somewhere regia di Sofia Coppola USA 2010
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somewhere (2010)

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locandina del film SOMEWHERE

Titolo Originale: SOMEWHERE

RegiaSofia Coppola

InterpretiBenicio Del Toro, Michelle Monaghan, Stephen Dorff, Elle Fanning, Robert Schwartzman

Durata: h 1.38
NazionalitàUSA 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2010

•  Altri film di Sofia Coppola

Trama del film Somewhere

Un attore vive una vita sregolata ed eccessiva al Chateau Marmont, fino a quando non riceve la visita inaspettata di sua figlia, una ragazzina di undici anni. L'uomo si trova così costretto a fare il punto della situazione sulla propria vita.Un'impegnatissimo attore di Hollywood ri-esamina la sua vita dopo una visita a sorpresa fatta dalla figlia di undici anni.

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Voto Visitatori:   5,61 / 10 (83 voti)5,61Grafico
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Voti e commenti su Somewhere, 83 opinioni inserite

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mauro84  @  15/01/2023 21:06:58
   6 / 10
Mi sono recuperato questo drammatico film, targato da Sofia Coppola, acclamato nel lontano 2010 come premio al festival a Venezia.. Son sincero mi aspettavo di più come trama, intrattiene il giusto.. sembra di vivere delle giornate tipiche di un attore di Hollywood reali.. la bella vita in tutto e per tutto. Piaciuta la parte con la bella figlia.
Mi aspettavo di più come fine drammatico e un finale che dice obiettivamente "poco".

Location, scenografia e musicalmente possiamo dire che coinvolgono abbastanza e danno il giusto contorno alla vitaccia di questo attore!

Stephen Dorff; buona interpretazione, fa abbastanza il suo "naturale" copia
Elle Fanning: Giovane ma già top promettente, Oggi una delle destinate!
Benicio del Toro: l'interpretazione di sè stesso! una piacevole presenza

Sofia Coppola questa volta non decolla come deve nel suo intento di farci goder la bella vita di un attore americano.. tutto sembra bello, invece tutti nascondiam il nostro animo umano e sebbene la parte con la figlia, scelta attrice, super azzeccata, sia buona come scene etc,, al tutto manca qualcosa e alla lunga come film un filo annoia, non cade nel banale, ma quello spunto drammatico non spicca.
E' un peccato, perchè nel complesso è un film che ci poteva stare girato e strutturato in questo modo ma doveva esser incentivato con scene di un livello "superiore"..

Nella sua lentezza lo si può apprezzare!! Consigliato !!


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Giovans91  @  27/05/2015 20:20:30
   7½ / 10
Los Angeles. Oggi. L'attore Johnny Marco, un vacuo e assente Stephen Dorff, si sveglia un giorno scoprendo di doversi prendere cura della piccola Cleo, la meravigliosa Elle Fanning, sua figlia. Da li tutto cambia, si muove.
Un film lento e composto, preciso e lineare, ben girato e poco parlato. La cinepresa ci accompagna col suo occhio indiscreto nel mondo (vuoto) del protagonista. Lunghi silenzi, inquadrature ferme e piani-sequenza che entrano nel mondo emotivo del protagonista.
Il film inizia con una Ferrari che fa sempre lo stesso, quasi a rappresentare l'aridità umana e lo stile di vita dell'attore che vive sospeso tra il continuo dormire, comparsate televisive trash, film che deve girare, il sesso meccanico con le belle signorine di turno e tanta noia. Il finale è liberatorio ed emozionante (anche grazie all'arrivo della figlia del protagonista che gli pone interrogativi esistenziali) per il messaggio che vuole dare e, soprattutto, per il protagonista.
La regista premio Oscar Sofia Coppola, al suo secondo film dopo Lost in Translation, rimane fedele al suo stile e convince. Leone d'Oro al Festival di Venezia 2010.

Filmaster95  @  22/01/2015 22:47:17
   6½ / 10
Il film in se è noioso poichè.all'suo interno non accade pressoche nulla ma d'altronde dalla trama non si puo pretendere molto,però mi ha colpito diciamo che il suo evolversi e la metamorfosi del protagonista,un bravissimo dorff,mi ha tenuto incollato fino al suo epilogo.
Come detto dorff,in un ruolo non semplice è riuscito a convincermi talmente tanto da chiedermi come mai questo attore non riesca ad avere una carriera ben superiore a quella attuale visto che attori come cooper e mcconaughey che ha addirittura vinto l'oscar con forse l'unica grande prova insieme ad interstellar della sua carriera,riescano ad essere cosi popolari.
Ritornando al film,non mi ha annoiato come avevamo messo in preventivo prima della visione e quindi non posso che valutarlo modestamente.

DarkRareMirko  @  25/04/2014 01:37:35
   7 / 10
Lo stile è quello di The brown bunny di Gallo, dove non succede praticamente nulla e la mancanza di trama si fa più o meno sentire.

