Voto Visitatori: | 6,29 / 10 (12 voti) | Grafico | |
Gli appassionati del genere bellico avranno sicuramente visto e apprezzato il mitico "Il ponte sul fiume Kwai," tratto da un romanzo autobiografico di Pierre Boulle e imperniato sulla costruzione di una tratta ferroviaria tra Birmania e Thailandia da parte di prigionieri delle armate del Commonwealth e degli Stati Unit,i durante la seconda guerra mondiale, nel breve periodo che vide in superiorità il Giappone.
Scopo della pellicola: sottolineare le condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri di guerra, che tentavano malgrado tutto di mantenere viva la loro forza d'animo.
A distanza di quasi sessanta anni "Le due vie del destino" (titolo originale "The railway man") torna a trattare quella pagina triste del secondo conflitto mondiale.
Ancora una volta la pellicola è tratta da una biografia: in questa il protagonista è Eric Lomax, interpretato in età adulta da Colin Firth e lo stesso Lomax, ancora in vita all'epoca delle riprese del film, ha voluto supervisionare la sceneggiatura.
Il film si snoda attraverso due diversi livelli temporali: è l'Eric ormai quasi sessantenne, che nel 1980 è ancora alle prese con i suoi fantasmi, che guida lo spettatore verso l'Eric ventenne prigioniero dei giapponesi, torturato ma ancora fieramente saldo nei suoi principi.
Le scene sulla prigionia di Eric e degli altri commilitoni, impiegati nell'inutile opera della costruzione della cosiddetta ferrovia della morte, come venne soprannominata per l'altissimo numero di caduti ( il titolo originale si rifà all'impiego che Eric ebbe durante la sua prigionia, ma anche alla passione che l'uomo ha sempre avuto per i treni), sono crude e realistiche, sicuramente di maggior impatto rispetto al già citato "Ponte sul fiume Kwai" che, pur occupandosi della medesima situazione drammatica, stemperava di fatto la tragedia vissuta dai prigionieri britannici, grazie anche alla gradevole e allegra marcetta "Colonel Bogey March", ma anche (come d'uopo per la cinematografia dell'epoca) più che "mostrare" lasciava intuire o supporre, affidando agli attori e ai dialoghi il compito di gestire il film.
"Le due vie del destino", per le due diverse ambientazioni e per i diversi attori che interpretano lo stesso personaggio, può quasi essere visto come un film nel film: bellico ed epico nei flashbacks del periodo birmano e più malinconico ed esistenzialista nella parte affidata a Firth e a Nicole Kidman, misurata ma poco presente protagonista femminile.
Interessante anche se disturbante a tratti la parte bellica, noiosa e lenta la parte "contemporanea", la vicenda spiazza lo spettatore nell'inaspettata piega che prende con l'incontro tra vittima e carnefice, occorso a quasi quaranta anni di distanza. Denuncia sull'inutilità di tutte le guerre, ottimo documento, per un pubblico esigente e preparato.
Commenta la recensione di LE DUE VIE DEL DESTINO sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/09/2014 11.28.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio