sfida nell'alta sierra regia di Sam Peckinpah USA 1962
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sfida nell'alta sierra (1962)

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locandina del film SFIDA NELL'ALTA SIERRA

Titolo Originale: RIDE THE HIGH COUNTRY

RegiaSam Peckinpah

InterpretiRandolph Scott, Joel McCrea, Mariette Hartley, Ron Starr

Durata: h 1.33
NazionalitàUSA 1962
Generewestern
Al cinema nel Gennaio 1962

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Trama del film Sfida nell'alta sierra

Steve Judd è un ex avventuriero e anziano sceriffo incaricato di scortare un carico d'oro. Prima di partire incontra un suo vecchio amico, Gil Westrum, a cui chiede aiuto; a loro si unisce subito dopo anche il giovane Heck Longthree. Questi ultimi accettano l'incarico con il segreto proposito di impadronirsi del malloppo durante il tragitto. Strada facendo, i tre devono difendere una ragazza, sposa a un uomo brutale, che fugge dal marito.

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Voti e commenti su Sfida nell'alta sierra, 16 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  23/08/2024 18:43:57
   7½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Dopo il modesto "The deadly companions" Peckinpah dirige il suo primo grande western, opera che contiene in nuce alcune delle tematiche che svilupperà nelle sue opere più celebri, erano tempi in cui il western classico era abbastanza maturato, il revisionismo era alle porte e anche il western crepuscolare stava iniziando ad essere efficacemente esplorato, qui l'autore nonostante la struttura prettamente classica tira in ballo elementi che già si localizzano nel western crepuscolare, a partire dal protagonista, un attempato John McCrea, cowboy di grande esperienza, che accetta un lavoro riguardante il trasporto di un carico d'oro dalle montagne fino alla banca, è così che chiama ad aiutarlo Gil, un suo caro vecchio amico, che si porterà dietro il giovane e irruento Heck.

Inizia così un road movie tra le splendide ambientazioni montuose del nord America in cui avvengono più episodi degni di nota, a partire dall'incontro della giovane e affascinante Elsa, che vive in una fattoria col padre, agricoltore vecchio stampo, religioso e asfissiante nei suoi confronti, di cui Heck si innamora e che vorrà andare con i tre per sposare uno dei minatori che l'aspetta proprio dove stanno andando loro, da qui, complice l'approfondimento del rapporto tra Elsa e il suo futuro sposo, sembra esserci una riflessione sul ruolo della donna nel west, Elsa viene trattata come un oggetto, in possesso prima del padre che le vieta ogni genere di attività, poi del marito violento e autoritario, che con gli stessi fratelli mette a rischio la sua incolumità, finendo poi, una volta fuggita coi tre verso valle, per essere il motore scatenante della resa dei conti, ma il concetto base, è che la conquista di Elsa non dipende tanto dalla volontà della donna stessa, quanto dall'esito di un duello, viene trattata come un premio, in realtà Elsa mostra uno spirito ben più ribelle e una personalità insofferente nei confronti di questi atteggiamenti, il problema è che nel west la civiltà è così arretrata che vige la legge del più forte e deve ricorrere ad altri uomini, più giusti, per così dire, per evitare di soccombere.

Parallelamente a questa tematica si sviluppa la sottotrama riguardante l'oro, ma anche quella dello scontro generazionale, Gil ed Heck cercheranno a loro modo di sottrarre l'oro, ingolositi dal malloppo, ma verranno presto scoperti da Steve che li terrà legati, fino alla resa dei conti in cui i valori dell'amicizia trionfano e i due vecchi cowboy saranno nuovamente alleati, il film tratta anche la tematica della redenzione, Gil è sempre stato fedele a Steve, il suo unico errore è stato un momento di debolezza in cui era troppo tentato dall'oro, come specifica anche in un dialogo sul finale, il conflitto a fuoco finale sarà l'occasione per la redenzione e per riacquisire la fiducia dell'amico prima dell'addio definitivo in un momento dai risvolti toccanti.

Allo stesso tempo, gli elementi crepuscolari si fanno evidenti, dallo sguardo disilluso di Steve e Gil, vecchi cowboy che hanno visto il passare di un'epoca, allo scontro generazionale con l'inesperto Heck, ma stupisce come i caratteri perdano la loro eroicità e ne prevale la componente umana, il cowboy considerato più veloce e ingiocabile ormai ha una certa età e viene fatto fuori, viene a cadere con una certa malinconia il mito dell'infallibilità, così come l'idealismo e il rigore morale del vecchio Gil, che viene a meno.

