Elegante, colto, affabile, ma anche duro e strenuo difensore dei valori della giustizia e della morale conservatrice.
Sono queste le diverse sfaccettature caratteriali di James Stewart e le particolarità più accattivante della sua personalità che, al di là della sua bravura, colpiscono più immediatamente lo spettatore.
Ma anche ed indubbiamente un attore completo, dotato di una naturalezza recitativa eccezionale, il che lo avvicina al grande pubblico degli spettatori e ne fa l'interprete perfetto per incarnare gli ideali del 'new deal' rooseveltiano (fede nella democrazia americana, condanna del conformismo, fiducia nell'uomo della strada), l'eroe impregnato dei grandi ideali della Nazione, ingenuo in buona fede, incredulo di fronte alle ingiustizie e alle malvagità.
James Stewart, alto, segaligno, fisico tutt'altro che atletico, compare nel firmamento hollywoodiano quando la Mecca del cinema è al massimo del suo splendore, diventando in breve uno dei più quotati rappresentanti della fabbrica dei sogni: l'uomo medio americano in cui milioni di persone si identificano perchè incarna alla perfezione l'utopia del 'sogno americano', il prototipo del buon padre di famiglia che sa essere, all'occorrenza, capace di nobili e grandi imprese.
Nato a Indiana, in Pennsylvania il 20 maggio 1908, Jimmy, come veniva affettuosamente chiamato, si laurea in architettura all'Università di Princeton nel 1932.
Al tavolo da disegno, però, preferisce le tavole del palcoscenico ed entra a far parte di una celebre compagnia teatrale dell'epoca, la University Players, diretta da Joshua Logan.
Con l'avvento del sonoro nel cinema, siamo alla fine degli anni venti, molte carriere (come ricorda lo stesso Stewart in "C'ERA UNA VOLTA HOLLYWOOD", un film agiografico che, montando sequenze di un centinaio di film, costituisce una sorta di antologia del genere musical), finirono dall'oggi al domani perchè occorrevano attori che sapessero parlare, e gli studios, per adeguarsi, si misero a cercarli tra gli attori di teatro.
"Ecco", ricorda ancora Stewart, "io ero uno di quelli, uno dei tanti arrivati ad Hollywood in cerca di fortuna".
E l'avrà, non subito, ma l'avrà.
Scritturato dalla MGM nel 1935, fa il suo esordio cinamatografico, dopo aver girato alcuni documentari, con un ruolo secondario nel film "ULTIME NOTIZIE", di Tim Whelan.
Al film d'esordio segue un altro ruolo da non protagonista in "DOPO L'UOMO OMBRA", di W.S. van Dyke II e un'altro ancora in "GELOSIA" di Clarence Brown, i cui principali interpreti sono CLARK GABLE e Jeane Harlow
Il lungo tirocinio prosegue poi con la commedia "LA PROVINCIALE" di William A. Wellman, con una particina in "TROPPO AMATA" di Clarence Brown e con la commedia "NATA PER DANZARE", in cui si vide assegnare un ruolo di ballerino cantante, lui che non sapeva nè cantare nè ballare.
Ancora altri ruoli da non protagonista nel '37 e nel '38, fino a quando Frank Capra non gli assegna la parte di protagonista nella commedia "L'ETERNA ILLUSIONE", sull'amore contrastato, ma a lieto fine, tra il figlio di un banchiere newyorkese e una ragazza che vive in un quartiere che proprio il banchiere vorrebbe comprare per costruirvi una fabbrica di armi.
Il film ottiene un grosso successo (Oscar come miglior film e migliore regia) e regala a Jimmy Stewart la tanto sospirata popolarità; tanto che, dice l'attore, "dopo quel film la gente cominciò a riconoscermi per strada".
I film succesivi, "CUORI UMANI", di Clarence Brown, "RITORNA L'AMORE", di John Cromwell e, soprattutto, "QUESTO MONDO E' MERAVIGLIOSO" di W.S. van Dyke II, contribuiscono ad accrescere ulteriormente la sua notorietà.
