le luci della sera regia di Aki Kaurismaki Finlandia 2006
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le luci della sera (2006)

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locandina del film LE LUCI DELLA SERA

Titolo Originale: LAITAKAUPUNGIN VALOT

RegiaAki Kaurismaki

InterpretiJanne Hyytiäinen, Maria Heiskanen, Maria Järvenhelmi, Ilkka Koivula, Aarre Karén, Tommi Korpela, Juhani Niemelä, Matti Onnismaa

Durata: h 1.18
NazionalitàFinlandia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2007

•  Altri film di Aki Kaurismaki

Trama del film Le luci della sera

Koistinen è un uomo solo alla ricerca di compagnia e tenerezza. Fa il guardiano notturno, e così, vagando per la città, finisce per cedere al fascino di una seducente donna; non sa però che, di lì a poco, il protettore della donna, approfittando dell'ingenuità di Koistinen, rapinerà una gioielleria facendo ricadere le accuse sul povero guardiano, che così perderà tutto...

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Voto Visitatori:   7,10 / 10 (45 voti)7,10Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
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Voti e commenti su Le luci della sera, 45 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  18/12/2011 20:44:46
   6½ / 10
Forse è solo la pervicace volontà di andare avanti, di non rinunciare malgrado le batoste che il destino gli riserva con altrettanta pervicace insistenza. in fondo sembra scritto nella sua fronte il suo ruolo di vittima predestinata, emarginato da tutto e incapace di riconoscere, nella sua ingenuità e nel suo disperato bisogno di amore, il vero affetto dalle false attenzioni per puro interesse. Un Kaurismaki coerente con le sue tematiche, meno cupo di pellicole come la Fiammiferaria, personaggio che possiede tratti comuni con Koistinen. Il breve cameo della Outinen, nel ruolo di cassiera del supermercato, può suggerire un preciso riferimento a quel film e collocare questa pellicola più verso il Kaurismaki delle origini.

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Ultima risposta 18/12/2011 22.04.04
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Amira  @  30/03/2007 22:40:07
   6 / 10
Il principale punto debole secondo me è la storia, che trovo troppo banale, certi aspetti andavano approfonditi, almeno per renderla meno noiosa... delle scene invece andavano proprio tolte, o perlomeno accorciate, perchè inutili.
Rimane poi per me un punto interrogativo l'interpretazione degli attori, sembra che ci abbiano proprio messo impegno a essere inespressivi per tutto ma proprio tutto il tempo.
L'unica cosa che però sicuramente traspare da questo film è l'immagine di un paese freddo e spento.

1 risposta al commento
Ultima risposta 30/11/2008 15.10.07
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  09/03/2007 11:29:40
   6½ / 10
Una famosa battuta di un produttore americano recita più o meno così: “In Europa la prima scena di un film inizia con un aereo che decolla. Si alza in volo. Il tramonto lo incornicia deliziosamente mentre attraversa le nuvole leggere. In un film americano, invece, un aereo decolla e dopo trenta secondi esplode!”. Io non sono per l’eccesso americano, ma è pur vero che molti registi europei ormai colmano di una fotografia splendida le loro pellicole, dimenticando a casa la storia; come questo “Le luci della sera” che mi ha annoiato da morire. Bellissima la fotografia, straordinarie le scenografie curate fino all’ultimo dettaglio (da applausi l’uso del cromatismo nella casa del protagonista con scala e cappotto gialli poggiati su una parete blu, mentre lui, col vestito scuro, si poggia su un muro rosso), ma la storia si poteva riassumere in trenta, quaranta minuti, senza dilungarsi inutilmente con scene vuote e prive di significato (ad esempio il concerto, o la partita a poker che superano i cinque minuti ciascuna). Ad infastidirmi non è stata la lentezza, ma l’assoluta inutilità di determinate scene, ed il fatto che i momenti salienti, invece, sono stati sviluppati frettolosamente.
E’ però innegabile che il film riesca a trasmettere una certa angoscia e che vi siano elementi di grande interesse come ad esempio il protagonista (anche se nella sua ostinata passività diventa alla fine tedioso) e l’aria gelida, densa di angoscia cinica, che il film emana.
Il mio voto perciò sarebbe stato 10 se si fosse trattato di un cortometraggio, ma solo 6 ½ per un film a tratti irritante e autocompiaciuto.

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Ultima risposta 13/03/2007 10.18.45
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Delfina  @  02/02/2007 19:30:02
   8 / 10
Il mistero "Finlandia" raccontato al massimo della visionarietà, nella fotografia di quest'ultimo film di Kaurismaki.
La storia di per sé non è molto importante: una trama noir con criminali professionisti da una parte e il classico perdente, proletario e sognatore, dall'altra.
La suspense si stempera nell'osservazione malinconica dell'inadeguatezza del protagonista, stoico resistente minimale alle asprezze e ai ricatti della società.

