post mortem regia di Pablo Larraín Cile, Messico, Germania 2010
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post mortem (2010)

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Titolo Originale: POST MORTEM

RegiaPablo Larraín

InterpretiAlfredo Castro, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Amparo Noguera, Marcelo Alonso

Durata: h 1.30
NazionalitàCile, Messico, Germania 2010
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2010

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Trama del film Post mortem

Mario, cinquantacinquenne che per lavoro compila referti in un obitorio, si trova - durante il colpo di stato cileno del 1973 - a cercare di capire che fine abbia fatto la sua vicina di casa Nancy, ballerina di cabaret scomparsa misteriosamente l'11 settembre. Viene a sapere che in seguito ad un raid dell'esercito a casa della famiglia della ragazza, sono stati arrestati il fratello e il padre, uno dei più accaniti sostenitori di Salvador Allende. Turbato da quella scomparsa, Mario inizia una frenetica ricerca di Nancy, finché non la trova nella soffitta di casa sua. Felice della scoperta, continua il suo lavoro, mentre la sala dell'obitorio si riempie dei cadaveri di dissidenti e di gente comune. Improvvisamente Mario viene chiamato dal responsabile dell'obitorio per scrivere il referto dell'autopsia di un personaggio straordinario.

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Voti e commenti su Post mortem, 12 opinioni inserite

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benzo24  @  02/06/2021 14:30:54
   10 / 10
1973, Cile. Mario Carnejo, funzionario presso l'obitorio di Santiago, inizia una relazione con la vicina di casa Nancy Puelma, ballerina con disturbi alimentari.
Il golpe dell'11 settembre mette il Paese in ginocchio e i cadaveri cominciano ad affollare l'obitorio: Mario, la collega Sandra e il dottor Castillo saranno i soli testimoni civili della morte di Salvador Allende. Ma sul tavolo mortuario arriverà anche il corpo di Nancy.....

Buttati gli uni sugli altri senza ritegno, i morti si ammassano nei corridoio dell'obitorio e ogni tentativo di salvezza è vano. Tutti guardano e nessuno protesta: l'indignazione viene zittita a colpi di pistola e il flebile lamento che si leva dal mucchio umano non riaccende alcuna speranza.

Molte recensioni di Post Mortem hanno parlato del protagonista come di un omuncolo senza morale, opaco, ripiegato sui suoi miseri egoismi e piaceri e glacialmente indifferente a quanto gli succede intorno, un uomo che galleggia sopra il sangue altrui preoccupato solo di se stesso.

Evidentemente devo aver visto un altro film, perché Alfredo Castro conferisce a Mario (grandissima interpretazione che avrebbe meritato la Coppa Volpi) una maschera impenetrabile che ce lo rende distante, estraneo.
Il fatto che non abbia sussulti e reazioni, che non imbracci un'arma e si immoli contro i militari non fa di lui un uomo abietto. Se mai un vile, come lo sono stati milioni di altri esseri umani in analoghe circostanze. Non si può chiedere a nessuno di essere eroe. Mario non lo è, ma ciò non lo rende direttamente complice dei carnefici.
A renderlo feroce sarà qualcos'altro, sarà l'amore deluso. Allora sì che Mario tirerà fuori la bestia che è in lui e diventerà capace di ogni violenza