Ma è ancora Frank Capra che lo avvicina definitivamente al grande pubblico, facendone in breve il divo più acclamato della fabbrica dei sogni.
Siamo nel 1939 e il film è "MR. SMITH VA A WASHINGTON".
Mr. Smith è l'uomo della strada, onesto, ottimista, portatore dell'"utopia morale" americana, colui per il quale "le cause perse sono le sole per le quali vale la pena di combattere". Considerato un soggetto plasmabile viene fatto eleggere senatore dal governatore Taylor che lo vuole usare come uomo fantoccio per i suoi loschi affari. Rivelatosi però inutilizzabile viene accusato di illecito, ma con l'aiuto dalla sua segretaria, riuscirà a provare la sua innocenza e darà a tutti una lezione di moralità.
Nel western atipico, sempre del 1939, "PARTITA D'AZZARDO" di George Marshall, Stewart è accanto a MARLENE DIETRICH, ed è lui che, mite e disarmato, saprà guidare la rivolta di una cittadina del west contro la banda di un baro che spadroneggia in città, e conquistare il cuore della cantante di saloon.
Intanto la seconda guerra mondiale è gia cominciata ed Ernest Lubitsch per esorcizzarla gira una commedia ottimistica e sentimentale, "SCRIVIMI FERMO POSTA", in cui Stewart interpreta il commesso del negozio 'dietro l'angolo' che intrattiene una corrispondenza romantica, fermo posta, con una sconosciuta, senza immaginare che la destinataria delle sue missive è la sua collega di lavoro.
Segue, sempre nel '40, un filmetto di routine, "NON E' TEMPO DI COMMEDIA", di William Keighley.
Ma i venti di guerra ben presto cominciano a soffiare anche al di là dell'oceano, ed anche se l'America è ancora neutrale, la MGM decide di prendere posizione contro Hitler e stabilisce di girare il dramma di propaganda antinazista, "BUFERA MORTALE" affidandone la regia a Frank Borzage, che adatta un romanzo di Phyllis Bottom su sceneggiatura del tedesco Paul Hans Rameau, che si cela sotto lo pseudonimo di Andersen Ellis, per paura di rappresaglie, da parte delle SS, contro la madre rimasta in Germania.
Il film, molto importante per il momento storico, è la storia della tragedia della famiglia ebreo/tedesca dei Roth, nel momento della conquista del potere da parte di Hitler.
Il capofamiglia morirà in un campo di concentramento, la vedova cercherà rifugio in Austria, e la figlia, tentando di espatriare clandestinamente, aiutata proprio da Stewart, verrà uccisa da una fucilata delle SS guidate dal suo ex fidanzato.
Nel 1940 gira anche "SCANDALO A PHILADELPHIA", di George Cukor, che rappresenta la sua consacrazione definitiva in campo internazionale.
Il ruolo del reporter che riesce a domare una ricca e neodivorziata ereditiera, una splendita KATHARINE HEPBURN, e a ricondurla dal marito, CARY GRANT, ancora innamorato di lei, gli fa vincere il premio Oscar come miglior attore protagonista.
A dimostrazione dell'affetto e della riconoscenza filiale, regala al padre la statuetta appena vinta, che la terrà esposta per venticinque anni, nella vetrina del suo negozio di ferramenta a Indiana.
Nel 1941 è protagonista, insieme a LANA TURNER, Hedy Lamarr e Judy Garland del fantasmagorico "LE FANCIULLE DELLA FOLLIA", di Robert Z. Leonard, sulle avventure e gli amori di tre ragazze scritturate dalle Ziegfeld Folies.
Ma il 7 dicembre 1941 l'aviazione giapponese bombarda Pearl Harbor e gli Stati Uniti entrano ufficialmente in guerra.