La mano della regista si sente in certe scene (tipo quella dello show di pattinaggio con la musica della Stefani) e nella scelta del cast (bravo Dorff, e buona la scelta di chiamare il Pontius di Jackasss!!!), ma non c'è nulla che prenda davvero, e anche la musica poteva esprimersi meglio.

La sequenza coi telegatti l'ho trovata inutile (e Frassica lo stesso anno incontrerà un altro attore straniero, ossia Deep in The tourist), molta inerzia e finale aperto che un pò strizza l'occhio al pubblico.

Alti e bassi e premi un pò troppo esagerati; la Coppola ha fatto di molto meglio; un film discreto, ma anche ambizioso, velleitario (il più velleitario tra i film sinora realizzati da questa figlia d'arte) e troppo preoccupato a non urtare nessuno.

Come biopic è medio, come analisi hollywoodiana non è troppo profonda e come film arty non lascia troppi solchi.

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Ultima risposta 25/04/2014 01.42.39
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franzcesco  @  04/10/2013 02:50:22
   6 / 10
Un giorno darò una testata alla Coppola.
Intanto continuo a subire i suoi film.
Spunti ottimi, introduzioni ai personaggi perfetti.
Ma supera sempre il limite dell'autocompiacimento.
Non sei Tarantino!!!!
Sei "saccentina".

Vikyg13  @  13/06/2012 01:41:19
   8 / 10
Non ho visto Marie Antoniette. Il giardino delle vergini suicide è un film capriccioso, viziato.
Lost in Traslation ho sempre pensato fosse uno dei film più sopravvalutati di sempre. A parte una splendida Scarlet Johanson (in senso fisico non interpretativo) un Bill Murray mutilato e una regia a mio avviso troppo furba. Il film tutto è furbo, compresa la splendida scena finale che è messa lì per farti dimenticare il nulla visto sino a quel momento (ma senza riuscirci).
Eppure continua la mia ostinazione nel vedere i film della Coppola, una regista che con mia grande frustrazione continua a incuriosirmi.
Non ho visto in questo Somewhere la storia di un attore di hollywood annoiato dalla propria ricchezza (una storia che conosciamo ormai tutti e in realtà nessuno se non loro). Ho visto invece la storia un po' di tutti e un po' di nessuno, la storia delle cose che non si dicono se non in un film, la storia di una birra a pranzo e di una sigaretta che non ha alcun motivo di esserci.
La storia di una po' di sole e piscina o soltanto di una bella canzone che riesce ad alleviare l'immobilità esteriore del quotidiano.
Sì perché Somewhere non è immobile come i suoi film precedenti, è normale, perché racconta ciò che non accade in un film. E' immobile come la luce delle nostre giornate, ma è in movimento come le nostre anime. Un movimento continuo di pensieri, poche parole e sentimenti reali perché semplicemente vissuti. E Johnny mi è sembrato così vivo, proprio perché annoiato, schiavo di debolezze e dipendenze. Incastrato all'interno di piccoli sconvolgimenti esistenziali quotidiani, proprio come i nostri non come quelli di hollywood.
Somewhere racconta la famiglia fatta di frasi che non verranno mai pronunciate, di separazioni a cui nessuno si sottrarrà mai, di abbandoni anche quando si è uniti. Perché la vita è più grande di noi e così ci teniamo stretti il nostro piccolo io mentre percorriamo grandi strade che sembrano dominarci anche quando troviamo la forza di proseguire con determinazione.
La regia non è fredda e capricciosa come in passato. La regista sembra distaccarsi da sé stessa e avvicinarsi alla storia, avvicinarsi al pubblico. Insomma, la Coppola questa volta sembra finalmente essere arrivata da qualche parte, proprio come il suo film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  09/05/2012 00:12:17
   7 / 10
Il Ferrari nero sfreccia nell'ovale deserto.

Al primo giro vedi solo la strada, l'asfalto nero che ti scorre veloce sotto le ruote. Senti il rombo del motore, assapori la stanca ebrezza della guida. Senti il cambio sotto una mano e il volante nell'altra, le curve che sempre uguali si ripetono. Questa è la visione superficiale delle cose Johnny, la parte dura di esse e te la conosci bene.

Al secondo giro cerchi di intravedere la tua vita fuori dal finestrino ma non vedi niente. Mentre continui a guidare pensi che la tua esistenza è come questa macchina che gira in un ovale deserto, ogni metro d'asfalto una consuetudine, ogni rettilineo un'agevolazione, ogni curva la routine del nulla. La verità Johnny ce l'hai sovrappensiero, come la morte, tu lo sai che quella non è la felicità ma continui a fartela vendere così. E la compri di continuo. Non c'è bisogno di fare la maschera per gli effetti speciali quando la porti già una nella vita di tutti i giorni.

Al terzo giro non sei più solo in macchina, è entrata tua figlia. Lei danza davanti a te, ma te quelle linee perfette dell'amore ancora non le vedi, quello è poco più di un corpo che si muove. E tra un sms e l'altro pensi che forse anche quella figlia è soltanto una consuetudine, che so, magari potevo caricarla già al secondo giro.

