welcome to new york regia di Abel Ferrara USA 2014
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welcome to new york (2014)

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locandina del film WELCOME TO NEW YORK

Titolo Originale: WELCOME TO NEW YORK

RegiaAbel Ferrara

InterpretiGérard Depardieu, Jacqueline Bisset, Drena De Niro, Paul Calderon, Amy Ferguson

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 2014
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2014

•  Altri film di Abel Ferrara

Trama del film Welcome to new york

Devereaux è a capo del Fondo Monetario Internazionale e sta per annunciare la propria candidature alle elezioni presidenziali francesi quando un'accusa di stupro nei confronti di una cameriera d'albergo lo porta all'arresto mutando profondamente il corso della sua vita.

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Voto Visitatori:   6,55 / 10 (10 voti)6,55Grafico
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Voti e commenti su Welcome to new york, 10 opinioni inserite

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Filman  @  24/04/2020 00:01:02
   6 / 10
Per la prima mezz'ora si assiste al ritorno di Abel Ferrara al porno, ma in versione timida. Poi per quasi tutto il film avviene con grande lentezza un qualcosa di irrilevante e noioso: un caso giuridico che non ha implicazioni legali, umane o mediatiche. Tutto questo dovrebbe essere giustificato da un successivo monologo interiore di cinque minuti, una pappardella evangelica più che filosofica.
Il film vero e proprio inizia gli ultimi dieci minuti, quando si giunge finalmente al cuore del racconto, lasciato misteriosamente in disparte fino al conclusivo duetto tra il protagonista e sua moglie: un uomo grasso e rivoltante, un pervertito che in fondo è semplicemente uno stupido immaturo e forse, per questo, un politico di successo; la sua donna, la fredda e cinica mente che usava la sconsideratezza dell'uomo per fargli compiere le gesta che nella sua infantilità non avrebbe mai compiuto da solo.
WELCOME TO NEW YORK sarebbe potuto essere un film potente sul ruolo dell'uomo e della donna nel mondo, ma guardandolo si ha come la sensazione che sarebbe dovuto durare cinque volte di meno. E' ormai lampante che ad Abel Ferrara non serva un'ispirazione ma solo un bravo sceneggiatore.

DarkRareMirko  @  05/11/2019 23:29:08
   8½ / 10
Mi è piaciuto molto; si vede proprio che Ferrara viene dal porno (eh eh) e non a caso le scene erotiche son fatte bene.

Coraggioso e brutale Depardieu, in un personaggio volutamente sgradevole ed ispirato al vero.


Trasmette abbastanza angoscia e, a modo suo, critica il potere; toste le scene di similstupro in un dramma molto nero con una chiusa ottimista.


Nel cast pure la figlia di De Niro, oltre una funzionale Bisset.

Mauro@Lanari  @  06/10/2019 13:58:59
   5 / 10
Il Ferrara della svolta mondana e dantesca
Un film ch'include tutt'i livelli di discorso cui ci ha abituato il miglior Abel Ferrara, ma con delle svolte forse decisive nella sua cinematografia. Due direttori idealisti e sinistrorsi, quello del FMI (Dominique Strauss-Kahn alias DSK) e quello del set (director), accomunati da un ruolo demiurgico pregno di delirante volontà di potenza, padroni di corpo e animo dei loro subalterni che non si ribellano (è da "Occhi di serpente" del '93 che Ferrara istiga all'ammutinamento senz'essere ascoltato). Dunque ancora salvezza, giustizia e redenzione però stavolta abbandonando speranze divine e congetture teologiche. Forse c'è spazio per un intervento umano e politico (ecco spiegato il contemporaneo biopic su Pasolini), e quest'opera ce ne fornisce un esempio estremo: il rapporto burattinaio-burattino è rovesciato in nome dell'atavica "lex talionis", la pena viene comminata qui e ora, la colpa della reificazione e dell'asservimento, del declassare le soggettività a oggetti, viene espiata mondanamente e secondo regole da contrappasso dantesco. Quanto Devereaux/Depardieu nel completo sfascio psicosomatico infligge all'inizio, poi lo subisce per l'intero prosieguo del lungometraggio, mentr'il regista autoimpone alla propria libertà creativa una rigida stretta semidocumentaristica, un grado per lui inusitato d'adesione al realismo. Realismo più nel plot (comunque dal suddetto senso multistratificato) che nelle scelte espressive: montaggio nervoso e nevrotico, cinepresa quasi sempr'a mano, fotografia notturna e cupa, un paio di sguard'in macchina, l'omaggio all'agognata innocenza dedicato a Truffaut e al suo "Domicile conjugal" ("Non drammatizziamo... è solo questione di corna!", 1970); infatt'il duello sulla figura dominante prosegue agl'arresti domiciliari con la moglie interpretata dalla Bisset. Non so quanto "Welcome To New York" possa essere capito da chi non è ferrariano di stretta osservanza.