Un ottimo western crepuscolare, che si dimena tra il buddy movie, il road movie e una classicità ancora persistente, ben gestito registicamente da Peckinpah che però ancora non ha uno stile sviluppato e ben riconoscibile come vedremo qualche anno dopo.

topsecret  @  04/07/2022 22:19:11
   7 / 10
Western crepuscolare diretto da Peckinpah, intuibile nell'epilogo ma forse un po' ingenuo nella sua ricerca di sentimenti, tra il malinconico e la redenzione.
Cast in evidenza, fotografia e colori funzionali, narrazione fluida e una certa atmosfera d'impatto che riesce a mantenere lo spettatore in costante attenzione e interesse.
Un buon film che vale la pena vedere.

Italo Disco  @  01/12/2020 20:25:32
   7 / 10
Western dalla visione classica del vecchio Zio Sam
Alcune annotazioni interessanti sulla vita di frontiera rendono bene
E vedere Joel McCrea e Randolph Scott come vecchi depressi del West è rilevante
Peccato si senta un'apprtenenza ideologica alla vecchia Hollywood
Per quanto riguardi il finale e un' aurea che circonda alcune parti

Goldust  @  24/04/2020 16:01:24
   7½ / 10
Un western importante che ha fatto da apripista per l'evoluzione immediatamente futura del genere portandolo verso una visione sempre più realistica e malinconica. Al suo secondo film Peckinpah inizia a parlarci compiutamente della fallibilità dell'essere umano e della morte come sua condizione necessaria: lo fa con un racconto lineare, quasi scolastico, di due attempati cowboy all'ultima corsa ( le facce vissute di McCrea e Scott vengono esaltate a più riprese dai primi piani del regista ) che si confrontano con un mondo dove il rampantismo di una gioventù sciocca ed impulsiva vuole dettare nuove regole. L'inizio è così così, poi la pellicola prende quota sfiorando l'epico nella sequenza finale

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gemellino86  @  12/04/2019 21:08:09
   9 / 10
Indimenticabile classico western che è un pezzo di storia del cinema. Attori in grandissima forma e ambientazione di un certo fascino visivo. Da non perdere.

Andreacata  @  22/09/2017 01:46:21
   9½ / 10
Altro capolavoro assoluto di sam, narrazione sistematica e lineare, ottima storia soprattutto quando giungono nelle miniere innevate (qui si anticipa i compari di altman) , profondità psicologica dei personaggi.... pensare che è stato solo il suo secondo film e già sam dimostra un' incredibile esperienza.... da vedere e rivedere

daniele64  @  27/10/2014 12:14:48
   8 / 10
Questo è il primo " vero" western del buon Peckinpah ( non voglio considerare suo "La morte cavalca a Rio Bravo" !) . Con l'ausilio di un ottimo cast composto da due vecchie glorie veramente in forma ( Mc Crea e , soprattutto , Scott ) e da alcuni grandi caratteristi ( come Oates e L.Q. Jones ) il grande Sam ci racconta la malinconica storia di due anziani pistoleri male in arnese e sul viale del tramonto , sullo sfondo della fine dell'epopea western . La pellicola presenta una prima parte in forma quasi di commedia ed una seconda dove germoglia il seme della violenza , che sarà uno dei segni distintivi del regista . Sono presenti tutti i temi classici del genere : onore , amicizia virile , amore , tradimento e vendetta . Terribile per la sua violenza la scena del matrimonio nel bordello della tendopoli , che segna il cambio di registro della storia . Originale , insolito e commovente anche il finale , con un bel duello realistico che anticipa vagamente "Il mucchio selvaggio". Ottima pure la fotografia dello splendido scenario naturale delle selvagge montagne californiane .