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Ultima risposta 06/02/2007 11.18.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  28/01/2007 18:57:03
   9½ / 10
Koistinen è un falso debole, in realtà è forte, fortissimo perché rifiuta le logiche di sopraffazione dei clan, rifiuta di integrarsi in negativo con i balordi "normali" che incontra in varie situazioni e che fanno gruppo.
Ha una sua sensibilità, una sua autonomia che non danneggia gli altri. Crede nella bellezza femminile ma paga lo scotto dell'inesperienza d'amore, Koistinen incontra la donna sbagliata e non a caso perché il suo essere fuori gioco eccita chi lo osserva dall'esterno ed è pronto ad approfittarne usando anche l'arma femminile. Kaurismaki mette sotto accusa la società finlandese, la sua incapacità a comprendere e ad intervenire in certe situazioni, il suo non ammettere eccezioni nei comportamenti di gruppo, il non saper valorizzare lo "straniero bianco" interno alla sua "gente".
Una società dominata da vili e pigri amministratori, uomini scialbi, prima di tutto impegnati nella difesa del proprio giardino peccaminoso. Amministratori bruti, anch'essi malati e e vittime dei meccanismi irrazionali che fanno funzionare male una società ormai preda di una deriva di morte.
Una società , essa si debole di fronte al potere dei soldi sporchi e macchiati di sangue.
Finalmente un film che ha un senso, pulito di ogni additivo e conservante, di ogni ingrediente finalizzato alla bellezza gonfiata e al divertimento spicciolo. Biologico puro: bello ed emozionante.

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Ultima risposta 02/02/2007 07.59.58
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norah  @  25/01/2007 11:59:02
   8 / 10
Mi piace la capacità che ha Kaurismaki di dipingere situazioni in apparenza banali rendendole uniche .
La storia é semplice e complessa allo stesso tempo,le ambientazioni tragiche e assurde rendono il melodramma stilizzato.


Economia dei gesti,nessun contatto fisico:nel loro quadro statico i personaggi non si muovono, i loro sguardi fissi si perdono nel vuoto,sembrano volersi inabissare nella profondità della loro anima;definitivamente assenti,come congelati in un mondo che non ha bisogno di loro.
In questo mondo astratto nessuno riesce ad esteriorizzare le proprie emozioni,ci troviamo davanti a delle macchine umane fredde e metalliche,ma allo stesso tempo eroi romantici che continuano ad assecondare il loro destino irreversibile.
Una bella poesia nera.

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Ultima risposta 26/01/2007 09.31.40
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patt  @  25/01/2007 11:02:52
   7 / 10
..non è facile commentare questo film, sicuramente quello che colpisce è la figura del protagonista, fortemente espressivo nello sguardo e nei tratti di quel viso "corrucciato" in bilico tra il buffo e il triste.
E la sua personalità: passiva, imperturbabile, che lo fa muovere quasi come un automa, un sacco apparentemente vuoto, ma che contiene tutto il male di vivere..
bello il personaggio, ma il ritmo e la storia rende tutto troppo triste..

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Ultima risposta 22/02/2007 11.13.10
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  18/01/2007 16:33:02
   8 / 10
Koistinen, protagonista dell'ultimo film di Kaurismaki, è un monumento alla sconfitta. Perseguitato fino all'inverosimile, Koistinen non muta espressione, mai. La sua sconfitta è scritta nel codice genetico, eppure il nostro "eroe" non si scompone, persevera, continua a sperare nella fatidica svolta (che non arriverà mai), come fanno tutti gli sconfitti. Fondamentalmente è un sognatore, con l'aria nichilista. A volte la sua prerogativa a perdere ricorda quella dell'italico Fantozzi, ma Kaurismaki, pur mantenendo una certa leggerezza narrativa ed emotiva, nonché la carica grottesca e tragicomica del "fallito", lo priva della cattiveria strisciante del personaggio di Salce e lo ammanta di speranzosa passività. Koistinen è un bellissimo personaggio, dall'espressione sempre uguale e catatonica, impassibile qualsiasi cosa gli accada: mai uno scatto di entusiasmo, un pianto su se stesso. Soltanto uno scatto d'ira gestito e finito, ovviamente, male: la speranza e l'ideale nell'animo, l'atarassia sul volto e nelle movenze. Stoicamente, come scriveva prima di me Kowalski, egli affronta ogni situazione - sfavorevole - col coraggio di un eroe senza paura. Naturalmente l'omaggio a Chaplin è più che evidente, anche nella parte dell'amorevole assistente e (unica) amica fidata della donna del chioschetto. Il cinema dalla parte degli umili e degli ultimi, dei reietti e dei marginali, languide e scintillanti esistenze della periferia di Helsinki. Ma la speranza e i sogni non sono ancora morti...