James Stewart, che già un anno prima aveva deciso di arruolarsi, convince l'addetto al reclutamento a non tener conto del suo peso, inferiore alla norma, indossa la divisa e parte per il fronte.
E sotto le armi il mite James Stewart si fa veramente onore, raggiungendo il grado di generale di brigata, il più alto in campo militare, per meriti di guerra.
Subito dopo il congedo torna a Hollywood e immediatamente Frank Capra gli offre l'occasione d'oro della sua carriera: il ruolo dell'aspirante suicida in "LA VITA E' MERAVIGLIOSA".
Giudicato all'epoca un lavoro della fase calante di Capra, oggi invece, rivalutato dalla critica, viene considerato uno dei più grandi film della cinematografia americana e uno dei più complessi del regista. La pellicola, nella quale si fondono in modo perfetto commedia, dramma e fantasia, è la storia del mite e probo George Bailey che, trovandosi sull'orlo della bancarotta pensa di suicidarsi. Ma un angelo di seconda categoria, che deve conquistarsi le ali dissuadendo un suicida, lo convince a desistere facendogli vedere come sarebbe il mondo senza di lui.
Seguono un'altra serie di commedie come "LA CITTA' MAGICA", di William Welmann; "DEVI ESSERE FELICE", di H. C. Potter; "LA STRADA DELLA FELICITA'", di King Vidor e Leslie Fenton e un noir, "CHIAMATE NORD 777", di Henry Hathaway che aggiungono lustro alla sua carriera, tanto da essere considerato uno dei personaggi più amati d'America.
Alla fine degli anni quaranta, Stewart diventa l'incarnazione dell'eroe hitchcockiano per eccellenza: l'uomo qualunque in situazioni eccezionali.
Egli sa rappresentare la suspence con una tale naturalezza come se facesse parte di sè, permettendo al maestro del brivido di far affiorare la paura sul suo volto e nel suo corpo, consentendo così agli spettatori in cerca di emozioni di elucubrare compiutamente le proprie angosce esistenziali.
Il primo dei film hitchcockiani di James Stewart è "NODO ALLA GOLA", del 1948, un thriller ispirato ad un fatto reale di cronaca nera, in cui interpreta il ruolo dell'ex professore di due giovanotti dalle intuibili pulsioni omosessuali, che strangolano un compagno di università per il puro gusto del brivido, 'come uno di quegli atti gratuiti legittimi alle intelligenze superiori', come uno degli assassini giustifica all'altro il delitto. Nel corso di una serata-party sarà proprio il professore, a intuire la terribile verità e a smascherare gli assassini, non prima di essere stato accusato dai due di aver legittimato l'omicidio con le sue lezioni al college, in cui esaltava la relatività tra giustizia e crimine
Nel corso della sua carriera saranno complessivamente quattro i film che l'attore girerà con Hitchcock: dopo il citato "NODO ALLA GOLA", verranno "LA FINESTRA SUL CORTILE" ('54), "L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO" ('56) e "LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE" ('58), tutti pietre miliari del cimema mondiale e straordinari esempi dell'arte e del genio visionario del regista londinese.
Nel 1949, il 9 agosto, a quarantuno anni, James Stewart sposa Gloria Hatrick McLean, ex modella divorziata e madre di due bambini, conosciuta ad un ricevimento in casa di Gary Cooper.
Il matrimonio, allietato dalla nascita di due gemelle, durerà fino alla morte di lei, avvenuta nel 1994.
Negli stessi anni in cui rappresenta magistralmente l'inconscio collettivo nei film di Hitchcock, Stewart è anche l'interprete eccezionale dei western problematici e innovativi di Anthony Mann.
Saranno complessivamente cinque i film che l'attore della Pennsylvania girerà con Mann dal 1950 al 1955: "WINCHESTER '73"; "LA' DOVE SCENDE IL FIUME", "LO SPERONE NUDO", "TERRA LONTANA" e "L'UOMO DI LARAMIE".