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  15/05/2014 16:08:19
   7½ / 10
Western alla De Toth, con l'attore feticcio di quest'ultimo, Randolph Scott, solito rivestire negli anni '50 i panni dell'eroe, integerrimo, mai stato un grandissimo attore, ma dotato di quella faccia giusta, da uomo vissuto in grado di empatizzare e trasmettere fiducia, qui tuttavia il ruolo è da doppiogiochista venale, l'on the road crepuscolare di stampo classico lo porta ad una redenzione.
Esemplare per la qualità del montaggio a seguire l'esito degli spari, la sparatoria finale, precursoria nel suo cinema, e ovviamente ripresa nel più celebre 'Il Mucchio Selvaggio'.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/06/2011 19:05:59
   8 / 10
La frontiera sta scomparendo e i due protagonisti se ne rendono conto. I loro racconti e i loro aneddoti di un mondo passato che sta scomparendo danno quel tocco malinconico e crepuscolare alla pellicola, ma allo stesso tempo c'è la dignità e la volontà di sopravvivere malgrado tutto. Due ottimi protagonisti, vecchie glorie di un cinema classico d'altri tempi, e giovani che cominciano a mettersi in mostra (Warren Oates). Un ottimo western che risente di influenze ancora classiche, ma le tematiche di Peckinpah sono già più di un embrione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/03/2011 23:44:21
   7½ / 10
Uno dei primi western di Peckinpah,e uno degli ultimi che puo' essere trasmesso di pomeriggio nelle nostre reti...
Crepuscolare,classico ma a tratti anche atipico...
Il soggetto iniziale è il piu' classico che ci si possa aspettare...tre uomini devono portare un carico d'oro da un posto ad un altro ma nel gruppo nasceranno complotti nati dall'idea di possedere il bottino!
Poi arrivano i guai per una novella sposina che diventera' la protagonista "vittima" della vicenda!
Dopo questa divagazione molto riuscita e forte, si ritorna al "classico" con un duello finale da non perdere!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  19/01/2011 01:50:02
   7½ / 10
Il mito delle frontiere, comincia a lasciarsi.
Forse, questa frase, è quella più adatta per questo film, si vede chiaramente il tramonto del vecchio western, rimangono i ricordi, rimane l'orgoglio dei vecchi pistoleri, ma tutto sembra andare verso un'altra strada, non ci sono assalti e rapine, c'è qualche sparatoria, ma è nulla confronto al vecchio è indimenticabile western.
Questo film mi ha colpito soprattutto per quanto riguarda i dialoghi, bellissimi e senza dubbio convincenti, grandissima come sempre la scenografia con una rappresentazione del west fatta bene.
Insomma, un western molto malinconico, ma diretto in grande stile dal regista Peckinpah.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  21/06/2010 11:40:05
   8 / 10
Bello questo western di Peckinpah,da ricordare che fu una ventata d'aria fresca nel genere.
è il secondo film del regista ma questa volta fu risparmiato dai produttori rispetto al primo,si assiste ad un'ora e mezza di grande eleganza e ritmo,senza mai un attimo di noia.
Il carico d'oro da trasportare è solo un pretesto per Peckinpah: racconta lo scambio generazionale tra pistoleri, i protagonisti sono ormai vecchi,stanchi e disillusi ma ancora vogliosi di mantenere intatto l'ordine e l'orgoglio.
Quindi non c'è da stupirsi se le sparatorie sono meno di quanto ci si può aspettare,nè se i dialoghi sono veramente tanti e tutti interessanti.
Alla fine nessun bandito assalterà il carico d'oro che ha un'importanza minima,anzi proprio nessuna importanza. Ma al contrario i 4 protagonisti avranno i loro problemi nel viaggio,tra di loro e a causa loro.
Importantissimo nella storia dei film western anche per altri motivi che Peckinpah continuerà successivamente ad esplorare nella sua personale poetica: le sparatorie mostrarono per la prima volta una violenza realistica,i personaggi di questo western non sono più eroi imbattibili,anzi tutto il contrario e il finale crepuscolare,vero e proprio passaggio generazionale, ne è un emblema: il vecchio se ne va con l'orgoglio intatto,ma se ne è andato.

