il mondo fino in fondo regia di Alessandro Lunardelli Italia 2014
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il mondo fino in fondo (2014)

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locandina del film IL MONDO FINO IN FONDO

Titolo Originale: IL MONDO FINO IN FONDO

RegiaAlessandro Lunardelli

InterpretiFilippo Scicchitano, Luca Marinelli, Barbora Bobulova, Camilla Filippi, Alfredo Castro, Manuela Martelli, Cesare Serra

Durata: h 1.35
NazionalitàItalia 2014
Generecommedia
Al cinema nell'Aprile 2014

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Trama del film Il mondo fino in fondo

Davide e suo fratello Loris, vivono ad Agro, un paesino del nord Italia. Figli di un industriale della zona, i due lavorano nella fabbrica di passamaneria di famiglia. Davide ha diciotto anni ed è gay, Loris ha quasi trent'anni e non ha idea che suo fratello sia omosessuale, per lui l'unica cosa che conta è il calcio, anzi, l'Inter. E' proprio per seguire in trasferta la sua squadra del cuore che Loris chiede a Davide di andare con lui a Barcellona a vedere la partita. In Spagna, Davide conosce Andy, cileno ed ecologista convinto, di cui si invaghisce al primo sguardo; Andy invita Davide ad andare con lui a Santiago e il ragazzo non può fare a meno di seguirlo, abbagliato forse, dall'illusione di una fuga d'amore. Arrivato in Cile, Davide entra in contatto con un mondo a lui del tutto nuovo, fatto di lotte ecologiste e di attivisti a capo dei quali c'è Ana, l'ex-ragazza di Andy. Nonostante la delusione amorosa, Davide decide di rimanere a Santiago e di iniziare una nuova vita lontano dal provincialismo di Agro, ma non tutto va come previsto.

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Voto Visitatori:   5,40 / 10 (5 voti)5,40Grafico
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Voti e commenti su Il mondo fino in fondo, 5 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  26/12/2022 08:14:02
   5½ / 10
Ho trovato sincerità e pochi cliché nel rapporto (mondo) tra due fratelli, e Marinelli bravo... Il problema è che all'ombra dell'omosessualita' anzi a ridosso ci trovi tanto reducismo generazionale, ideologico, morale e culturale. Tutto questo vorrebbe esprimere un film che non ha il coraggio di raccontare adeguatamente anche uno solo dei temi trattati. Discrete le location