Nel frattempo, però, James Stewart aveva girato nel 1949 il bellico "MALESIA", di Richard Thorpe e il biografico "IL RITORNO DEL CAMPIONE", di Sam Wood sulla vita di un campione di baseball, il quale dopo aver perso una gamba tornò a giocare, grazie alla sua forza di volontà.
In questo film, purtroppo, Stewart soffiò il posto a Ronald Reagan che per la delusione lasciò la recitazione e intensificò la sua azione politica che lo porterà a diventare, prima governatore della California e poi, nel gennaio 1981, Presidente degli Stati Uniti d'America.
In "WINCHESTER '73" Stewart insegue per tutto il west l'uomo che gli ha rubato il prezioso fucile e per tentare di vendicare l'uccisione del patrigno, salvo scoprire poi che l'assassino è il fratellastro.
Dopo l'esperienza con Mann l'attore si cimenta nella commedia brillante con "LA FORTUNA SI DIVERTE", di Walter Lang; poi è protagonista della fantasia comica "HARVEY", di Henry Koster, in cui disegna il suo personaggio tipico di allampanato sognatore nella cui ingenua immaginazione vive un grosso coniglio bianco parlante.
Un altro western è "L'AMANTE INDIANA", di Delmer Davis; una storia vista dalla parte dei pellerossa, in cui Stewart è un ex soldato che si prodiga per riportare la pace tra bianchi e indiani, rimettendoci, però, la moglie riamasta uccisa in un agguato, ma riuscendo a portare a termine la missione.
Nel 1952 è protagonista di "CARABINA WILLIAMS" di Richard Thorpe, storia dell'inventore di un nuovo e fortunato tipo di fucile, ideato nella cella di una prigione durante un periodo di ingiusta detenzione.
Fa parte poi del cast del kolossal di ambiente circense di Cecil B. De Mille "IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO", in cui interpreta il ruolo di un clown sotto le cui mentite spoglie si cela un ex medico ricercato per un caso di eutanasia.
Il secondo dei cinque western che Stewart gira con Anthony Mann è il suggestivo "LA' DOVE SCENDE IL FIUME", sul tema del riscatto morale, in cui Stewart è un ex avventuriero che, deciso a cambiare vita, guida una carovana di pionieri in marcia verso l'Oregon, ma deve fare i conti con un altro avventuriero come lui che non ha nessuna intenzione di redimersi.
Seguono altri due film con Mann: il primo, "LA BAIA DEL TUONO" è un dramma che parla di una comunità di pescatori di gamberi che tentano di impedire che nel 'loro' mare venga installata una piattaforma per l'estrazione del petrolio; l'altro è il western "LO SPERONE NUDO", forse il migliore dei cinque western del sodalizio Mann/Stewart, in cui ai classici temi western si intrecciano introspezioni psicologici sull'avidità umana e sul dualismo buono-cattivo. La storia è quella di un cacciatore di taglie che riesce a catturare, con l'aiuto di un vecchio cercatore d'oro e un ex ufficiale disertore, un fuorilegge, il quale cerca di vendicarsi seminando zizzania fra i tre uomini e trasformando il viaggio in una sorta di incubo, dove i ruoli spesso si capovolgono, le certezze perdono i loro contorni e la bontà non è insita dell'idealismo ma poggia sulla necessità.
Nel 1954 c'è il ritorno con Hitchcock che lo affianca a GRACE KELLY nel thriller "LA FINESTRA SUL CORTILE". La pellicola, che più di qualsiasi altra dimostra la grandezza del maestro nel rappresentare la suspence, racconta di un fotoreporter che, quando si ritrova costretto all'immobilità, nel suo appartamento, a causa di una gamba ingessata, comincia a spiare con il teleobiettivo la vita dei vicini, da una delle sue finestre che dà sul cortile. Quando sospetta un assassinio nell'appartamento di fronte, chiede l'aiuto della sua bella e altolocata fidanzata, e insieme scopriranno una serie di eventi equivoci che culmineranno in uno dei finali più mozzafiato della storia del cinema.