Mauro Lanari

Spotify  @  06/07/2017 17:20:45
   7 / 10
Interessante film di Abel Ferrara, il quale, anche in questa sua opera, mantiene inalterato il suo stile. Quindi è sempre presente quella misantropia e quel pessimismo nei confronti del genere umano, elementi che da sempre caratterizzano le opere del regista.
Il film si rifà ad un fatto accaduto veramente, e secondo me, il director non poteva scegliere attore migliore che Gerard Depardieu. Ho trovato l'interprete perfetto per incarnare il ruolo del protagonista.
La storia si svolge negli USA ed ha per protagonista Deveraux, importante uomo d'affari francese che vuole candidarsi alla presidenza della Francia. Al momento Deveraux, è in soggiorno a New York. L'uomo è tuttavia sesso-dipendente e non perde occasione di spendere il suo tempo libero in festini ed escort. Un giorno, mentre la cameriera dell'albergo, dove il politico risiede, entra per le pulizie, viene per poco violentata da Deveraux. La donna alla fine riesce a scappare dal suo assalitore. A questo punto, proprio quando il candidato sta per tornare a Parigi, viene fermato dalla polizia all'aeroporto con l'accusa di stupro. La cameriera lo ha denunciato. A questo punto comincerà per il politico un calvario sotto i riflettori dell'opinione pubblica.
L'elemento trainante della pellicola è senza dubbio uno straordinario Gerard Depardieu. L'attore francese è artefice di una performance di alto livello, riesce a dar forma ad un personaggio davvero ambiguo, un personaggio con il quale lo spettatore non riesce bene a confrontarsi: si, perché l'astante non sa se odiare il protagonista oppure provare pena per lui. Certamente, il gesto che l'uomo fa nei confronti della cameriera è disgustoso, però, in altre circostanze, l'astante ha anche la possibilità di vedere un uomo indifeso, fragile e che riserva un lato del carattere, della personalità, il quale ancora non era venuto fuori. Depardieu si dimostra dunque estremamente versatile, sa come, quando e in che modo passare da uno stato d'animo all'altro. L'interpretazione dei dialoghi è grandiosa, si noti sempre quel sottile sarcasmo di fondo. Le espressioni sono impeccabili, niente da dire. Insomma, un attore che, pur avendo ormai una certa età, sa ancora come rapire il pubblico.
Ferrara ancora una volta, gira una pellicola pessimista facendo il solito ritratto dell'essere umano senza redenzione, egoista e senza un briciolo di emozioni e sentimenti.
Questa caratteristica ormai è un classico in tutta la filmografia del regista, e qui è riproposta, seppur, in una versione più elegante, specie attraverso il personaggio di Deveraux.
Costui, fa presa sull'astante in quanto, si tratta di un protagonista molto free, sarcastico e diretto. Lo spettatore lo ammira quasi per la bella vita che fa. Tuttavia, sembra proprio che il director inviti a non imitare le gesta dell'uomo. Sul lato psicologico del soggetto, Ferrara fa un lavorone, tracciando tutto alla perfezione per far intendere al pubblico la contorta mente di Deveraux.
Il director infatti descrive un soggetto molto particolare. Un uomo difficile da inquadrare. E' un amante del sesso, ne è sconvolto, lo fa in continuazione, ma poi, man mano che la storia va avanti, sorgono altre sfaccettature di Deveraux. Si tratta di una persona vuota, che forse, manco sa il motivo per il quale aveva deciso di candidarsi come presidente della Francia. La sua visione della vita è altamente disfattista, tant'è che dice "nessuno vuole veramente essere salvato".
Tramite ciò, Ferrara non da scampo all'uomo, quasi lo disprezza, ne fa un mostro, una figura abominevole e, forse, solo quando sarà davanti a dio capirà il senso della vita.
Un altra visione piuttosto scettica del director è quella sul matrimonio, in questo caso, quello tra due persone di un certo rango sociale. Nella storia, vediamo come il marito, ogni volta che gli succede qualcosa di spiacevole si appoggi sempre alla moglie. E quest'ultima è sempre pronta a parargli il c*lo, pur essendo arrivata all'esasperazione. Però, d'altro canto, il regista ci fa notare che anche Deveraux non riesce a non dar retta alla moglie