Al quarto giro ti scatta qualcosa. Ti sei accorto improvvisamente che la sensazione di guida del terzo è stata più forte di quella del secondo, che c'era qualcosa di diverso dentro quell'automobile. Ti giri e nel sedile a fianco al tuo vedi che c'è ancora quella ragazzina. Sarà mica lei che mi impedisce di vedere l'asfalto, di sentire il motore, di concentrarmi nella guida? Perchè non provare a mangiarsi un gelato sul letto con lei, perchè non suonare con lei, perchè non vederla nuotare, perchè non accorgersi sott'acqua quanto è bella, quanto è importante, perchè non stare stesi al sole lasciando che le mani si sfiorino?
Quanto è diverso guidare così.
I primi due giri sono quasi dimenticati, è come se ci fosse stato un cambio al volante, tipo 24 ore di Le Mans.
Perchè la vita è lunga Johnny.
Tipo 24 ore di Le Mans.

Al quinto giro lei deve scendere, tu le vorresti dire quanto desidereresti che non lo faccia, quanto spereresti che quella portiera non si aprisse mai o che, ahimè, non si fosse già aperta. Glielo vorresti dire ma il rumore di un elicottero copre la tua voce, il destino è beffardo, mica gli sta bene che tu sia un altro uomo dopo solo 5 giri in un ovale, troppo facile action man.

Il sesto giro lo fai da solo ma ormai sei fuori da quell'ovale, le strade sono tutte diverse, le curve tutte diverse, gli asfalti tutti diversi, i luoghi tutti diversi.
Poi scendi.
E te sei diverso.

Il settimo giro sarà quello che farai domani Johnny.
Però prima apri la portiera di destra.
E aspetta.
Fino ad allora stai fermo lì in piedi.

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TonyStark  @  30/12/2011 00:20:19
   6½ / 10
Devo ammettere che non è il genere di film che sono abituato a vedere, la lentezza è veramente impressionante, però seondo me è essenziale per questo film. il personaggio principale, l'attore miliardario che può possedere tutto ciò che vuole e quando lo vuole sembra fluttuare, galleggiare invece che vivere la propria vita. L'arrivo della figlia sembra scuotere quel torpore che lo avvolgeva inizialmente, lo risveglia secondo me.
non aggiungo altro riguardo la trama. A me il film non è dispiaciuto.

isaber  @  18/08/2011 13:56:58
   8 / 10
Il più freddo (poco calore e emozioni) dei film della Coppola. Il protagonista, Johnny Marco, è una star di Hollywood. Oltre a questo, Johnny Marco non fa niente. Vive in un albergo, ha chi cucina e pulisce per lui. Ha chi gli organizza le giornate (la sua agente), gli dice dove andare e cosa fare. Ha chi pensa per lui (l'assistente alla conferenza stampa). E alla domanda di un giornalista Chi è Johnny Marco? non viene trovata una risposta. Johnny ha il successo ma la sua vita è vuota. Può permettersi di andare a zonzo tutto il giorno sulla sua Ferrari, e addormentarsi davanti ad uno streapteese o durante un amplesso, perchè tanto le donne (tutte bellissime) gli cadono ai piedi, gli piovono dal cielo.
La Coppola corre un bel rischio scegliendo di trasmettere la noia e il vuoto della vita del protagonista con lunghe riprese in cui tutto è immobile e non succede nulla. Corre il rischio di annoiare il suo pubblico, perchè quando Johnny Marco fuma una sigaretta, noi lo vediamo immobile per tutto il tempo in cui questa realmente si consuma. Johnny però ha una figlia undicenne, che gli viene affidata quando la madre decide di partire per prendersi un po' di tempo. E le cose per Johnny forse cambieranno.
Ho scelto di dare 8 a questo film, anche se l'ho apprezzato meno dei precedenti, perchè comunque riconosco la bravura della regista, che qui di nuovo sceglie di rappresentare una vita bloccata (non solo come nel precedente Lost in translation, ma anche in Il giardino delle vergini suicide, e perfino in Marie Antoinette). Il protagonista non vive nessun dramma apparente, ha tutto dalla vita, eppure la sua esistenza è irrimediabilmente vuota. A qualcuno potrebbe risultare antipatico, e lo sconsiglio a chi non ha pazienza e non sopporta i tempi morti. Quasi tutta la vita di Johnny Marco è un tempo morto.

dave90  @  14/08/2011 18:51:11
   7 / 10
Strano davvero questo film.
non sono ancora riuscito a capire se è un gran film o una cavolata pazzesca.
forse siamo tra le due cose.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  26/07/2011 00:18:07
   6 / 10
Bastano i primi minuti per accorgersi che non ci si trova di fronte a un film tradizionale...nel bene e nel male perche questo di Sofia Coppola ha molti pregi e alcui difetti!
La storia non è il massimo dell'originalita',la solita accusa allo star system di Hollywood che sembra una multinazionale di Zombie come il nostro protagonista che vive attaccato ai beni materiali senza nessuna voglia di guardare altrove...
La sua Ferrari è il simbolo del successo,di questa vita costruita dai soldi,ed è quella vita da cui si...

