small town murder songs (2010)

L'ottimo Peter Stormare interpreta in sottrazione Walter, sceriffo di una piccola comunità canadese. Luogo sonnacchioso dove non accade mai nulla, in cui la popolazione è divisa per credo religioso e addirittura dalla lingua parlata. Quando un cadavere appare nei pressi di una discarica abusiva il passato del protagonista torna a galla furibondo.
Un passato segnato dalla violenza regolarmente trionfatrice sulla ragione o su qualsiasi altro impulso benevolo che lo ha condotto alla perdita dell'amata Rita, ora apparentemente coinvolta in questo spinoso caso.
La religione sembra essere l'unico modo per redimersi, purificando quei peccati commessi tempo prima. In realtà per espiare e liberarsi degli angoscianti pesi Walter dovrà far molto di più che acconsentire al battesimo o partecipare alle funzioni domenicali. Dovrà esporsi in prima persona, sacrificando se stesso sull'altare della giustizia.
Quello del protagonista è un urlo silenzioso e dolente immerso nella provincia più agreste, i tempi dilatati seguono quelli di un mondo ancora allineato alla natura da cui gli uomini estraggono con rispetto il giusto fabbisogno. La pellicola è suddivisa in quattro capitoli anticipati da stralci di passaggi biblici, pezzi di un mosaico che si assembla in modo fluido senza alcuna traccia di compartimenti stagni.
La costruzione della vicenda intorno a questo feroce loser di provincia è davvero convincente; le esasperazioni sono bandite e curiosamente anche le spiegazioni restano nebulose facendo di "Small town murder songs" un thriller a dir poco inconsueto. Sono i demoni di Walter a tenere banco, non certo l'indagine sviluppata in maniera non banale ma asciugata dei tipici colpi di scena.
Eccellente la colonna sonora con il crossover gospel/rock/folk dei Bruce Peninsula ad accompagnare i numerosi ralenty di una regia comunque misurata e mai invadente.