Il film racconta la dolorosa vicenda della strage di Sant'Anna di Stazzema, paesello della Toscana dove i soldati americani combatterono contro i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Lasciando da parte le critiche, che quando fatte in modo strumentale (cioè quasi sempre) sminuiscono il valore e il ruolo del cinema, giustificabili e comprensibili solo se mosse da chi ha vissuto da vicino tragedie come quelle di Sant’Anna di Stazzema, il film di Lee non mi convince affatto. La sceneggiatura è pessima e probabilmente lo è anche il romanzo da cui è tratta: troppo dispersiva, con personaggi tratteggiati male e soprattutto con quegli odiosi spunti romanzeschi (con i quali si apre e si chiude il flashback), troppo accentuati per essere credibili e che rendono la storia ancora più pretestuosa. Inoltre la tematica razziale sulla quale il film dovrebbe essere costruito è affrontata con una retorica banale e sciatta. Paradossalmente il film è apprezzabile (almeno nelle intenzioni) proprio nella parte che qualcuno ha tacciato come “revisionista”, e cioè in quel capovolgimento dei ruoli tra partigiano e nazista che poteva rivelarsi come una soluzione narrativa azzeccata ma che in realtà è sembrata troppo artificiosa e approssimativa. Si salvano solo la fotografia e qualche bella sequenza di guerra.