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ma per arrivare a cio il percorso è molto lento,anche troppo...prevale la noia e anche noi viviamo le stesse (poche) emozioni del protagonista solo che noi che guardiamo siamo troppo lontani dal suo Mondo e rischiamo di non capirlo...
Esperimento riuscito solo in parte ma non sono daccordo con chi dice che sia un film fatto apposta per incassare un premio...

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Ultima risposta 24/08/2011 19.42.30
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Scuderia2  @  21/07/2011 10:23:23
   7 / 10
Se perfino il rombo della tua Ferrari risulta ovattato, rischi di andare alla deriva anche su un materassino in piscina.
Occorre ristabilire porzioni e proporzioni perchè la cosa più vera è il sorriso di tua figlia non la pelle dei tuoi sedili sportivi.
Rimettersi in carreggiata.
Passerà.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  04/06/2011 12:40:19
   6 / 10
Sofia Coppola ancora una volta con il suo argomento preferito: la noia, brutta bestia che colpisce sia borghesi che persone importanti (come in questo caso). Un film guardabile, però dico: fare un film noioso per trasmettere la noia del protagonista mi sembra troppo facile…
Leone D'Oro sprecato, anche perché non ho visto scene spettacolari o una regia notevole… è tutto nella norma, senza infamie né lodi. Non mi sembra il caso di elogiare un filmetto carino elevandolo al capolavoro.
Elle Fanning carinissima, Dorff in parte.

Nella scena in cui compare Simona Ventura e Valeria Marini non sapevo se sbogolarmi dal ridere o piangere.

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Ultima risposta 05/06/2011 20.36.53
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cris_k  @  08/04/2011 20:48:35
   7 / 10
La Coppola è così: ti attira con le inquadrature, con i silenzi e con colonne sonore sempre azzeccatissime, sempre in constrasto con la statiticità quasi fotografica delle riprese. Promuovo questo film perché ci sono molte buone intenzioni e perché è affine allo stile della regista.

Provo a darne un'interpretazione. Ho aspettato qualche giorno perché l'impatto emotivo si diluisse.
Le prime scene sono uno strazio, sembra quasi una cosa amatoriale, sciatta. Ad una lettura superficiale

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possono sembrare espedienti che rappresentano lo squallore, la tristezza della vita della star. Però, il fatto che siano così esagerate, affettate, grottesche, suggerisce un'interpretazione più ampia. Insomma sono così sciatte che alla lunga hanno un forte potere dissonante, mettono in discussione non la vita della star ma la vita della sua essenza, sembrano la rappresentazione audiovisiva di una domanda: perché.
Poi il film si riprende, e rimane caratterizzato da quel senso di vuoto, un pieno vuoto, fortemente dissonante.

In definitiva, mi piace l'idea dell'insieme e apprezzo il significato, direi esistenzialista, ma con un forte senso di disagio. Bello anche il fatto che non punta sulla derisione/critica della vita da star, ma la guarda da lontano, con un occhio disinteressato. La Coppola ha scelto la strada meno battuta, e la cosa mi piace.
Francamente pessima la missione in Italia, Telegatti e Marini sono imbarazzanti. Inutile l'episodio con la Chiatti. Non da biasimare gli attori, perché evidentemente la Coppola ha voluto dare un taglio 'squallido' a queste scene per esigenze narrative.
Bocciate alcune scenette non riuscite, come l'esordio in ascensore di Benicio del Toro, l'affettato teatrino con Michelle Monaghan.
Non è il migliore lavoro della Coppola, forse un po' più di cura nella sceneggiatura e nella scelta delle location avrebbe dato un risultato migliore. Lo stile minimalista è il più difficile, deve essere straordinariamente curato nel minimo dettaglio, manca qualcosina....

MMarco  @  23/03/2011 03:56:09
   6 / 10
Sofia MINIMAL Coppola ci propone un film spogliato di tutto ma senza rivelare la sostanza che possa far appassionare lo spettatore che rimane poco affascinato dal tutto che sa di pochezza, anche se l'intento della regista è proprio quello di raccontare la complessità attraverso il minimalismo cinematografico.
la lentezza del film non mi è dispiaciuta affatto, è una caratteristica come altre in un film e non è sempre sintomo di noia.
gli attori protagonisti ECCEZIONALI!

Podo  @  22/03/2011 19:14:49
   7 / 10
Le cose che contano nella vita non sono quelle materiali "LO SPIRITO VINCE LA MATERIA".
Sofia Coppola ce lo racconta con questo film.