A proposito dell'accusa di voyeurismo cinematografico rivolto a Hitchcock in questa occasione, così il regista si difende: 'Scommettiamo che nove persone su dieci, se vedono dall'altra parte del cortile una donna che si spoglia prima di andare a letto o semplicemente un uomo che mette in ordine la sua stanza, non riescono a trattenersi dal guardare? Potrebbero distogliere lo sguardo dicendo 'Non mi riguarda', potrebbero chiudere la persiane, e invece non lo fanno, stanno lì a guardare.'
Terminate le riprese, Anthony Mann lo scrittura per il ruolo del protagonista nel biografico "LA STORIA DI GLENN MILLER", che rcconta la vita del grande musicista jazz, scomparso nel corso della II guerra mondiale, a causa dell'abbattimento per errore dell'aereo sul quale viaggiava, durante un trasferimento da Parigi a Londra.
Immediatamente dopo, ancora insieme, James Stewart ed Anthony Mann girano uno dei massimi capolavori western di tutti i tempi, "TERRA LONTANA", in cui l'attore perfeziona il suo personaggio di cow boy introverso, tenace e dolente.
Il suo ruolo è quello di un mandriano che, deciso a diventare ricco, vende in Alaska il suo bestiame. Con i soldi della vendita e con l'aiuto di una cantante di saloon e della figlia del medico, passa la frontiera e in Canada acquista una miniera d'oro. Quando torna in città con l'oro, gli scagnozzi dello sceriffo tentano di derubarlo e uccidono il suo aiutante, costringendolo così ad armarsi per porre fine ad una situazione di illegalità e violenza che da tempo incombeva sui cittadini.
Decisamente un western ricco ed innovativo che giustifica l'entusiasmo di chi lo ha definito 'Il più bel film americano'.
Il quinto ed ultimo western di Mann interpretato da James Stewart è "L'UOMO DI LARAMIE", anch'esso indiscusso capolavoro del genere che contiene e riassume tutti i grandi temi cari al regista , come la violenza, l'ossessione della vendetta, la fatalità del destino.
Nel film Stewart giunge in una cittadina del Nuovo Messico per vendicare l'uccisione del fratello. Quì, dopo aver sconfitto lo strapotere del boss locale e del suo arrogante figlio, scoprirà colui ha venduto i fucili agli apache, responsabili del massacro del fratello.
Sempre per la regia di Mann interpreta ancora "AQUILE NELL'INFINITO". Ambientato al tempo della guerra fredda, nel film Stewart interpreta il ruolo di un giocatore di baseball che, quando viene richiamato sotto le armi, diventa esperto pilota delle famose 'fortezze volanti'.
L'anno successivo, 1956, l'attore è di nuovo alla corte di Hitchcock per girare il thriller "L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO". Rifacimento dell'omonimo film del 1934, sempre di Hitchcock, James Stewart e Doris Day, che qui lo affinca, interpretano una coppia di americani in vacanza in Marocco. Nel mercato di Marrakech assistono all'uccisione di una spia francese e, per questa ragione gli viene rapito il figlioletto. Convinti che sia stato portato in Inghilterra, si precipitano a Londra dove vengono coinvolti in una spirale di spionaggio internazionale, omicidi e violenze, via via sempre più ingarbugliata, a mano a mano che si avvicinano alla verità.
La celebre canzone 'Que serà, serà' che accompagna la scena cruciale vinse l'Oscar come miglior motivo musicale.
Appassionato di aviazione, nel 1958 viene scritturato da Billy Wilder per interpretare in "L'AQUILA SOLITARIA", il ruolo del trasvolatore atlantico, Charles Lindberg impegnato nell' impresa, riuscita, di trasvolare l'oceano senza scalo, dall'America a Parigi, durante la quale, ripercorrendo le tappe della sua vita, scopre in sè una inaspettata fede religiosa.