Strano pensare che a questo pessimismo (che mantiene intatta però la speranza) corrisponderà successivamente una stagione d'oro per il western: anche Leone è alle porte.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  22/12/2009 23:02:47
   8 / 10
Splendido western che ha tutti i pregi dello stile classico con alcune importanti novità che lo rendono originale.
Dal punto di vista tecnico è proprio ben fatto. C'è una grande cura della scenografia e dell'ambiente in cui si svolge la storia. L'inizio serve proprio a creare l'atmosfera grazie a carrellate panoramiche su splendidi paesaggi e piani sequenza sulla vita che si svolge nelle tipiche città del West. Si vede subito l'esigenza di Peckinpah di creare la sensazione di realismo pur restando all'interno dei canoni classici. Lui ha sempre riferito di avere conosciuto di persona la gente che ha realmente abitato quei luoghi e di averne ascoltato i racconti. Quindi sapeva come rappresentare la vita del West.
Una volta presentato il protagonista/eroe si comincia a porre le basi per i dilemmi che il film propone alla riflessione del pubblico. I temi discussi sono essenzialmente:
1)l'eterno conflitto fra la vita individuale materiale e le norme legali e sociali.
2)il valore che ha la fede in norme etiche superiori e fino a che punto queste possono imporsi sulla legge scritta.
3)La grande forza che ha il "male", l'apparente debolezza delle difese normative e le misure anche estreme che occorre altrimenti prendere per arginarlo.
La prima questione è rappresentata tramite l'ossatura della storia, l'incarico che ha l'anziano Steve Judd di trasportare dell'oro da un villaggio sperduto nelle montagne ad una banca in città.
Perché non tenere per sé l'oro? Che senso ha darlo a dei mediocri egoisti sfruttatori? E' quello che cerca di suggerirgli il suo più "fidato" amico, l'anziano Gil. Anche qui gli ottimi dialoghi (il film è molto parlato) illustrano benissimo il conflitto fra dovere e piacere, il quale come al solito troverà il suo sbocco nel convincimento dell'uno tramite il sacrificio dell'altro.
Il protagonista morale del film è però il "male", questo "negativo" (soprattutto sessuale) che fa parte integrante della società, che si insinua pure nei ceti lavoratori e operosi e che non viene da fonti esterne (indiani o malviventi). A tal riguardo è esemplare il ritratto della città mineraria (con il suo centro nel saloon-bordello) e nella "fauna" che ci vive (vedi gli "elementari" e viziosi fratelli Hammond, ritratti con rurale realismo, altro che "7 spose per 7 fratelli"). Veramente forte è la scena del matrimonio nel bordello e della consumazione "collettiva" che viene intentata nei confronti della povera e ingenua Elsa (il personaggio scenicamente più "debole" del film).
A questo punto entra in scena uno temi fondanti del cinema di Peckinpah: la legittimità della reazione con il massimo della forza, a costo di infrangere la "legge", se questo va palesemente a fin di bene. Del resto, qui la legge è quasi assente e tutto è affidato alla coscienza e all'iniziativa individuale delle persone.
Non mancano anche momenti di pausa quasi "lirica". Questo film, insieme al coevo "L'uomo che uccise Liberty Valance" vede come protagonisti delle persone anziane, con il loro carico di rimpianti e disillusioni, e con la loro amara esperienza da consegnare a chi è giovane e inesperto della vita. Con gli ultimi film di Ford divide anche il finale dolce amaro (anzi più amaro che dolce).
Ho passato una bella ora e mezza con questo film. Bravo Sam.

LoSpaccone  @  31/05/2009 21:07:16
   8 / 10
Uno dei primi film di Peckinpah in cui il regista già mostra in pieno la sua idea di western, crepuscolare, malinconico, che ha perso i suoi valori originari, depurato da quasi tutti gli elementi di mitizzazione, che ha per protagonisti vecchi pistoleri stanchi, disillusi dalla vita e che guardano in maniera nostalgica al passato più che sperare nel futuro, in cui i giovani vengono visti come ingenui senza arte né parte. I temi dell’amicizia e dell’onore vengono interpretati in maniera più realistica e non secondo categorie ben definite e nette (la differenza tra buoni o cattivi è più sfocata), cosi come alcune descrizioni ambientali e di costume sono fatte in maniera cruda e cinica (le scene al campo dei minatori e del matrimonio sarebbero state impensabili fino a poco tempo prima).

Invia una mail all'autore del commento wega  @  25/04/2009 12:29:30
   7½ / 10
Secondo western classico di Sam Peckinpah molto differente dalla stagione crepuscolare e barocca di una diecina di anni più tardi. In "Sfida nell' Alta Sierra" si possono riscontrare tutti i film successivi, dalla struttura simile a "Cane di Paglia" per il climax finale, la contrapposizione del "vecchio" e il "nuovo" del Buscadero, la missione da portare a termine con orgoglio di "Wild Bunch", l' amicizia di "Pat Garrett e Billy Kid", l' importanza della donna nella vita di un uomo di "La Ballata di Cable Hogue" e tanti altri particolari. Eppure non ho compreso la grandezza di questo film, perché, a quanto pare, si tratta di una delle vette del genere.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  17/03/2007 11:57:29
   9½ / 10
Western da serie A.
Con protagonisti non famosi che proprio per questo rafforzano il realismo del racconto: nel senso che non otturano nello spettatore la prospettiva plurima del film, infatti l'identificazione con i personaggi avviene per quello che accade nella narrazione e non apriori per le credenziali che l'attore noto si porta dietro (a volte stancamente).
Finale originale e di grande impatto emotivo.
La filosofia del film si può riassumere nel seguente pensiero: "Il tradimento dell'uomo sull'uomo nasce dal fatto di sentirsi uguale all'altro, di fronte a ricchezze che esse sì ci rendono disuguali".

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