76mm  @  21/01/2017 09:48:59
   6 / 10
A mio avviso l'anello debole della filmografia di Larrain, almeno fra quelli che ho visto (mi manca solo Fuga).
La storia non esiste, o meglio esiste ma è davvero banale e poco coinvolgente ed è solo il pretesto per rappresentare una metafora, sicuramente potente ma già rappresentata meglio altrove, ovvero che la meschinità e l'egoismo di molti esseri umani che non riescono a guardare più in là di quelli che sono i loro bisogni hanno creato terreno fertile per l'instaurarsi di certe spietate dittature, in Cile come in tantissime altre parti del mondo.
La scena dell'autopsia di Allende, culmine emotivo dell'opera, probabilmente avrà scosso molti spettatori cileni ma dubito abbia sortito lo stesso effetto con quelli di altri paesi…ogni paese ha o ha avuto le sue tragedie e chi le ha vissute in prima persona, o comunque attraverso i racconti di chi le ha provate sulla propria pelle, è certamente più sensibile rispetto a chi le ha solo lette sui libri o viste attraverso immagini e filmati di repertorio…per esempio un film come Buongiorno notte di Bellocchio sull'omicidio Moro, quanti spettatori non italiani avrà turbato?
Ritmo catatonico, finale duro e non consolatorio ma abbastanza scontato, interpretazioni ok.
Sono curioso di vedere Jackie, per scoprire come se l'è cavata Larrain finalmente avulso dalla storia del suo Cile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  04/07/2013 01:39:49
   8 / 10
Ancora una volta la Storia prova a fare capolino, come con Tony Manero. Ma se lì era una connivenza naturale possiamo dire (la dittatura era già "oliata" e cominciata anni prima), in Post Mortem ne cogliamo la nascita.
Larraìn se possibile dirige in modo ancora più minimale e spietato che nel suo primo film sulla trilogia della dittatura; regia pesante, priva di umorismo e ironia, tragica fino al midollo, senza speranza. L'incipit è già la fine ma arrivati all'ultima scena si è come devastati.
Per essere un film che tenta di togliere la materia narrativa riducendola ad ossessivi rituali, quell'ammonticchiare di oggetti che sembrano voler saturare lo schermo nel finale è una fase disturbante quasi quanto le montagne di cadaveri di morti/vivi nell'obitorio che diventano sempre di più.
Cosi è anche Mario (Alfredo Castro ancora una volta grandioso): uomo che a differenza di Raul/Tony Manero sembra avere una propria moralità, vuole una propria storia con una donna che ama; eppure cerca di chiudere gli occhi in tutti i modi su quello che gli accade intorno, non prende posizione, ignora i cortei, ignora i cadaveri anche se sono eccellenti come quello di Allende. Diventa l'esempio perfetto di connivenza con la nascente dittatura perché Larraìn ci suggerisce, in modo neanche troppo velato, che ovviamente per far sì che una dittatura, un tiranno, un colpo di stato abbia luogo c'è bisogno del tacito assenso di larga parte della popolazione. Quindi non bastano le proteste della dottoressa "amica" di Mario, zittita da qualche colpo sparato nella carne gonfia di cadaveri a casaccio, se Mario non la supporta. E anzi nel finale pone la pietra tombale, anzi le pietre tombali: sotto forma di oggetti quotidiani, seppellisce i suoi scheletri DIETRO l'armadio.
Come dissezionare la nascita di una dittatura senza bisogno di accenni storici, ma facendo fare capolino alla storia. Larraìn ha fatto un altro grandissimo lavoro, difficile da vedere, ancora di più da apprezzare. Peccato che a Venezia abbiano preferito una Coppola minore ma Tarantino ha gusti cinematografici di spazzatura e questo lo si sa da sempre.

Junipher  @  13/01/2013 02:07:52
   5½ / 10
Il marciume della dittatura cilena viene rappresentato con tonalità necrofile piuttosto efficaci, purtroppo da un punto di vista strettamente cinematografico questo film è un deciso passo indietro rispetto a Tony Manero.

