Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Ha saputo anticipare d'una decade il Tamagotchi e di circa 35 anni i chatbot come Tamagotchi 2.0. Se questo è un Ferreri secondario che descrive l'impotenza maschile pron'al feticismo, m'accontento volentieri. Fotografia, location, cast altrettanto alienati e alienanti.
E' un film che riprende le fila di Dillinger è morto, però in quel film Ferreri aveva uno sguardo molto più oggettivo. In questo caso la realtà mi è sembrata più soggettiva e filtrata dallo sguardo del suo protagonista. Sono decenni differenti fra i due film. In questo caso c'è un contesto più post-industriale e disilluso di una persona incapace veramente di amare. Può apparire misogino, ma è lo sguardo del protagonista che prevale, non proprio riflesso del Ferreri pensiero che descrive il mutare di un atteggiamento chiuso in sé stesso e senza molta speranza. Non fra i suoi migliori film, ma meritevole di una visione.
Ferreri era specializzato nel creare storie in cui l'irreale più impensabile si amalgamava così tanto al reale fino a far sembrare naturali le cose assurde. Con il suo stile lineare, distaccato e quasi asettico narra di un uomo che si innamora di un oggetto; è sbagliato, è storto, è impossibile...ma, come ci viene mostrato, sempre di amore si tratta. Un Christopher Lambert all'epoca sulla cresta dell'onda, si permette anche qualche espressività nell'interpretare un ruolo intenso dentro ma all'esterno vacuo, scarno...stessa vacuità e scarno che Ferreri rispecchia sia negli ambienti che nei dialoghi e da questo punto di vista pare che il regista riprenda il filo del suo precedente "Ciao maschio". I significati che si possono trovare nella storia potrebbero essere innumerevoli, dalla ricerca di una donna-oggetto, al fatto che i rapporti interpersonali oggi siano sempre più difficili, alla solitudine etc... Ma ci avete mai pensato come sarebbe la vostra vita se all'improvviso perdeste la capacità di fischiare? Ferreri poi arriva a citare se stesso tramite un' altra sua pellicola di diversi anni prima, ovvero: "Dillinger è morto" e continua a narrare sempre ad un passo dall'onirico. Negli anni '80 andavano tanto di moda i portachiavi che se fischiavi suonavano, chissà perchè hanno smesso di farli?
il Ferreri anni 80 è da riscoprire sicuramente. Dopo "storie di ordinaria follia e "storia di Piera" questo è il suo terzo centro della decade. Storia grottesca e profetica.
E' chiaro, se ho cercato e visto questo film è soprattutto per il soggetto, delirante e intrigante, uscito fuori dopo una chiacchierata con gli amici, ma alla prima visione sono rimasto sconcertato dalla lentezza narrativa e dall'anti-spettacolarità dell'insieme, con la folle storia d'amore fra Cristophe(r) Lambert e il suo portachiavi a risaltare subito all'occhio. Lo dovuto rivedere perché sentivo che mi ero perso qualcosa, che forse non l'avevo visto con la giusta concentrazione perso nel torpore generale, ed infatti il mondo che ruota intorno all' arido protagonista non l'avevo colto subito o perlomeno non gli avevo dato la giusta importanza, dalla presenza costante della televisione al variopinto universo femminile, dall'asettico circolo degli artisti all'uso della musica, passando al bambino col maialino al guinzaglio alla città ripresa sempre nuvolosa, plumbea, per non parlare del mitico Eddy Mitchell (doppiato divinamente da Paolo Bonacelli) l' amico sfigato e perennemente disoccupato di Christophe, che fa tenerezza; tutte cose che sembrano messe la per fare folclore e che invece danno una dimensione vuota, infelice, quasi paranoica dell'esistenza umana, ma mai melodrammatica e, anzi, piuttosto frivola a tratti. Lambert con la sua bellezza è perfetto come uomo oggetto concupito da donne che a sua volta usa, e oramai al punto di essere assuefatto dal sesso e di non provare più niente in rapporti che finiscono nel nulla, si getta tra le parole chiave del suo gingillo elettronico. Il senso del grottesco si respira spesso e volentieri, la scena "cult" a pensarci bene è scontata, il finale oscilla tra il banale, il criptico e il cinefilo; ma in tutto questo, oltre ad aver visto un qualcosa d'interessante, la sensazione che mi ha lasciato addosso è quella di una quotidianità metropolitana senza vie di fuga, triste e grigia, come il cielo della città.....100° e ultimo posto disponibile nella top hundred italiana 1986/87.
Enigmatico e satirico, "I Love You" racconta una storia di solitudine e incapacità di amare. In questo film Ferreri riprende, inoltre, il finale di "Dillinger è morto" e lo ribalta, rovesciandone il significato in un pessimismo triste e senza speranza. E' la sua visione degli anni '80, rispetto ai '70 fertili di movimenti culturali e sociali? A volte lirico, a volte kitsch, è certamente un film interessante che offre molteplici spunti di riflessione. Uno dei pochissimi film, tra l'altro, in cui Lambert fa una bella figura.