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Samy31  @  20/03/2011 01:42:09
   7½ / 10
E' un film volutamente lento poichè è la depressione a dare il ritmo alla vita del protagonista, se non nella parentesi in cui ha con sè la figlia. La Coppola è riuscita a descrivere egregiamente la vacuità di cui è fatta la vita da "nomadi di lusso" delle stelle del cinema.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/02/2011 22:58:08
   6½ / 10
La prima sequenza, è molto esplicativa del film di Sofia Coppola: compiere lo stesso identico percorso più volte. Non è affatto un film facile da seguire, soprattutto all'inizio, ma una volta entrato in questo circolo vizioso è meno noioso di quanto pensassi. L'apatia esistenziale regna sovrana nel protagonista, incapace di dare un senso o uno scopo alla propria esistenza fuori dal set, rimandendo prigioniero del suo status di star.
Va dato atto che la Coppola non calca troppo, anzi quasi per nulla, sugli aspetti più decadenti di una star di Hollywood, però allo stesso tempo il film è troppo trattenuto emotivamente, probabilmente per un eccesso di sottrazione. Si può vedere anche se non gli avrei dato il Leone d'oro nemmeno sotto tortura.

The BluBus  @  01/02/2011 23:59:19
   7½ / 10
Davvero bello, la lentezza a volte è necessaria.

paride_86  @  28/01/2011 02:17:02
   6 / 10
Girato con stile calcolatamente minimalista, "Somewhere" è la storia di un padre e di una figlia che si incontrano.
Sofia Coppola ha del talento e lo dimostra nel girare film che portano il suo marchio di fabbrica, sofosticato e riconoscibile; il problema, però, è la sostanza.
Seppur intelligente, "Somewhere" è un po' troppo esile nel descrivere la quotidianità dei due protagonisti.

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Ma non è tutto: "Somewhere" offre un'immagine terrificante della tv italiana, un frammento trash che salta agli occhi più di quanto siamo già abituati a vedere perché inserito in un film stilisticamente sobrio e intimista.
Un film da vedere una volta sola: la seconda sarebbe troppo noioso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  21/01/2011 19:04:23
   7 / 10
Sofia Coppola torna allo stile minimalista di Lost in Translation, anche se qui con minor efficacia. La regia è molto asciutta e i dialoghi rari. La sceneggiatura, incentrata sulla figura dell'attore Jonny Marco, è tesa sottolineare il vuoto, anche desolante, della vita delle star. Senza indugiare con cattiveria o malizia la Coppola riesce a tratteggiare un mondo che ruota solo intorno a se stesso e sembra privo di stimoli.
La vita del protagonista sembra accendersi solo con l'avvicinarsi della figlia undicenne.
Convincenti Stephen Dorff ed Elle Fanning.
Bella come sempre la colonna sonora.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  13/01/2011 15:06:29
   6½ / 10
L'introduzione è sintomatica di quanto Sofia Coppola voglia mostrare,una Ferrari che viaggia di continuo e in modo immutabile su un circuito deserto è la traslazione metaforica della vita del divo cinematografico Johnny Marco,star del cinema action ma in realtà campione di immobilismo nella vita privata.Senza un'abitazione,occupa infatti una stanza del noto Chateau Marmont di L.A.,apparentemente senza radici,passa le sue giornate vegetando sul divano in compagnia di qualche birra e innumerevoli sigarette,nemmeno rapporti sessuali occasionali e intime lap-dance con ragazze che farebbero risvegliare anche un morto sembrano scuoterlo,il tutto intervallato da patetici party e impegni professionali ai quali partecipa senza entusiasmo.Grande fortuna quella di avere una figlia come Cleo,adorabile undicenne che risveglia l'uomo dal suo torpore esistenziale e lo avvia non solo alle responsabilità paterne,ma anche a quel mondo escluso da un esilio dorato.
Ancor più minimalista che in "Lost in Translation" la Coppola scava nello showbiz senza troppa cattiveria,lancia uno sguardo nel vuoto pneumatico che contraddistingue le sfavillanti realtà dei cosidetti vip, cercando di riportarne,senza sbilanciarsi o giudicare,la solitudine devastante di cui sono spesso intrise.Si mostra più feroce nel ritrarre certe situazioni a cui la star è obbligata come una marionetta alla mercè del business più becero, sia si tratti di una conferenza stampa zeppa di domande inutili,sia uno spettacolino televisivo popolato da un nugolo di personaggi repellenti.
Grande cura viene messa nella scelta dei brani della colonna sonora,si va dai Foo Fighters a Brian Ferry,dagli Strokes a Gwen Stefani e altri ancora,come in "Marie Antoinette" la regista mostra ottima cultura musicale spaziando con coraggio tra i generi,peccato mostri un' inflessibile volontà ad aderire a certo cinema "d'essai" che imprigiona "Somwhere" in una nicchia esclusiva da cui si trae un certo snobismo.Questo stile rarefatto non lascia molto,un po' perché Stephen Dorff è una scommessa che non conquista fino in fondo,a differenza della Fanning davvero perfetta,ma soprattutto perché il rapporto descritto è algido e controllato da freni dai quali l'autrice non si affranca mai.

ste 10  @  08/01/2011 01:42:21
   7 / 10
Il ritmo è veramente molto lento (a volte eccessivamente) peró io lo giudico positivamente; la storia dell'attore e della sua solitudine è ben sviluppata e interessante

Tom24  @  01/01/2011 23:02:52
   8 / 10
Strapromosso. Gran bel film!

simopuntopar  @  21/09/2010 15:00:26
   6 / 10
Sinceramente mi aspettavo meglio...il film poteva essere più interessante, peccato scorra forse un po' troppo lentamente. alla sufficienza ci arriva comunque...

perso giàdisuo  @  19/09/2010 16:27:30
   7½ / 10
L'immagine si è riappropriata del mezzo cinematografico. Il cinema torna così ad essere immagine e contemplazione

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  19/09/2010 13:01:36
   7 / 10
Leggendo qualche commento qua e là, credo che alla fine il cinema di Sofia Coppola o si ama o si odia..

