come play - gioca con me (2020)

Interessante horror sul tema delle nuove tecnologie e di come esse, se da una lato ci consentono di essere sempre "vicini" agli altri in quanto tutti interconnessi, dall'altro ci separano dal punto di vista umano, rendendoci di fatto più soli, trasformando le vere relazioni in qualcosa di più liquido, instabile e superficiale. Molti amici virtuali, ma nessun amico reale. Una condizione di solitudine che genera il meccanismo del gatto che si morde la coda – ci si sente ancora più soli, e si cerca di colmare la propria solitudine buttandosi ancor di più sui social network, il che ci rende ancora più soli, e così via.
Un ambiente virtuale di aridità e solitudine, ambiente ideale in cui può incubarsi e proliferare Larry…
Già oggetto di un cortometraggio, non voglio spoilerare chi o cosa sia Larry, ma soltanto evidenziarne l'aspetto metaforico.
E' fuor di dubbio che le nuove tecnologie e l'interconnessone abbiano migliorato moltissimo sia la vita della collettività che quella del singolo. Tuttavia, come accade per tutte le cose, ci sono anche i lati negativi – è ovvio, banalmente anche un coltello è una perfetta invenzione, ma se lo usi per uccidere qualcuno allora non lo è più. Lo stesso dicasi per internet.
Larry è l'aspetto peggiore del mondo virtuale: è il Male che si finge Bene, è il nemico che si finge amico per sostituirsi ai veri amici, il finto protettore che si sostituisce ai genitori, il bugiardo che si sostituisce alla verità, la finta ancora di salvezza, falsamente accogliente, che vuole inglobarti e rapirti anziché salvarti.

Funziona tutto bene, le recitazioni abbastanza buone, quel che però eccelle sono le rappresentazioni grafiche - ovvero la storia dei Mostri Incompresi, i disegni e le parole mettono i brividi.

Nel comesso un discreto horror, alcune scene davvero ben fatte. Mezzo voto in più per il finale. Giusta la media del sito

Non è affatto male per essere un prodotto dei giorni nostri, è commerciale ma carino, e poi volendo si può anche dare un tocco più profondo con annesso messaggio tra le righe, in quanto il vero mostro simbolicamente è l'attaccamento alle connessioni , ai social o alle diavolerie tecnologiche che ci rendono sempre più soli , chiusi, isolati e pigri. Larry mi è sembrato davvero suggestivo nelle raffigurazioni , ho trovato i disegni di Sarah Ferber molto inquietanti in misunderstood monsters.

Sentirsi soli perchè "diversi" ed avere come compagnia solo un cellulare od un tablet, gli altri bambini ti evitano ed i genitori sono incapaci di comprenderti appieno. Così si sente Oliver ed in questo stato di solitudine viene preso di mira da un mostro che proviene da un altro mondo. Il "Tall Man" è abbastanza inquietante nel suo muoversi minaccioso, diversi jumpscares ad effetto, la storia non nuova ma una sufficenza il film la merita anche per il finale decisamente toccante.

Film ingiustamente criticato.
Trattasi di un horror "commerciale" patinato, veloce e con uso abbondante di jump scares.
Malgrado ciò, riesce ad affrontare, in maniera superficiale ma accettabile, tematiche sociali che normalmente annoiano a morte (tipo in Babadook)

Prodotto dalla Amblin Come to play risente delle influenze spielberghiane del prodotto, sicuramente meno duro del Babadook della Kent per fare un esempio. Al centro ci sono relazione familiari difficili, cioè la scarsa capacità dei genitori, soprattutto la madre di relazionarsi con il figlio autistico. Non un discorso di scarsa attenzione, anzi forse le pone troppe attenzioni, ai limiti dell'ossessivo. Per cui da questa ssimmetria relazionale di sinserisce il mostro Larry, disposto a proteggere a tutti i costi il bambino, soppiantando di fatto le figure genitoriali. Un po' lento nella parte iniziale, il film cresce in maniera graduale fino ad una parte finale piuttosto buona, anche grazie a piccoli ma efficaci espedienti narrativi, come il muoversi del mostro in presenza di qualsiasi impulso elettrico.

Se il cortometraggio ( "Larry") dello stesso regista risultava tutto sommato interessante,lo stesso non si può dire della sua versione lunga.
Il film risulta piuttosto annacquato,gli spaventi prevedibili e alcuni personaggi ( gli adulti) caratterizzati in modo tremendo,resta di positivo il messaggio di critica sociale,una confezione dignitosa e la buona prova del cast ( in particolare dei più piccoli).
Si fa seguire con leggerezza fino alla fine ma difficilmente rimarrà impresso nella mente.

Una mano tesa contro la solitudine...ma se è quella di Larry, allora meglio soli che male accompagnati.
Pieno di quei clichè che il genere horror si porta dietro, COME PLAY ha però la carta del messaggio critico-sociale da giocare, anche se la realizzazione di questo fine ultimo ha delle ingenuità di fondo che sono difficili da non notare, regalando allo spettatore una visione con luci e ombre (in ogni senso).
Vero è che non ci si annoia ma il livello realizzativo fluttua tra il banale e le buone intenzioni (senza maleducazione), convincendo poco sul piano visivo ma abbastanza su quello emotivo.
Nulla di eccezionale ma neanche da bocciare in toto.

Un Babadook in versione digitale.
Si lascia seguire bene. Il finale per me è stato commovente.
Pauroso? Poco.

Horror che attraverso una classica figura mostruosa affronta il problema della solitudine dei bambini autistici, anche se il tema resta un po' sullo sfondo, puntando più su banali jump scares che su una costruzione maggiormente psicologica per inquietare lo spettatore. In definitiva, si rivela un horror modesto e poco originale.