Contemporaneo è il western minore, ma non per questo meno bello, "PASSAGGIO DI NOTTE", di James Neilson, sul difficile e drammatico conflitto tra due fratelli.
Sempre nel 1958 torna alla commedia romantica con "UNA STREGA IN PARADISO", di Richard Quine, poi Hitchcock lo reclama per "LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE". Il quarto e ultimo film hitchcockiano di Stewart, che è anche il più angosciante dei film del re del brivido, è la storia di un poliziotto che soffre di vertigini che viene incaricato da un suo ex compagno di scuola perchè sorvegli sua moglie che manifesta manie suicide. Innamoratosi della donna, la sua fobia gli impedirà di far si che si butti da un campanile. Scoprirà sulla sua pelle che la verità non sempre è quella che appare. Strepitosa e coinvolgente la scena nella quale, per dare allo spettatore la sensazione delle vertigini di cui soffriva Stewart, Hitchcock inventa la combinata della carrellata avanti e della simultanea zoomata all'indietro.
Nel film successivo "SONO UN AGENTE F.B.I.", del 1959, di Mervyn LeRoy, Jimmy Stewart è un agente federale che alla fine della sua carriera passa in rassegna gli episodi più significativi della sua carriera e della sua vita privata. Trent'anni di storia americana e un volto, quello di James Stewart, ideale per incarnare alla perfezione 'l'American Way of Life'.
Contemporaneo è il giudiziario "ANATOMIA DI UN OMICIDIO", di Otto Preminger, in cui vediamo l'attore indossare i panni di un avvocato che difende in giudizio un tenente accusato dell'omicidio del violentatore della moglie. Un'accurata analisi, tutta premingeriana, dell'ambiguità della realtà e del primato della parola sulla giustizia.
Segue nel 1960 il modesto film di guerra "TEMPESTA SULLA CINA", di Delbert Mann, e nel 1961 il bel western di John Ford "CAVALCARONO INSIEME", in cui interpreta il ruolo di uno sceriffo impegnato nella missione di ritrovare alcuni bianchi rapiti anni addietro da una tribù di comanche.
Sempre di John Ford è il western crepuscolare e amaro "L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY WALLACE", del 1962. Il film, che si svolge tutto tra le pareti di una cucina e di un ristorante, a dimostrazione che il genio di un regista non ha bisogno per esplicarsi che di pochi, piccoli elementi, narra la storia del presunto uccisore del bandito Liberty Wallace, divenuto senatore, grazie alla riconoscenza della popolazione, a spese del vero autore dell'impresa, che ha deciso di non rivelarsi per amore della donna che ha sposato il senatore.
Pure del 1962 è l'altro western,"LA CONQUISTA DEL WEST", a cui Stewart dà il suo apporto nella corale partecipazione di alcuni fra i più famosi artisti, allora all'apice delle loro carriere.
Diretto da tre registi (Henry Hathaway, John Ford e George Marshall) il film è la storia di tre generazioni di una famiglia di pionieri all'epoca della 'conquista del west', dai primi insediamenti alla corsa all'oro, dalla battaglia di Shiloh alla costruzione della ferrovia verso il Pacifico, alle lotte per l'affermazione della giustizia.
L'anno successivo lo ritroviamo impegnato in una commedia divertente, "PRENDILA E' MIA", sulle disavventure di un padre preoccupato per la figlia ribelle, al punto da seguirla, quando si reca a Parigi per motivi di studio.
Nel 1964 è Wyatt Earp in "IL GRANDE SENTIERO", l'ultimo western che John Ford girò come atto riparatore verso i pellerossa che, 'non dovevano apparire più come dei selvaggi che combattono senza ragione, ma perchè confinati in una regione malsana dell'Oklahoma', che quindi si mettono in marcia per tornare alla terra dei loro antenati.
