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Brevissimo corto della Deren che sperimenta con un montaggio fluido, tramite il ballo e questo movimento lineare, cambiando più volte l'ambientazione senza spezzare il movimento, il ballerino passa da degli esterni a degli interni, e poi viceversa, tagliando al punto giusto per dare una sorta di continuità di movimento, ma non vi è questo fenomeno solo tra una scena e l'altra, quanto anche all'interno dello stesso spazio, con l'alternanza tra i dettagli e piani più larghi, l'opera fa della fluidità la sua forza, carino.
Durata irrisoria, sperimentazione avviata forse più nel contenuto che nella tecnica di filmare, o perlomeno, diciamo che abbiamo visto di meglio e di peggio; la cosa è puramente relativa. "A study for coreography in camera" dovrebbe restare inaccessibile, solo così potrebbe essere arte pura. A parte tutti i possibili discorsi artistici, Maya Deren con questo cortometraggio non può essere giudicata in modo integrale. Opera di analitica, una sorta di work in progress , curiosità e poco altro per il critico. La valutazione è prettamente simbolica, nel nome dell'approfondimento e della conoscenza resta giusto vedere, captare e "giudicare" con un voto, ma le discussioni ai piedi di "A study for coreography in camera", un vero frammento di potenziale esperimento, non partono proprio.
La geniale Deren in un lavoro che riflette un incredibile elemento unificatore di equilibrio identificato dai movimenti eleganti del danzatore che,attraverso il montaggio sperimentale,si sposta in luoghi differenti portandovi egli stesso equilibrio e simmetria. Molto interessante.
Esperimento abbastanza riuscito di coniugare il movimento della macchina da presa, il montaggio cinematografico (soprattutto) e la danza raffiguta in luoghi e contesti diversi senza perderne la fluidità dei singoli movimenti.