lo strano amore di marta ivers (1946)

Incentrato su avidità ed egoismi, un melodramma che incorpora il noir ( magari fosse stato il contrario ), non privo di fascino ma purtroppo abbastanza sbilanciato. Dopo il bell'incipit le attese non vengono mantenute, così la cosa migliore della pellicola resta il debutto di Kirk Douglas nella parte di un uomo viscido e di poco polso, molto meglio dell'antipatico Heflin e della Stanwyck, che nel tentativo di tratteggiare le due anime del suo personaggio, l'imprenditrice e moglie devota da una parte e l'imprevedibile ( e diciamocelo improbabile ) femme fatale dall'altra resta a metà del guado.
Finale fin troppo d'impatto e anche un pò fuori luogo; peccato, speravo in qualcosa di meglio.

Un noir inverosimile e terribilmente confusionario, accumula mille situazioni per poi rifugiarsi nei soliti schemi del genere, finale delirante compreso. La Stanwyck entra in scena dopo oltre mezz'ora di film e la sua Martha Ivers è una dark lady inaspettatamente goffa, così come piuttosto ingessati sono Heflin e la Scott. Forse Milestone, più avvezzo al bellico, non era il regista più adatto per questo torbido melodrammone scritto da Robert Rossen, tuttavia alcune toccate di sfrenato patetismo sono imperdibili.

Con "All'Ovest niente di nuovo" è il Milestone più ispirato e vocato nel soggetto, dirige un film atipico nella sua filmografia imperniata di war movie, un noir-drammatico cavalcando il prime del genere gli anni '40.
Parte ab ovo, con i 3 protagonisti e la tirannica zia (la cattiva per eccellenza Judith Anderson che proseguiva la maratona di personaggi detestabili dopo "Rebecca"), 15' di grande impatto che nonostante il salto narrativo di 18 anni non accusa il minimo calo. Dopo l'incidente della zia con tanto di condanna a morte di un innocente, il destino dei giovani innamorati si separa quella notte stessa, ma come vuole la regola del noir il passato ritorna, intanto i destini di Martha e di Walter si sono cementati con un matrimonio opportunamente orchestrato dal padre di Walter, fondato sul ricatto.
Il personaggio di Martha è sincretico dalla Smith pura e passionale, ma in quanto Ivers rappresenta potere e denaro, mentre Sam innamorato di Toni, è ancora succube del fascino di Martha (voce e corpo di una suadente Barbara Stanwyck, attrice che personalmente venero, nel suo apogeo monopolizza la scena), Douglas (un esordio di tale impatto non lo ricordo), V. Heflin (nel western darà il suo meglio, di memorabile presenza ne "Il cavaliere della valle solitaria" e "Quel treno per Yuma") la Scott paga oltre che la presenza dei 3 protagonisti anche l'eccessiva carica vittimista del suo personaggio.

Fim fantastico con la femme fatale per eccellenza, Barbara Stanwyck! E' strepitosa.

Ottimo film drammatico dalle sfumature noir, ma privo del forte moralismo tipico dei film degli anni immediatamente successivi. Il genere si mantiene a cavallo tra film d'avventura, giallo e la frontiera della provincia americana.
Buona la sceneggiatura e bravissimi gli interpreti, un piccolo gioiello in bianco e nero tutto da riscoprire.