Di tutt'altro genere è "ERASMO IL LENTIGGINOSO", una commedia di Henry Koster, in cui Stewart è il padre del ragazzo che a otto anni è già un genio della matematica e stravede per Brigitte Bardot.
Ne "IL VOLO DELLA FENICE", di Robert Aldrich vediamo Stewart nei panni del pilota di un aereo precipitato nel deserto del Sahara, dove i superstiti, dopo aver superato i contrasti iniziali, riusciranno a ripartire a bordo di un trabiccolo costruito assemblando i rottami.
Ancora un western e ancora un ruolo da cowboy nel 1966 in "RANCHO BRAVO", di Andrew V. McLaglen; poi due film nel 1968. "L'ORA DELLA FURIA", di Vincent McEveety e "BANDOLERO", ancora di Andrew V. McLaglen; due western non eccezionali girati nel periodo in cui il genere cominciava a declinare, e prima che, a 61 anni suonati, non decidesse di tornare sotto le armi.
Infatti, deciso sostenitore della presenza USA in Vietnam, nel '68 si arruola nell'USA A.F., l'aviazione americana e si reca nel sud-est asiatico dove partecipa ad alcune missioni con i bombardieri B52, al confine con la Cambogia.
Tutto questo nonostante che nel conflitto perda la vita uno dei suoi figliastri.
Congedatosi dall'esercito torna ad Hollywood e insieme ad Henry Fonda (suo vecchio amico conosciuto agli esordi della carriera, al tempo della compagnia teatrale di Joshua Logan), interpreta la commedia western "NON STUZZICATE I COW BOY CHE DORMONO", di Gene Kelly, una parodia western in cui due vecchi cowboys ricevono in eredità un bordello ma non riescono a trasformarlo in albergo perchè la popolazione vi si oppone.
Segue nel 1971 "L'UOMO DINAMITE", di Andrew V. McLaglen e nel 1876 un western crepuscolare di Don Siegel, "IL PISTOLERO", con alcune vecchie glorie, come John Wayne, Lauren Bacal e lo stesso James Stewart, che ormai non possono più nascondere le rughe.
L'anno successivo partecipa assieme ad uno stuolo di attori di rango al film "AIRPORT '77", di Jerry Jameson. Il film del genere avio-catastrofico, inaugurato alcuni anni prima da "Airport", seguito poi dal secondo episodio "Airport 75", narra delle difficili operazioni di salvataggio dell'equipaggio di un lussuoso aereo privato su cui è avvenuto un atto di sabotaggio. Il film sarà poi seguito dal quarto e ultimo episodio intitolato "Airport 81".
Nel 1978 , assieme a ROBERT MITCHUM, è fra gli interpreti del poliziesco "MARLOWE INDAGA", di Michael Winner, in cui è proprio lui, vecchio generale in pensione, che incarica l'affascinante detective privato (che via via aveva avuto le sembianze di HUMPHREY BOGART, George Montgomery, Elliot Gould, e sarà interpretato nell'ultimo episodio da un invecchiato James Caan), perchè scopra chi ricatta sua figlia.
E' questo l'ultimo film interpretato dal prolifico e longevo vecchio leone (anche se apparirà ancora in un film giapponese, "AFURIKA MONOGATARI", in vari telefilm e serie Tv e presterà la voce a Wylie Burp nel cartoon "FIVEL CONQUISTA IL WEST") che con i suoi settantasette film in quarantatre anni di carriera ha fatto diventare eroe l'uomo comune, riuscendo sempre a dare al suo pubblico ciò che il pubblico si aspettava da lui.
Nel 1985 ottiene l'Oscar alla carriera.
Muore d'infarto a 89 anni a Los Angelers, il 2 luglio 1997.
Sarà ricordato per il suo sorriso un po' amaro e per aver reso il 'sogno americano' alla portata di tutti; ma anche perchè, al contrario delle nuove leve, tormentate e maledette, ha rappresentato la regola, la sicurezza, la fiducia.
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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 06/07/2006
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