TheLegend  @  02/11/2011 02:37:08
   6 / 10
Troppo lento e piatto in alcune parti.
L'ho travato inferiore rispetto a "Tony Manero".
Bello il finale.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/08/2011 14:28:23
   8 / 10
E' veramente particolare questo regista perchè come in Tony Manero affronta il tema delle dittature attraverso personaggi anomali. Il protagonista, intepretato anche questa volta da Alfredo Castro, è inquietante nella sua assenza di emozioni. Attraverso il suo sguardo il golpe imminente è pressochè invisibile, la sua ricerca è principalmente in un riconoscimento e di conseguenza ad una visibilità. Anche quando la storia con l'esse maiuscola irrompe improvvisamente nella sua vita, rimane sostanzialmente indifferente. Il film di Larrain è gelido come mario, non ricerca una verità storica, ma prova a dare un senso a ciò che ha favorito e perpretato un regime. Un insieme di indifferenza e piccoli egoismi personali. In questa chiave certamente la non presenza della Storia nella prima parte del film è voluta come lo era con Tony Manero.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  19/05/2011 14:53:00
   7½ / 10
Quell'inquadratura fissa a chiusura di "Post Mortem" è la dolorosa fotografia della perdita d'identità e della ragione da parte di una paese appena traumatizzato da un sanguinoso colpo di stato e già avviato verso una regressione drammaticamente inarrestabile.
La morte diventa tangibile presenza per molti,non per Mario, già abituato per via della sua professione a vivere in un limbo anestetizzato.
Pablo Larrain torna sul luogo del delitto,il contesto temporale è quasi lo stesso e il suo protagonista rassomiglia parecchio all'aspirante ballerino di "Tony Manero".
Il regista anche questa volta si immerge nella pagina più buia della storia moderna del Cile e lo fa utilizzando il confronto tra circostanze storiche e uomini pericolosamente influenzabili,destinati a cavalcare quel clima di estrema violenza e oppressione che caratterizzò quegli anni.
Alfredo Castro è una maschera imperturbabile,la sua indifferenza cede solo all'amore per la decadente ballerina Nancy trovando così una ragione ossessiva che possa riempire il suo vuoto esistenziale.
Il mondo intorno a lui cade a pezzi,Mario non sembra preoccuparsene o accorgersene,refrattario anche alla più semplice delle emozioni si concentra sull'oggetto del suo desiderio e nella costruzione di un microcosmo che purtroppo si rivelerà fragilissimo.
Chi si chiede come sia stato possibile un tale massacro troverà risposte nel comportamento del protagonista,piccolo ma eloquente esempio di spietata insensibilità collocata in quadro sociale spaventoso.

forzalube  @  01/04/2011 07:58:36
   6 / 10
Io l'ho trovato troppo lento e tedioso tanto che alla fine le sequenze più scioccanti perdono di efficacia.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  21/02/2011 22:44:47
   7 / 10
Un film nuovissimo in questo panorama. Una mosca bianca.
Pessimista ma non compiaciuto, duro e senza speranza, lento ma pieno di Cinema.
Per certi versi ricorda il cinema indipendente di Buttgereit: spesso viene rappresentata la solitudine dei protagonisti, e poi ci sono le inquadrature statiche, gli ambienti squallidi, la fotografia tendente al marrone, e dei momenti inquietanti quasi insostenibili… per pochi. Anzi, per nessuno.

willard  @  15/11/2010 13:44:55
   7 / 10
Altro film durissimo da Pablo Larrain: ambientato in Cile nei primi giorni dell'avvento di Pinochet al potere.

Fotografia cruda e brutale, altamente sovraesposta, che crea un senso di morte sin dalle prime scene.

Come già in "Tony Manero" (2008) la storia dei protagonisti (in questo caso una torbida storia di passione e sesso) viene innestata nel vortice della tragedia della dittatura cilena.

E come per "Tony Manero", protagonista è l'inquietante Alfredo Castro.

Da non affrontare a cuor leggero.

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  09/11/2010 11:51:16
   8 / 10
Film coraggiosissimo ed estremamente necessario nella cinematografia odierna, poichè sfida canoni e mode imperanti che vogliono l'apparenza prendere il sopravvento sulla storia e i personaggi. Post Mortem è un film duro, incredibilmente efficace nel raccontare uno dei più tremendi colpi di stato della Storia contemporanea, tutto senza mostrare una sola scena di violenza. Finalmente un film che richiede attenzione e capacità di comprensione. Castro è straordinario nella parte di un uomo ai margini che si ritrova suo malgrado protagonista.
Chi ama un cinema che non c'è più, un cinema diverso, non se lo perda.

2 risposte al commento
Ultima risposta 10/11/2010 17.06.13
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jolly  @  09/11/2010 08:41:26
   1 / 10
Posso anche capire che affrontare tematiche di questo tipo sia molto complicato, ma una vergogna di questo tipo non mi era mai capitata!
Tematiche interessanti e basta il resto un caos di eventi raccontati con 10 scene interminabili e lentissime....
FILM VERGOGNOSO! da sonno totale....

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