Dopo il furto della propria bicicletta, mezzo che gli permetteva di lavorare, un uomo vaga per la città con tutta la famiglia sperando di poterla ritrovare. Preso dalla disperazione non gli resta che rubarne una a sua volta ma viene bloccato dalla polizia...
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Una delle pagine più belle del cinema neorealista, con un De Sica che riesce con la sua macchina da presa a mostrarci la sofferenza di un popolo che deve fare i conti con la difficoltà di ricominciare dopo le miserie del secondo conflitto mondiale. Il protagonista del film ben sintetizza l'esigenza di voler sfuggire alla povertà, alla disocupazione ,cercando e trovando un lavoro. Un lavoro che può svolgere solo con la bicicletta, che appare come uno straordinario simbolo di mobilità sociale, di riscatto da una condizione di miseria. Di conseguenza, il furto che subisce si configura come un annullamento della possibilità di " andare avanti" e di vivere in proiezione futura. Un film asciutto, sobrio, misurato, che commuove senza essere retorico. Una pietra miliare del cinema mondiale. Nico