Pietro Paladini, manager di successo, rimane vedovo all'improvviso. Non riuscendo ad elaborare il suo lutto, inizia a passare le giornate fuori dalla scuola della figlia…
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VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO: Miglior attore non protagonista (Alessandro Gassman), Miglior colonna sonora, Miglior canzone (L'amore trasparente)
Prodotto di difficile valutazione a causa di qualcosa di irrisolto che pervade tutta la pellicola. Probabilmente la questione risiede nella personalità di Grimaldi, non sufficientemente forte per sopportare la presenza ingombrante del best seller da cui il film è tratto e, soprattutto, per la inevitabile ingerenza del Moretti regista durante le riprese. La sensazione è che Nanni abbia svogliatamente svolto una direzione-ombra, assumendosi le responsabilità solo riguardo ad un personaggio riuscito, anche perchè sembra costruito su di lui. Il risultato è quello di un film ibrido e paradossalmente senza anima, nonostante proprio di una anima sofferente si parli. Il limite maggiore della pellicola appare essere, appunto, la regia, priva di una cifra stilistica che faccia decollare il film. Tra commedia e dramma, momenti surreali non riusciti e morettismi vari, il film scorre fluido ma non convince fino in fondo. L’incompiutezza è come rappresentata dalla famosa scena di sesso tanto strombazzata. Sembra essere un sogno del protagonista più che un incontro reale, un momento di svolta nella sua coscienza, uno snodo narrativo, una scena con forti valenze simboliche e trasformative: l’elaborazione del lutto insomma. Tutto ciò però non viene trasmesso affatto, al punto che la scena tra un imbarazzato e imbarazzante Moretti e una Ferrari convincente (avrà attinto dai suoi trascorsi giovanili?) appare superflua e rappresenta la tomba del Grimaldi regista, incapace di trasformare i sogni (suoi) in realtà. Meritato il David all'ottimo Gasmann