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Post-apocalittico inusuale visto da un occhio romantico con pochissima violenza e zero effetti speciali, il contagio rimane sullo sfondo per dar spazio a sentimenti di varia natura esposti dagli ultimi sopravvissuti, dal razzismo all'amore agli istinti più animaleschi mostrando degli esseri umani capaci di farsi del male anche quando tutto è finito pur di non infrangere il proprio orgoglio e rivangare la sopraffazione verso l'altro, i loro gesti anche se posson apparire "cinematografici" non sono così fuori dal mondo nonostante il contesto è sono ben coadiuvati dai dialoghi e dalle ottime performance degli attori, ma in generale il messaggio è ottimista e poco cupo.
Davvero un ben strano film: sembra (è?) a tutti gli effetti un film di fantascienza sui pericoli del conflitto nucleare, ma diventa un'invettiva sociale contro il razzismo dilagante (impareggiabili i forti contrasti tra i due protagonisti un bianco e un nero). Alcune immagini della New York spettrale e metafisica ricordano Matheson, ma dovrebbero essere di monito anche ai grandi registi (leggi Spielberg vs. la guerra dei mondi) contemporanei. Un'oggetto di culto, sicuramente insolito, soprattutto per la presenza (se non sbaglio era anche co-produttore) di Harry Belafonte, lontanissimo dai clichè di belloccio canterino nei musical della Mgm