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Il giornalista purgatori e' una garanzia, il tutto per un documentario a serie fatto egregiamente riguardante un mistero che (insieme a quello di Via Poma) e' il più intrecciato da decenni. La sensazione sulle circostanze e' abbastanza chiara, al momento tuttavia nulla e' certo. Più che buono.
Il manifesto della scomparsa di Emanuela Orlandi è diventato nei decenni un simbolo tragicamente iconico. E' dall'affissione di quel manifesto per strade di Roma che Emanuela Orlandi, da semplice caso di scomparsa come possono essercene tanti, è diventato un caso, anzi IL CASO. L'obiettivo di questo documentario in quattro puntate più che far luce sugli aspetti oscuri della vicenda portando qualcosa di nuovo, è quello di cercare di fare ordine alle tante tessere di un puzzle infinito. Tante sono le ipotesi, le teorie che si sono rincorse in questi anni, ma nessuna certezza. Di sicuro c'è la tenacia di una famiglia che non si è mai rassegnata e che ha maturato nel corso degli la convinzione di un gioco troppo più grande di loro. Il racconto è incalzante come un thriller, testimonianze credibili (Minardi), mitomani da crocefiggere (Accetti), rivelazioni scottanti. Malgrado questo l'altra cosa sicura è che tutte le strade conducono all'interno del Vaticano. Il Vaticano sa e francamente è difficile sostenere il contrario. Qualsiasi sia stato il motivo è qualcosa di talmente inconfessabile che a distanza di 40 anni (quest'anno ricorre il quarantennale della scomparsa) la santa sede si nota per la sua totale omertà sulla vicenda, come un'organizzazione criminale mafiosa, che in fondo è. La famiglia Orlandi ha servito nella sua vita all'interno delle mura vaticane ben sette papi. Questo è stato il loro "premio": un muro di silenzio. Secondo me la gigantografia di quel manifesto dovrebbe essere portata ogni volta a Piazza San Pietro alle udienze papali e sbattuta in faccia allo str0nzo in bianco di turno.