Personalmente trovo che pochi registi siano in grado di rappresentare l'apatia e lo smarrimento come lei:un cinema senza fronzoli, atmosfere rarefatte e, diciamolo pure, senza un particolare ritmo narrativo.
Anche perchè, qui c'è molto poco da narrare (ancora meno che in lost in
translation), parlano le singole inquadrature e le sequenze (come quella della locandina).
A me ha lasciato un certo disagio, anche se ha, da un certo punto di vista, un lieto fine.

Sul premio a venezia non posso giudicare, non avendo visto altri film in programma, a parte quella porcate di Costanzo...

-Uskebasi-  @  17/09/2010 15:12:21
   7 / 10
Difficile interpretare questo film, di fatto un "Californication" dal punto di vista drammatico e non umoristico.
Forse un capolavoro??? La vita assuefatta di una star del cinema ai suoi privilegi e vizi, e la solitudine generata dal gigantesco materialismo che lo circonda. Le lunghe riprese statiche sono utili per farci entrare nella Noia del personaggio e anche noi perderemo desiderio per uno stile di vita che di norma si sogna.
Forse però un piccolo fallimento??? Johnny Marco apetta una svolta alla sua vita almeno quanto noi l'aspettiamo per il film. Il ritmo lento con lunghe sequenze inutili possono apparire anche come una disperata ricerca di fare Cinema d'autore a tutti i costi, addirittura 3 canzoni intere nei primi 20 minuti di cui 1 piacevole con il pattinaggio della figlia, ma forse pesanti le 2 sommate delle gemelle ballerine. Non si può negare che la Coppola ci sappia fare ed alcune scene sono riuscite ed emblematiche, come quella iniziale della Ferrari, ma il "tutto" sembra troppo fine a se stesso. In pochi riusciranno a provare veramente emozione per il personaggio anche perchè non è stato sviluppato a pieno il rapporto con la figlia.
La verità probabilmente sta nel mezzo e nella valutazione non posso certo non considerare dei fatti evidenti: le grandi interpretazioni di Dorff (ruolo perfetto per lui), della piccola-grande Fanning (che qui supera la sorella), e del bellissimo finale metaforico che a mio parere fa rimpiangere il non aver sfruttato nel migliore dei modi quello che lo precede.

La felicità deve pur esserci, da qualche parte...

TheLegend  @  17/09/2010 14:51:19
   7½ / 10
Che vi devo dire,a me è piaciuto.
Nonostante la sua monotonia e la scarsità di avvenimenti mi ha coinvolto ed emozionato.
Penso sia proprio quello che voleva la regista.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  16/09/2010 22:47:44
   6½ / 10
Che questo film sia la simbolica uccisione del padre da parte di Sofia Coppola?
Dopo la prima, straordinaria scena, nel deserto, vediamo il protagonista in totale abbandono psicofisico nel suo letto d'albergo: che il Cap. Willard (M. Sheen), sfatto, ubriaco e delirante, dell'incipit del coppoliano Apocalypse now abbia fatto capolino come fantasma (artistico?) nel film affettivamente più simbolico della regista Sofia, sempre - o ancora - soltanto figlia di Coppola? E che dire del movimento circolare, nell'osservazione ossessiva, catatonica di Willard, delle pale del ventilatore al soffitto nell'albergo vietnamita che sembra ritornare nella già citata scena iniziale di Somewhere nei giri a vuoto della Ferrari sulla vuota pista nel deserto californiano?
Non ci sono dubbi circa i riferimenti autobiografici dell'autrice, ma forse la risoluzione dei conflitti personali non bastano per esaurire tutta la materia ideologica di questo film, che da quei conflitti trae spunto ma non la potenza artistica necessaria.
Diciamolo subito: il finale è appiccicato, inutilmente e banalmente risolutivo.
Il film, come si è detto, inizia con una pista nel deserto e la Ferrari che vi gira a vuoto ossessivamente (la psicologia del protagonista è già tutta qui, nel suo stallo dorato e infruttoso). Quella Ferrari, nel corso del film, continuerà a girare sempre un po' a vuoto per le ricche strade hollywoodiane, dando il relativo ritmo al racconto e all'esistenza stessa del protagonista. Il deserto e la Ferrari (e la strada) saranno anche gli elementi terminali del film. il movimento circolare iniziale della Ferrari diventa quindi circolarità dell'intera narrazione.
Nel mezzo la parabola evolutiva del protagonista, l'insignificante, ricco e devastato attorucolo italo-americano (S. Dorff), riportato in vita, cioè a una vita decente, dall'inaspettato e prolungato contatto con la figlia iperattiva, sveglia e intraprendente.
Da notare come Sofia Coppola faccia coincidere il momento più basso del vuoto esistenziale del protagonista con l'ospitata (e relativa premiazione) dello stesso a un programma trash della televisione italiana, guarda caso condotto dall'onnipresente Simona Ventura e contornata da una inutile e debordante Valeria Marini, regine del nostro sfavillante Nulla dello spettacolo. Va detto quanto sia piuttosto imbarazzante questo momento per qualsiasi italiano con un minimo di senso critico.
Bella come sempre nei film della Coppola la colonna sonora, di cui sembra far parte anche il continuo brusio del motore della Ferrari, quasi fosse il rumore di fondo dell'inutilità vagabonda dell'impalpabile protagonista.
Mostruosa per bravura e naturalezza la ragazzina, Elle Fanning.

