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Miranda, diciassettenne che vive sola da quando il padre è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, si ritrova a fare da madre al proprio genitore, fissato con un antico tesoro nascosto che vuole ritrovare a tutti i costi.
Al giorno d'oggi, cosa desidera più di ogni cosa una diciassettenne? Un motorino, magari un fidanzatino, un paio di scarpe nuove, un biglietto per il concerto del suo cantante preferito, un viaggetto con gli amici o cose di questo genere. Ma la protagonista di questo delizioso e delicato film è diversa da tutte le altre sue coetanee, e suscitando un certo senso di tenerezza e di compassione nello spettatore, ci mostra che la cosa che più desidera al mondo è una lavastoviglie, in modo da non dover lavare anche i piatti dopo ore e ore di lavoro al McDonald's.
Un passaggio narrativo molto importante, quello in cui si ferma a rimirare estasiata l'elettrodomestico, ma anche un momento di grande riflessione che ci fa comprendere in un attimo le difficoltà e la personalità di questa figura, forse già vista cinematograficamente parlando, ma sicuramente molto ben delineata e tra l'altro ben impersonata dalla bravissima Evan Rachel Wood, che di strada ne sta facendo parecchia.
Non è da meno il grande Michael Douglas, che si cimenta in un ruolo un po' distante dagli uomini di successo che ha quasi sempre interpretato, personificando la follia (ma è poi vera follia?) e l'alienazione di un uomo con disturbi bipolari della personalità, che dopo due anni di ospedale psichiatrico ritorna a casa da sua figlia non ancora maggiorenne, ma che sorprendentemente manda avanti la baracca da sola.
Lei si rivolge a lui chiamandolo Charlie e lui, nonostante i suoi problemi psichici (che nel corso della pellicola però ci sembrano sempre meno visibili), continua a desiderare di essere chiamato papà, mostrandoci un barlume di normalità in mezzo alle stramberie del suo modo di comportarsi (un po' ruffiana, al riguardo, la scena in cui alla fine Miranda tra le lacrime lo chiama papà).
Ma Charlie a fare il padre (ma poi cosa vuol dire "fare" il padre, non si dovrebbe "essere" semplicemente padre?), non ci riesce proprio perché ha deciso che la sua missione di vita, quella che lo porterà a sentirsi vivo, a sentirsi finalmente utile, è quella di ritrovare un antico tesoro spagnolo, seguendo le direttive di un vecchio diario del 1600, scritto da tale padre Torres, da lui letto e riletto in ospedale.
A Miranda, la cui vita tranquilla e ordinaria è stata sconvolta dal ritorno del padre, non resterà altro che accondiscendere ai voleri di questo, nonostante l'iniziale riluttanza. La ragazza infatti, nonostante le apparenze che sembrano suggerire un certo astio nei confronti di questa figura paterna inesistente, ci tiene molto a quell'uomo che quando era piccola le ha insegnato le cose a modo suo e vuole che si senta realizzato, che finalmente ritrovi se stesso, per poi forse ritrovare anche lei.
Ed è così che i due si cimenteranno nella ricerca quasi assurda di questo tesoro nascosto e giungeranno, grazie anche all'aiuto di un vecchio amico jazzista di Charlie (che durante la sua vita ha cercato in vari modi di trovare se stesso, passando per il jazz e per altri strambi progetti, compreso il suo fulmineo matrimonio), ad un grande magazzino sotto le cui fondamenta dovrebbe trovarsi il fantomatico tesoro.
In fondo la caccia al tesoro di questa pellicola (segnata dalle annotazioni del diario di padre Torres che a volte prendono vita grazie alle immagini del diario stesso che si animano e ci raccontano il cammino dei gesuiti del 1600) è solo un pretesto per raccontare questo intenso e particolare rapporto padre-figlia, che crescerà proprio grazie alla collaborazione per la ricerca dell'oro nascosto e che porterà entrambi ad una piena consapevolezza dei sentimenti provati l'uno per l'altro.
In sostanza potrebbe sembrare un assunto alquanto retorico, ed in certi punti sicuramente lo è, ma quello che lo contraddistingue è proprio la maniera in cui viene raccontato (escludendo alcune sequenze che insistono quasi fastidiosamente a voler strappare la risata, come il barbecue col datore di lavoro di Miranda), in un giusto equilibrio, seppur non sempre perfetto, tra dramma e commedia.
Non cerca di strappare la lacrima questo "Alla scoperta di Charlie" e nemmeno di far valere nessuna tesi; racconta solo semplicemente e genuinamente il percorso formativo di due personaggi molto lontani, ma inconsapevolmente anche molto vicini.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 30/04/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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