"Ma non c'è niente che sia per sempre,
perciò, se è da un po' che stai così male,
il tuo diploma in fallimento
è una laurea per reagire.
Puoi fingere bene,
ma so che hai fame."

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Ultima risposta 25/01/2007 18.15.35
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semosole  @  17/01/2007 06:33:01
   6½ / 10
questo film, appena finito, non mi ha dato nessun tipo di emozione, cosa che spero sempre di trovare in qualsiasi film, però questo Koistinen rimarrà nella mia mente perchè la sua speranza di riuscire lo stesso a creare qualcosa di suo, sebbene attorno a lui sembra non esistere nessuno, fà tenerezza. E' il primo film di Kaurismaki che vedo, conosco di fama 'l'uomo senza sonno', ce l'ho registrato ma mai visto, trovo la sua regia molto asciutta, cruda e da un impatto molto realistico, è il classico film d'autore che fai fatica a consigliare agli amici, ma sono contento di averlo visto. Vorrei finire facendo i complimenti a Kowalsky per il suo ottimo commento

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Ultima risposta 19/01/2007 21.15.14
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/01/2007 01:42:34
   8 / 10
Il mondo è violento ma non c'è bisogno di Mel Gibson per spiegarcelo.
Obiettivamente il cinema di Kaurismaki rischia di incupire anche il piu' giulivo degli spettatori, ma per qualche oscura ragione è un tunnel di disperazione a cui volenti o nolenti si entra volentieri, per certi versi quasi impotenti (come i protagonisti dei suoi film) e sempre con la speranza che accada qualcosa che puo' infondere speranza...

Neanche il finale di "le luci della sera" dà sollievo perchè il bisogno d'amore (per l'autore, l'unica ragione di vita eppur foriera anche di percorsi ostili come nel caso di questa storia) appare come un conforto tardivo, epilogo di una bruciante realtà.

Beh comincio a dire che questo terzo e ultimo capitolo della trilogia (inaugurata dal magnifico "Nuvole in viaggio" e proseguita con "L'uomo senza passato") è forse il meno riuscito: lo script è fin troppo identificabile con l'opera dell'autore finlandese, non ci sono sorprese o particolari innovazioni nello stile dell'autore, tutto resta esattamente come prima.

I personaggi, fatalisti e passivi, hanno l'espressione di un Buster Keaton e vivono la loro realtà con uno stoicismo che inquieta e spesso annichilisce

Forse l'unica eccezione è rappresentata dalla musica, che passa con estrema disinvoltura da arie d'opera a canti portoghesi ("Volver" già di Gardel e già del film ononimo di Almodovar) al rock tirato à la Hellacopters della scena nordica.

Ma ancora una volta io sono umanamente grato a questo grande autore per avermi introdotto in un mondo che superficialmente fingo di non conoscere.

Sarà che recentemente mi sono sentito parecchio bistrattato (non proprio come Kotstinen) ma credo di comprendere benissimo cosa significhi vivere in una dimensione di estremo rifiuto e indifferenza.

Poi, chiaramente, è chiaro che non provo piu' alcuna empatia per lui, per la sua passività, l'incapacità di reagire (tranne una sequenza) al senso dell'affronto, davanti al modo meschino con cui dei balordi si accaniscono contro di lui.
Mi torna in mente il caro proverbio "chi pecora si fa il lupo se lo mangia" , emblematico in un mix malinconico tra Charlot e i personaggi di Gogol come di fatto sembra essere il protagonista della vicenda.
Nel suo disperato bisogno d'amore, che in certi casi è terribilmente letale, credo di poterlo anche condividere.
Del resto anche Mirja, con i suoi dubbi e l'assenza totale di sentimenti, rappresenta fors'anche una vittima, anche se indubbiamente privilegiata dalle sue sporche azioni rispetto all'uomo che avrebbe potuto/voluto anche amarla.

Ancora una volta il cinema di Kaurismaki segna un realismo tragico, ai confini col nonsense: è insolita la passività del protagonista come del resto inconsueto e doloroso l'accanimento nei suoi confronti.
Fotogrammi brevi, quasi flashback metafisici, squarci di colore in un'esistenzialismo incombente, la sua capacità (dote rarissima) di essere glamour pur essendo - come cineasta - tutto il contrario del glamour

Si apre, il film, con due uomini che parlano di letteratura russa mentre la guardia notturna Kotstinen li ascolta da lontano.

Film sulla debolezza del sentimento piu' puro, davanti a una realtà che esalta soprattutto l'indifferenza.

E lo spettatore che lascia il cinema di "le luci della sera" medita sui propri privilegi.

Cinema la cui identità troppo spiccata favorisce il richiamo di un'innovazione già nota e vista, ma che è un piacere enorme ritrovare

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Ultima risposta 23/01/2007 01.04.53
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