Dr. Nekrobilly  @  15/09/2010 22:02:49
   6 / 10
In effetti è vero, non è che sia un argomento di cui parlarne.
Tutto sommato il film mi è piaciuto, non l'ho trovato per niente noioso o pesante come dice qualcuno. Anche se non l'avrei fatto vincere alla Mostra. Tarantino, Tarantino...

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  13/09/2010 23:24:42
   8 / 10
Un film che avrebbero potuto scrivere un Carver o Ellis (epurato dall' ostentazione della violenza). Di Ellis c'è pure una citazione letterale in uno dei pochi dialoghi del film.
Non so se meriti davvero il Leone d' Oro, non so nemmeno se sia il film più riuscito della Coppola (io continuo a preferire l' esordio), ma è sicuramente un bell' esempio su come si possa raccontare gli istanti di una vita giocando soltanto di sottrazione e facendo, nonostante questo, risaltare senza mai accentuare nessun sentimento, lo sconforto, il vuoto, ma anche la complicità di un rapporto pulito e sincero che annega in una serie di istanti tutti uguali, caratterizzanti un' esistenza dominata dal nulla.

11 risposte al commento
Ultima risposta 20/09/2010 09.20.55
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/09/2010 01:06:06
   6 / 10
Premetto che continuo a trovare "Lost in translation" assolutamente delizioso, ma "Somewhere" non è il "The player" di Sofia Coppola, nonostante le (ottime) intenzioni. Mi vengono in mente decine di film introspettivi come questo, su tutti "Un uomo a nudo" (1968) con Burt Lancaster. Cerco perciò di evadere dall'irritazione per certi siparietti patinati, per le vasche idromassaggio e i massaggi zen, per i fotogrammi che sfumano in un'inutile esercizio di stile per addentrarmi nel personaggio. E' evidente lo sforzo della Coppola di raccontare lo squallore di un personaggio di fama, con la sua disperata ricerca (utopica) di una vita "normale", in perenne fuga da donne che la danno via senza troppi problemi - un bell'esempio di misoginia antihollywoodiana da parte di una donna - e lussuose suite di alberghi, red carpets e atroci premiazioni televisive (ahimè la sequenza dei telegatti, con la Ventura, Marini e il redivivo Nichetti è il punto più basso).
Come è sincero il rapporto di Johnny con la figlia, smussato dalla banalità delle luci della ribalta che impediscono ai divi di vivere una vita privata come quella di noi comuni mortali.
E poi? E poi basta.
Perchè ok la regista gioca di sottrazione, non giudica nè infierisce - e invece DOVREBBE - e non fa tremare il mondo hollywoodiano raccontando (per citare un altro titolo di film recente) "la solitudine dei numeri primi".
Non posso empatizzare per un miliardario triste così come non mi dispero se Britney Spears ha trascorso qualche mese dall'analista.
Steven Dorff è davvero molto bravo, ma qui il cerchio si chiude.
Trasmette più alienazione che introspezione, più passività che empatia.
L'intro à la Punto Zero è un bel segno a favore della Coppola, ma il Leone d'oro non ruggisce, semmai guarda il protagonista allontanarsi dalla potenzialità enorme di farsi dei nemici. E lo stesso dicasi della (brava o rispettabile) regista

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Ultima risposta 13/09/2010 01.44.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR williamdollace  @  09/09/2010 21:31:12
   9 / 10
Disamina Disanonimi Vincenti collocati nel girone dei perdenti, voce coperta dal frastuono, silenzio, telefonata e materassino che va, lentamente, fuori inquadratura. E tuttavia. E tuttavia.

