innocenza selvaggia (2001)

Davvero un bel film, soprattutto nella prima parte.

Girato in un vivido bianco e nero, "Innocenza Selvaggia" è la storia di un film sulla droga e sul ricordo che trascina irreversibilmente nel suo gorgo i personaggi che vi ruotano attorno.
Una riflessione sul cinema spinta all'estremo.

E' un film molto interessante che parte da un incipit ottimo, girare un film contro la droga con i proventi dal traffico degli stupefacenti. Malgrado la grande (troppa, secondo me) freddezza di fondo riesce ad offrire molti spunti di riflessione: l'impossibilità del cinema a rappresentare la realtà, la sottile ambiguità del protagonista soprattutto nel suo rapporto con Lucie e la sua stessa "dipendenza" nei confronti del suo progetto cinematografico.

I piani della realtà che si sovrappongono con la tecnica del film nel film
richiama Trauffut (effetto notte).L'ho trovato sicuramente piu scorrevole e intenso rispetto a Les Amants Réguilers. Un punto in piu solo per la fotografia.

Notevoli e ben presenti i rimandi alla Nouvelle Vague francese da cui Garrel prende ispirazione. Pellicola fredda girata in un ottimo biaco e nero contrastato. E' una riflessione su arte, vita e innocenza, per la quale non c'è spazio. Lucie diviene vittima del "patto" stretto dal protagonista. Tuttavia, non lo considero un capolavoro ed innanzitutto non lo considero certo il miglior film sulle droghe e/o dipendenze. Così a caldo mi vengono in mente due titoli nettamente superiori: "Giorni perduti" di Wilder sull'alcolismo e "Drugstore cowboy" sulle droghe. Finale prevedibile e banale, rimane un bel film da vedersi. Inconcepibile la distribuzione che ha avuto

Formidabile nella fotografia e nei dialoghi(ogni singola parola fa centro, che spettacolo). Ipnotizzante la colonna sonora, come al solito essenziale.

Forse lo devo comprendere meglio e più a fondo ma devo ammettere che mi ha deluso nella parte finale. Mi aspettavo di più.

il più bel film sul tema della droga che abbia mai visto...

Spettacolare

e ci hanno messo tre anni per farlo uscire e distribuirlo (male) è evidente che i capolavori più si fanno e meno si meritano il pubblico e questo di Garrell, riflessione sulla morte del cinema e nel cinema, sull'identificazione tra realtà e fiction, sulla morte nella vita, è un CAPOLAVORO ASSOLUTO, OPERA DI STRUGGENTE BELLEZZA come se la nouvelle vague - truffaut godard e affini - venisse riscritta ai giorni nostri pensando al Cassavetes di "la sera della prima" cinema indipendente cioè libero vero emotivo e per questo ancora più grande garrell fa male e ai tanti decerebrati conservatori non va a genio, voi non badateci se questo genio è un sovversivo immaginate un pò che razza di mondo stiamo vivendo a tutti i cinefili. non perdete assolutamente questa meraviglia dopo averlo visto sono sicuro che penserete all'inutilità di tutto il resto