nella giungla dai Vietcong, e dell'unico superstite che si interroga sulle ragioni della 'sporca guerra'.
"ZULU DAWN", di Douglas Hickox, su un gruppo di guerriglieri zulu del Natal del 1878, che, sottovalutati dai soldati inglesi, ne attirano 1300 in una trappola e li massacrano.
"ATLANTIC CITY, USA", di Louis Malle, in cui affronta con grande trasporto emotivo, il ruolo di un anziano traffatore che memore dei trascorsi di un tempo, aiuta una commessa di Atlantic City, sconvolta dall'arrivo dellex marito con una partita di cocaina rubata alla mafia. Film struggente e malinconico con un grande Lancaster. Cinque nomination ma nessun Oscar; Leone d'oro a Venezia.
"BRANCO SELVAGGIO", di Lamont Johnson, piacevole western su due ragazzine che scappano da casa e si uniscono alla banda di Doolin Dalton, risollevandone le sorti.
"LOCAL HERO", di Bill Forsyth, fiaba ecologica su un giovane inviato da un magnate texano del petrolio sulle coste scozzesi per trattare la costruzione di una raffineria. Incantato dalle bellezze del luogo e dalla furbizia dei residenti non riuscirà a portare a termine la missione.
"OSTERMAN WEEKEND", ultimo film di Sam Peckinpah, girato con la consueta intelligenza registica, su un agente agente della CIA che convince un giornalista che i suoi amici sono spie sovietiche, trasformandogli così un tranquillo weekend in un inferno.
"DUE TIPI INCORREGGIBILI", di Jeff Caney, settimo film in coppia con Kirk Douglas, in cui interpretano due gangster che, dopo trent'anni di galera non riescono ad integrarsi nel mondo che trovano molto cambiato. Decidono così di ritentare la rapina al treno per la quale erano stati imprigionare e poi scappare in Messico.
"IL SOGNO DEL MARE", di Daniel Petrie, su un patriarca che in occasione del suo settantesimo compleanno viene raggiunto nella sua casa di Long Island dalle quattro figlie con fidanzati, mariti e prole. Saranno proprio i bambini che riusciranno ad entrare, più di tutti, in sintonia col vecchio, cercando di rimettere in sesto una barca abbandonata da regalare al nonno.
La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 1989 a fianco di Kevin Kostner in "L'UOMO DEI SOGNI", di Phil Alden Robinson, mentre per la televisione ha continuato a lavorare partecipando a diversi film e serie tv, alcuni anche di produzione italiana.
Colpito da un ictus nel 1990, da cui non si è più ripreso, si spegne il 20 ottobre 1994.
È stato sposato tre volte: la prima con June Ernst dal 1935 al 1946; la seconda con Norma Anderson dal 28/2/1946 al luglio 1969; e infine con Susan Martin dal 1991 fino alla morte di lui.
Diventato attore per la sua prestanza fisica, Burt Lancaster ha saputo farsi leggittimare interprete dai massimi autori del cinema internazionale e divo dalle platee di tutto il mondo.
Nessuno come lui è stato capace di aderire ai vari personaggi, restando sempre, fino alla tarda età, ai massimi livelli e suscitando sempre la stessa simpatia e la stessa ammirazione che solo un divo fuoriclasse come lui sa suscitare.
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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 22/08/2007
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