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Il detective Taylor Kwon (Sung Kang) arriva a New Orleans per indagare sull'assassinio di un politico locale. Le indagini lo portano fino a Jimmy Bobo (Sylvester Stallone), killer di professione, sospettato di essere l'esecutore dell'omicidio.
Nonostante le divergenze deontologiche e caratteriali, i due sono costretti a fare squadra per incastrare Morel, mandante dell'omicidio e responsabile della morte del partner di Jimmy, Louis Blanchard. Keegan, spietato e pericoloso killer al soldo di Morel, ha un conto aperto con Jimmy e decide di colpirlo nel suo unico punto debole...
La carriera di Stallone è in una fase auto celebrativa e, probabilmente, conclusiva. La parabola discendente è cominciata da un pezzo, ma ancora non è conclusa e la sensazione è che, proprio come Rocky, Sly sia l'unico a poter decidere quando e come scendere dal ring. Con "Jimmy Bobo" Stallone conferma di avere ancora qualche carta da giocare, se messo di fronte alla giusta sceneggiatura e nelle mani di un regista esperto come Walter Hill.
"Jimmy Bobo - Bullet to the Head", tratto da una graphic novel di Alexis Nolent, al contrario di film come "I Mercenari", ha infatti una solidità strutturale che gli conferisce una insperata dignità. Pur restando pienamente nel solco del buddy movie anni Ottanta alla "48 Ore" (non a caso film dello stesso Walter Hill), "Jimmy Bobo" ha un ritmo e una freschezza sorprendenti.
La trama è piuttosto lineare, il finale abbastanza scontato: il punto di forza del film è nei dialoghi e nell'umorismo, ben dosato e mai veramente banale. Almeno, non ai livelli cui ci hanno abituato gli action degli ultimi anni. Soprattutto, non c'è mai alcun riferimento metacinematografico (che spesso questi film si concedono, giocando con lo status di superstar dei loro protagonisti). Walter Hill sa perfettamente di dirigere un film di puro intrattenimento, ma lo fa con la massima serietà possibile.
Il personaggio di Jimmy Bobo è un'interessante variazione sul classico tipo Stallone (il rude dal cuore d'oro e dal pugno d'acciaio). Jimmy Bobo ha la lingua lunga e la battuta pronta, è un individuo pericoloso e moralmente deprecabile (ma sempre meno dei villain, s'intende), pur mantenendo i classici tratti dei personaggi cari a Sly: un passato con cui fare i conti, la propensione al sacrificio, la caparbietà e la capacità di incassare colpi di un sacco da boxe.
Sung Kang è perfetto per fare da spalla a Stallone: anonimo quanto basta, non ruba mai la scena ma risulta comunque perfettamente complementare a Jimmy Bobo.
Jason Momoa è è il più classico dei villain monodimensionali, muscoloso e arrabbiato. Va bene per il ruolo di Keegan, ma chi accusa Stallone di non saper recitare, dovrebbe prima guardare un film con Jason Momoa.
La resa dei conti tra Jimmy Bobo e Keegan è da antologia, oltre ad avere una valenza metaforica abbastanza esplicita. Che si usino i pugni, le pistole o le accette (vedere per credere...), il classico non si batte. Nei colpi portati da Sly c'è un'umanità che nemmeno il gonfiore innaturale dei muscoli non può nascondere e soprattutto che la nuova generazione di attori testosteronici non sarà mai in grado di rendere davvero.
Leo Ortolani, autore di "Rat-Man", nella sua divertentissima recensione a fumetti di Jimmy Bobo pubblicata sul suo blog, avanza un curioso (e azzeccato) paragone, sostenendo che Jimmy Bobo sia il remake di "Altrimenti ci arrabbiamo", celebre e riuscito film con Bud Spencer e Terence Hill. Se l'obiettivo di Ortolani è in primis quello di far ridere il lettore, l'accostamento al genere "birra e salsicce" della coppia Bud Spencer/Terence Hill può essere utile a capire quale deve essere l'approccio ad un film come Jimmy Bobo. Nessun sottotesto, nessuna pretesa di realismo, nessuna logica, solo intrattenimento.
Un film divertente e riuscito, con un grande Stallone in forma come ai bei tempi.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 03/04/2013 15.19.00
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