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Ferrara traccia quindi un rapporto particolare tra una coppia di coniugi d'affari, quasi una relazione di dipendenza, dove l'uno sopporta l'altra. Altra visione quindi parecchio tragica.
Il ritmo del film è molto buono, le 2 ore passano via piacevolmente, senza che ci sia mai un momento di stanca.
La pellicola in realtà è divisa in due parti: nella prima il regista ci presenta il protagonista nella veste di donnaiolo, mostrando scene erotiche esplicite. L'astante quindi capisce con che tipo di personaggio a che fare.
La seconda parte, è molto più psicologica, introspettiva, passando all'analisi vera e propria di Deveraux.
Secondo me, la bravura di Ferrara è stata di riuscire ad amalgamare in maniera perfetta i più fronti presenti nella sceneggiatura. Cioè, lo screenplay, parte sviluppando il protagonista e la sua dipendenza, poi si sposta sull'arresto di Deveraux per poi andare a sfociare sia nei problemi coniugali dell'uomo con la propria moglie, sia in quelli esistenziali dello stesso Deveraux. La trama dunque, muta forma in continuazione e il director collega tutto benissimo, non dando mai la sensazione di qualche passaggio sconnesso, anzi, Ferrara pone tutto il sistema narrativo in continua evoluzione.
Il finale l'ho trovato un po'insulso nei dialoghi, però è comunque interessante. E' di libera interpretazione, e la conclusione a cui sono giunto io termina la pellicola in maniera più che giusta


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Buona la fotografia, è caratterizzata da toni piuttosto scuri i quali, fanno l'atmosfera più densa e pesante.
La sceneggiatura è ottima: c'è un elaborato narrativo coi fiocchi, il plot subisce cambiamenti continui, non c'è mai un attimo di sosta. Questo fa si che non ci siano grossi colpi di scena ma in questo caso va bene così. Grandiosa la stesura del protagonista, composta sin nei minimi dettagli. I dialoghi sono quasi perfetti, spesso pieni di humor nero, coinvolgenti e trascinanti. Funzionano anche quelli più filosofeggianti.
Una delle poche note dolenti è il personaggio di Simone, troppo stereotipato, non trattato bene dal regista, spesso appare quasi ingombrante.

