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Labirynth of dreams non è tanto quello che racconta, ma il come lo racconta. Una fotografia in bianco e nero favolosa che rende tutta la cornice della vicenda ai limiti del metafisico. Un percorso di linea d'autobus sempre uguale e monotono, contornato dai dubbi di una donna controllore sulla natura di un misterioso autista che dicerie di villaggio desxrivono come un uomo che fa innamorare le colleghe per poi ucciderle simulando degli incidenti. Un film veramente angoscioso e straniante, dalla visione non facile, ma se si è presi dal suo meccanismo non ti molla più.
Lavoro piuttosto emblematico. Tecnicamente perfetto, scene degne dei migliori thriller di sempre. Ishii Sogo in questo è un regista sotto questo punto di vista perfetto: le atmosfere sono create alla perfezione ed in alcune situazioni la pellicola cattura completamente lo spettatore. Peccato si assistano a molti alti e bassi, molte scene ad esempio sono troppo lente anche per i canoni del film. La storia, se pur interessante, non ha probabilmente la mordente necessaria per coinvolgere in pieno. Un vero peccato, considerando le ottime capacità del regista, speriamo di poter assistere a qualcosa degno delle sue abilità in un vicino futuro. Riamane comunque un buon giallo psicologico.
Ineccepibile dal punto di vista tecnico ed estetico. E’ davvero un piacere perdersi nelle atmosfere che “Labyrinth of Dreams” riesce a creare; spazio e tempo tendono gradualmente a sfumare per dar vita ad un limbo che avvolge, per tutta la durata della pellicola e per una buona mezz’ora successiva, chi guarda, trasportandolo nella stessa sfocata dimensione in cui i protagonisti portano a termine i loro ruoli. Nasce tutto da una sorta di leggenda, una di quelle storie che inquietano, che cancellano il limite tra realtà e fantasia e che sono in grado di ricreare il limbo suddetto; la pellicola non fa altro che impadronirsi di questa dimensione e trasportare tutto all’interno della stessa. Se si riesce a raggiungere un risultato di questo tipo, è solo grazie all’armonia simbiotica tra regia, fotografia e colonna sonora. Ishii alla regia è sublime; si serve abbondantemente di primi piani al fine di scavare negli interminabili silenzi che qualche attimo prima riempivano i lunghi e statici pianisequenza in cui i due protagonisti affrontavano con lo sguardo le proprie emozioni, anch’esse, come tutto il resto, sfocate. Sull’accecante contrasto tra bianco e nero che caratterizza la fotografia di Norimichi Kasamatsu, invece, c’è in realtà ben poco da dire. Ricorda i tempi andati, tanto che sembra voler allontanare il tutto da un contesto odierno, senza indirizzarlo però, al tempo stesso, verso una dimensione troppo definita. Assolutamente perfetta, considerando gli intenti di questa pellicola. Quanto alla colonna sonora, mi limito a riportare un’osservazione letta da qualche parte, secondo cui la stessa ricorda, neanche troppo lontanamente, Badalamenti; considerando il contributo che quest’ultimo dà all’inquietante surrealismo dei lavori di Lynch, si può ben capire quanto tale somiglianza possa giovare al film in questione.
Degne di nota, infine, anche le interpretazioni, quella di Tadanobu Asano su tutte. Esempio perfetto di cinema orientale.
...Un grande regista quale Ishii Sogo e un ottimo attore Tadanobu Asano. Aspettative del tutto soddisfatte... Una fotografia splendida, dark, assolutamente meravigliosa e una regia assolutamente ineccepibile... Delicato e sublime come solo gli asiatici sanno fare... L'unica pecca è che questo film è basato più sulla tecnica che sulla trama. Consigliato logicamente agli appassionati di cinema asiatico... Pellicola per i palati più fini...