nella citta' l'inferno (1958)

Drammone carcerario d'altri tempi con in bella vista la contrapposizione Magnani - Masina, espressioni di due realtà, anche interpretative, diverse. Più sguaiata del solito la prima, alla lunga la visione mi è pesata un pò. Non ne riservo un gran ricordo e trovo la media esagerata.

Buon film ad ambientazione carceraria che trova il proprio punto di forza nelle prestazioni attoriali di Anna Magnani e Giulia Masina.
Ora, se é vero che la Magnani è l'assoluta protagonista, pazzesca e istrionica come al solito, la Masina di contro risulta un po' sacrificata. A me non ha troppo convinto la storyline del suo personaggio, che non solo si fa schiacciare dalla Magnani - come avevo comunque previsto - ma anche dalla vicenda della carcerata interpretata da Cristina Gaioni che pure finisce per rubarle più spazio e screentime. A questo punto mi chiedo, data la similitudine di base dei due personaggi (ragazze giovani, oneste e di buon cuore che anelano a rifarsi una vita fuori dall'esperienza carceraria), se non valesse la pena di unificarli e far confluire tutto nella storyline della Masina (

SPOILER ).

Vado matto per i drammi carcerari. Questo poi, per l'epoca in cui è stato realizzato, è davvero un film atipico per il panorama italiano: un intenso "donne in prigione", verace e sanguigno come la epocale interpretazione della Magnani. Castellani da il meglio di se con dialoghi serrati e dialettali che imprimono ulteriore verismo all'opera. Non mancano graffi di amara ironia ma nemmeno scene estranianti da girone dantesco. Bravissima anche la Masina nel rappresentare la corruzione morale che subisce il suo personaggio come a dire che la speranza c'è...ma anche no; i camei di Sordi e Salvatori innalzano notevolmente il tono della pellicola. Vuole rappresentare la vita a cui sono costrette le detenute senza troppi moralismi o forzate analisi sociali e ci riesce alla perfezione. Peccato che in italia non siano stati realizzati più film di questo tipo (e quasi nulla c'entrano i "women in prison" erotici dei vari Massaccesi e Mattei). Un piccolo gioiello d'autore che andrebbe meritatamente riscoperto, se non altro per la prova delle protagoniste.

Un film drammatico e al contempo emozionante, commovente, divertente e profondo. Grazie alla sublime interpretazione della grande Anna Magnani, la pellicola acquista una brillantezza che altrimenti difficilmente avrebbe ottenuto, soprattutto alla luce della trama non particolarmente innovativa. Lo si segue tutto d'un fiato. Non ci si annoia mai. Si respira un'affascinante e nostalgia atmosfera. Il personaggio di Egle (Anna Magnani) è magnetico, conturbante, autentico. Un film assolutamente gradevole e da riscoprire.

Splendido dramma carcerario interpretato da una grandissima Anna Magnani e da Giulietta Masina, in uno spaccato di vita di donne rinchiuse in un piccolo inferno, un microcosmo dove i sentimenti e i drammi sono amplificati, dove una piccola speranza diventa l'appiglio su cui aggrapparsi con tutte le forze e dove apparentemente il futuro non esiste.
Una regia perfettamente bilanciata tra dramma e commedia quella di Castellani che è facilitato nel suo compito dalla performance di attrici come la Magnani e la Masina che rendono l'arte della recitazione una dote innata per poche elette, e che oggi (come ieri) mangerebbero in testa a tutte le attrici e attricette improvvisate che imperversano senza imbarazzo nei cinema nostrani con film insulsi.
Una pellicola assolutamente da riscoprire e non solo per cultura personale ma anche e soprattutto per amore del cinema, di quello vero, fatto di emozioni tangibili ed umane, di persone e personaggi reali, di attrici e attori indimenticabili che hanno dato (e ci hanno dato) molto.
Piccole parti per Alberto Sordi e Renato Salvatori.

Considerati i nomi coinvolti forse era lecito aspettarsi qualcosa di più. Rimane un buon film, ma un po' troppo ancorato a certi schemi narrativi e ad un tratteggio convenzionale dei personaggi.

Pellicola a dr poco strepitosa, con quella che è per me la miglior attrice italiana mai esistita, Anna Magnani. Immensa e commovente. Il film gira intorno alle due protagoniste, alla Magnani appunto e alla Masina, e al suo cambiamento caratteriale che è uno degli snodi più significativi. Bene anche un bastardissimo Sordi, per quel poco che compare.
Finale sospeso a metà, ma è giusto così.

Una perla di rara bellezza questo film di Castellani ambientato dentro il carcere di Regina coeli a Roma, dove nella sezione femminile le detenute si scontrano tra loro fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Meravigliosa Anna Magnani impegnata nel difficile ruolo di Egle, donna burbera e apparentemente cattiva ma dai risvolti morali dolci. C'è anche Alberto Sordi in un cameo. Film da recuperare assolutamente.

Un titolo che meriterebbe di essere recuperato perchè oltre ad avere una forte tensione drammatica, offre uno spaccato tutto al femminile di una realtà chiusa come quella carceraria. Tagliate fuori dall'esterno e confinate negli spazi strettisimi delle celle, che diventano l'unico mondo vivibile in cui il carattere viene indurito senza un vero processo di espiazione. Splendida l'evoluzione dei personaggi ed in particolare quello di Egle della Magnani: manipolatrice nei confronti di Lina che plasma da impaurita servetta veneta a "donna di vita", fino a subire una specie di redenzione egli stessa nel preservare l'innocenza di Marietta e la possibilità di un futuro.

Scontro tra titane la Magnani e la Masina.Vince la prima grandissima come sempre.Bravo pure Sordi in una piccola parte

Drammatico film al femminile che poggia fortemente sui pilastri Magnani-Masina per la messa in scena di una quotidianità cruda e ristretta come quella di un penitenziario.

Grandioso dramma carcerario al femminile che arriva a vette di enorme pathos. Anna Magnani al top della sua vitalità artistica in un interpretazione mozzafiato. Splendida anche la Masina. Castellani è un regista da rivalutare.

Un bel film sulla fragilità e la forza di alcune detenute in un carcere femminile (interpretate da attrici meravigliose)

Un'altro bellissimo film di Castellani, uno di quei cineasti italiani cui il tempo non ha reso giustizia (è praticamente dimenticato da tutti, cineforum compresi).
Una storia drammaticamente realista che guarda dentro il mondo delle carceri femminili, con brutalità ma senza compiacimenti: la fragile Lina (Masina) si contrappone alla forza, appunto, recidiva e controproducente di Egle (una delle migliori Magnani di sempre), fino a soffocarne (paradossale, in un'ambiente del genere) la moralità.
Gli esterni del carcere, con quella vitalità straripante che vive ai margini del confine/conflitto sociale, sono come mura che parlano, gridano, piangono, ridono, esprimono la loro incombente e difficile esistenza