Conclusione: un bel film, intenso e, in un certo senso, triste. Spicca un grande Depardieu, attore capace ancora di lasciare il segno, ed una regia elegantissima di Ferrara, il quale però, non rinuncia al suo pessimismo. Non è un capolavoro, ma un'occhiata la merita, visto che si tratta pure di una storia vera.

sweetyy  @  13/12/2016 03:05:21
   5 / 10
Neanche stavolta abel ferrara risulta convincente. Prima parte del film praticamente un'enorme scena erotica, seconda parte noiosa e sconclusionata

Rollo Tommasi  @  13/01/2016 13:45:54
   6½ / 10
Peccaminoso in tripla buzza, Depardieu si è prestato in maniera convincente ad interpretare l'alter ego del potente Dominique Strauss-Kahn, incappato in una vicenda giudiziaria scandalosa, ripudiandone però lo stile di vita licenzioso (un *******ggio continuo senza ritegno): infatti, nelle premesse del film, l'attore ha voluto precisare di volersi dissociare dalle prodezze sessuali quasi animalesche del politico.
Brava anche la Bisset, nei panni della moglie sacrificale deprivata di ogni barlume di dignità dell'abominevole marito.
Un pò freddino il rapporto con la figlia e tanto tanto piatta la sceneggiatura (questo irrimediabilmente abbatte il voto di un punto..), che rasenta livelli scolastici quando la Bisset esplode in un banale "hai rovinato tutto e distrutto la mia vita!".
Comunque sufficiente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/12/2015 19:24:57
   7½ / 10
Possiede qualcosa di cristologico la vicenda di Deveraux, ispirata a quella vera di Dominique Strauss-Kahn direttore del Fondo Monetario Internazionale. L'uomo di potere che viene spogliato anche letteralmente del suo prestigio di facciata per vedere un corpo sfatto e decadente. Welcome to New York sembra una sintesi del Cattivo tenente e The Addiction. La voracità sessuale inestinguibile che smarrisce ogni senso morale tra lecito ed illecito. In comune con il Cattivo Tenente c'è l'abuso di un uomo dotato di autorità verso gli altri, placare la fame di sesso su chiunque gli capiti a tiro, ma diversamente dal tenente non esiste una ricerca di redenzione. Deveraux non vuole essere redento, non resiste anzi asseconda le proprie pulsioni come un'inconscia ribellione contro i progetti di coloro che vogliono investirlo di ruoli che non vuole avere, perchè non degni di tale ruolo. Assecondare l'istinto animalesco significa l'impossibilità di scindere il pubblico dal privato, mostrare al pubblico la sua vera essenza. Notevole questo film di Ferrara, forse il migliore da qualche anno a questa parte.

Project Pat  @  25/07/2015 16:54:53
   7 / 10
Abel Ferrara è un regista che sa rilassare come non mai. Decidendo stavolta di voler trarre un film dallo scandalo DSK (centrato sulla figura del politico francese Dominique Strauss-Kahn), non mancano anche qui all'appello quelli che sono i pregevoli tratti della sua regia: immagini parlanti, silenzio magnetico, ritmo uniforme. Depardieu bravo anche se forse non calato nel suo ruolo da protagonista fino in fondo, personalmente avrei visto più rappresentativo un altro attore sebbene sia facile intuire il perché si abbia optato per lui, sicuramente anche per il suo fisico corpulento, perfetto a dare al film quel tocco in più di degradazione.
Potrà forse non essere ricordato nel tempo, ma trattasi indubbiamente di un film realizzato con la maestria a cui il regista newyorkése c'ha sempre abituati.

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  03/07/2015 21:00:33
   5 / 10
Film senza capo né coda targato Abel Ferrara con una prima parte interessante ma che poi col passare del tempo si perde. Finale anonimo.

Larry Filmaiolo  @  22/05/2015 15:04:16
   8 / 10
straripante, quasi documentaristico post-capolavoro di Ferrara. La malattia del potere, del nichilismo, della dipendenza dal sesso... sono malattie? Conseguenze naturali? e Depardieu: è un essere perfetto? Lo è nei panni di Deveraux. Supera se stesso e il personaggio trascendendo una pur scarna sceneggiatura nella prova cinematografica definitiva che l'evoluzione non esiste. Esistono l'ansia e il caso. Breve, provocatorio, roccioso.

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