topsecret  @  22/03/2017 16:55:01
   5 / 10
Il fulcro alla base di tutto il film non è certamente originale: la voglia di liberarsi dalle catene di una vita costretta all'anonimato, nascondere la vera natura, la propria identità, in una famiglia dove il lavoro è l'unica cosa che conta e l'accettazione di se stessi e di chi vive intorno non è contemplata.
Storia che non ha grandi acuti, i dialoghi non sono incisivi, le interpretazioni non convincono, la regia fa il minimo senza nessun guizzo narrativo e il ritmo degli eventi non appare dei più fluidi, di conseguenza la visione scivola via senza coinvolgere nè interessare più di tanto, tra uno sguardo svogliato e un ghigno frivolo tra paesaggi freddi e distaccati.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  08/06/2014 12:12:26
   5 / 10
L'imbarazzante domanda che "sorge spontanea" al termine della visione di questo maldestro simil-roadmovie è: "Ma bisognava arrivare alla fine del mondo per dichiararsi gay?". Se il tema di questo film fosse stato la difficoltà di vivere scopertamente la propria omosessualità all'interno di una famiglia medio-ignorante italiana nel 2014 e se questa fosse stata una metafora per esprimerla, avremmo potuto essere di fronte a un capolavoro, invece... Purtroppo Lunardelli, indubbiamente dotato di ottima padronanza tecnica e di una notevole capacità di direzione degli attori, si prende troppo sul serio e finisce col far la figura del primo della classe che sa di esserlo (e di meritarlo), ansiosissimo di dimostrare quanto è bravo e quanto è superiore agli altri. Così cade rovinosamente nell'errore di quasi tutti i principianti: pensare alla propria opera prima come l'Opera Omnia della sua vita infilandoci tutto e il suo contrario.
Il risultato terribile è che il tema che avrebbe dovuto essere principale scivola inesorabilmente in secondo piano precipitando addirittura nel ridicolo; gli altri spunti interessanti del film (i rapporti intra-familiari, la gestione di una media azienda, la selezione sulla base della competenza della classe dirigente, il ricambio generazionale, il rapporto tra culture diverse e in particolare il comportamento dell'italiano medio all'estero, il disinteresse culturale e politico, il calcio come elemento universale di empatia ma anche di totalizzazione e annientamento culturale, l'ecologismo d'attacco, le dinamiche di gruppo, il vissuto dei sentimenti, i conti mai chiusi dai cileni con la dittatura di Pinochet) finiscono inevitabilmente per essere evocati e, al più, tratteggiati ma senza alcuna possibilità di approfondimento, sia pur minimo. Ovvio: neanche Kubrick o Antonioni o Bertolucci sarebbero stati capaci di fondere tanta materia eterogenea in una narrazione di appena un'ora e trentaquattro minuti!!! Narrativamente e cinematograficamente l'unica parte davvero riuscita del film è il personaggio dell'ambiguo tassista cileno Lucio, condensato perfetto di tutte le contraddizioni della storia di quel martoriato Paese latino-americano. Sul resto, però, è bene stendere un pietosissimo velo.
Peccato, veramente peccato: se Lunardelli avesse fato voto di umiltà e avesse scelto uno, al massimo due o tre di quei temi e li avesse sviscerati a fondo, avremmo potuto essere di fronte a un piccolo capolavoro. Tecnicamente, come dicevo, il film è pregevole: ottima la regia, la fotografia, il montaggio, le location scelte, il suono. Ottimi gli attori che, pur nella ristrettezza degli spazi entro cui potevano muoversi, hanno dato davvero il meglio di sé: Scicchitano riesce in particolare nella suprema acrobazia di dare spessore almeno ai sentimenti del suo altrimenti inverosimile personaggio, ma lo stesso si può dire di Alfredo Castro, come detto l'unico personaggio davvero riuscito bene di tutto il film. Del tutto dimenticabile invece la colonna sonora, altro limite inaccettabile per un preteso road-movie: consiglio modestamente al regista la visione di qualche film di Wenders. Decisamente insufficiente e causa di tutti i limiti e i mali della pellicola, la sceneggiatura: proprio su questa Lunardelli farebbe bene a ripassarsi le grandi lezioni dei Maestri della Commedia all'Italiana, a leggersi Eduardo, a vedersi Haneke, Kubrick, Bertolucci. E a pensare che raccontare una sola cosa ma bene non significa non essere bravi. Anzi, l'esatto contrario.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/05/2014 21:56:50
   4 / 10
Purtroppo un altro film che rivela lo stato comatoso in cui versa gran parte del genere commedia in Italia. Il problema principale è secondo me il fatto che non si cerca di ritagliare personaggi completi e approfonditi; si rimane assolutamente troppo in superficie. In questi film non si ha a che fare con persone in carne in ossa, ma con dei tipi (in " Il mondo fino in fondo " abbiamo il tipo del giovane piccolo imprenditore arricchito un po' rozzotto, ignorante, dai comportamenti standard, con un fratello gay represso altrettando standard e altrettando ignorante, ingenuo e coglioncello). Le storie raccontate sono per lo più altamente improbabili, con qualche meta esotica, con i personaggi di tipologia opposta - spesso stranieri - altrettanto tipizzati e prevedibili. Insomma stereotipi a go-go.
La sceneggiatura di "Il mondo fino in fondo" fa acqua da tutte le parti: i concetti di tempo e spazio sono relativi e nonostante i protagonisti si spostino fra Italia, Spagna, Cile e Patagonia (mete si badi non programmate) sono sempre freschi, con i loro abiti adatti al luogo e alla stagione, non fanno una piega. Sempre poi con quell'aria stordita, da italiano beota che non si rende conto del luogo in cui si trova, della sua storia, della lingua, della cultura, se non in maniera assolutamente superficiale.
Nel film si parla di ecologia, di omosessualità, di rimosso politico cileno, di incomprensione e incomunicabilità familiare, ma tutto questo in maniera accennata, frettolosa, superficiale. Come accennate, frettolose e superficiali sono tutte le scene. C'è poi lo stile di ripresa alla Dardenne, con la mdp a mano che traballa spesso ma senza costrutto, dando sinceramente fastidio.
Manca del tutto il pathos, i sentimenti sono enunciati ma assolutamente non trasmessi. Non si riesce a capire come faccia quell'attaccabrighe, perdigiorno, farfallone cileno (tra l'altro per nulla avvenente) a fare breccia nel cuore dell'ingenuo e sprovveduto Davide e in quello della sicura e attiva Ana. Mah, poteri del cinema!.
I dialoghi poi sono di una banalità unica, con interiezioni a base di "che c.azzo fai" accompagnate subito dopo da massime di alta saggezza esistenzialista. Ovviamente non poteva mancare la lacrima e la riconciliazione finale.
Stendiamo un velo pietoso sulla recitazione. Del resto con dei personaggi-stereotipo così poco sviluppati e spiegati, un attore fa fatica a dare loro un'impronta personale coerente.
Non ho capito se l'intento del regista-sceneggiatore (è la stessa persona) fosse quello di mostrare volutamente il profondo degrado esistenziale e culturale dell'attuale società italiana (in tante scene che si svolgono in Spagna e in Cile mi sono letteralmente vergognato di essere italiano, se questi devono essere gli italiani); probabilmente voleva solo far divertire in maniera ironica e leggera. So solo che a me ha trasmesso solo tanta pena.

Ovarc  @  02/05/2014 09:24:19
   7½ / 10
M'è piaciuto.
Nel film ci sono dei passaggi che non vengono spiegati benissimo o ai quali viene data poca importanza. All'inizio questa cosa l'ho trovata un po' destabilizzante ma forse il regista voleva dare importanza ad altro che non a una spiegazione estrememente logica degli avvenimenti.
I problemi familiari, l'ignoranza, l'incapacità di comunicare, le differenze tra due paesi. Tematiche che scorronno con leggerezza grazie anche alla bellezza delle immagini e alla bravura degli attori, Luca Marinelli su tutti.

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