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Ultima risposta 18/09/2010 14.54.32
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  09/09/2010 12:40:27
   6 / 10
Premessa.
Nel bene e nel male, questo è un film autenticamente minimalista.
Dove comunque la letteratura era arrivata almeno 25 anni fa: si intenda il libro di esordio di Bret easton Ellis "Meno di zero", citato dal protagonista di "Somewhere" quasi alla lettera in una battuta in cui afferma di sentirsi "meno di niente". Ellis per tematiche e ambientazioni; altrimenti si pensi al grandissimo Carver e alla sua capacità di esprimere tanto partendo (e rimanendo) al niente. Far risuonare uno strumento entro le pareti di una casa vuota.
Credo che il disappunto di noi spettatori che magari non amiamo alla follia il minimalismo (o viceversa l'esaltazione di chi vi legge pura poesia) siano fattori puramente soggettivi.
La ricerca di "qualcosa che succeda" è fuori luogo così come occorre distiguere nettamente il minimalismo statunitense dal lavoro "per sottrazione" tipico di una tradizione autoriale europea (che parte, forse, da Bresson). La differenza di sensibilità e di tradizione tra USA e Europa esiste e si fa sentire.
Infine, il film è diversissimo da Lost in traslation, che era più "vivo" e conteneva personaggi originali in una situazione originali. Qui la staticità è voluta. Probabilmente (valutazione ancora soggettiva) il valore di "Somewhere" può essere considerato inferiore (perché ci parla di meno) ma la ricerca stilistica c'è, non nel segno di un'involuzione ma di una voluta maturazione - in una certa direzione.

Poi potrebbe non essere la direzione che ci auguravamo e ci aspettavamo, ma è di nuovo una questione di premesse soggettive. Mentre un discorso critico deve prima cercare di spogliarsi di quello che avremmo voluto o preferito vedere.
Qui potrebbe iniziare il commento.

6 risposte al commento
Ultima risposta 16/09/2010 21.38.45
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suzuki71  @  09/09/2010 12:19:30
   7 / 10
La non-storia qui rappresentata è una scelta precisa e non una mancanza di idee o inventiva della brava regista che, ad esempio in Maria Antonietta, dimostra di saper ben condurre un film ricco di eventi ed azioni. Detto questo, mi chiedo: quanto è interessante tutto questo? Mi è venuto in mente Paranoid-Park, a cui lo accosterei senza indugi: in entrambi i film vengono rappresentate angosce e quotidiane disperazioni filmando scene dove non accade nulla di straordinario. Entrambi i film sono stilisticamente ben fatti, eleganti ma: quanto può interessarci? Quanto può parlarmi questa storia di solitudine, che sconta - davvero peccato - un banalissimo finale...

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.
Antonioni era un maestro del non dire-non fare, ma qui (forse è un mio limite) non ho avvertito la stessa profondità, e sia il soggetto che lo stile mi sembrano un po' troppo prevedibili.

3 risposte al commento
Ultima risposta 13/09/2010 12.43.09
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willard  @  06/09/2010 12:14:43
   9 / 10
Continua l'esplorazione di sconfinati campi di solitudine su personaggi sopra le righe di Sophia Coppola.
Dal Giappone alla West Coast USA, come per "Lost In Translation" abbiamo un personaggio che deve riempire le sue giornate fatte di niente: Johnny Marco è una star hollywodiana di prima grandezza che vive nel mitico hotel Chateau Marmont sul Sunset Boulevard di Hollywood (testimone dai primi del secolo scorso di ospiti e disastri illustri di personaggi del mondo del rock e del cinema): fra sesso, alcool, festini, auto veloci e paranoie (ma niente droga, a quanto pare) arriverà la figlia undicenne, che fino a quel momento era stata poco più di una distrazione dal suo quotidiano scandito da incontri e sedute sul set gestite da una manager invisibile che appare solo telefonicamente; causa un allontanamento più lungo del solito della madre separata a cui la figlia è affidata, dovrà portare con sè la piccola Chloe nelle sue "scorribande", ma sarà proprio il tempo trascorso insieme a lei che riuscirà a fargli riprendere contatto con la realtà e a riavvicinarlo alla vita vera e, forse, a far ritrovare più profondamente suo padre anche a Chloe.
Diretto come al solito in un'atmosfera di "poetica" lentezza, forte di una fotografia di grande effetto e di una colonna sonora sempre intrigante, il film scorre mantenendo viva l'attenzione senza mai indulgere in qualche coup de theatre di troppo facile presa. Un'altra bella tacca per l'ormai affermata Sophia Coppola.
Dopo gli Air per "Il Giardino delle Vergini Suicide", Sophia Coppola si affida alle cure di un altro gruppo dell'ondata francese di questi ultimi anni, i Phoenix, per le musiche originali della colonna sonora, arricchita ulteriormente da brani di Strokes, Bryan Ferry, Foo Fighters, Kiss ed altri... da ascoltare.

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/09/2010 17.55.38
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mirkoworld  @  04/09/2010 23:36:48
   6 / 10
Perché 6...?

La mia cara Sofia Coppola, è molto brava...così brava che mi aspettavo di più...Sicuramente se fosse stato il suo primo film così, le avrei dato un bel 8,5/9 ma dopo Lost in Translation, non se ne può uscire con una storia pressoché identica, ma che non è ai livelli di Lost in Translation...

Gli attori sono bravi e la regia è ottima...è il concetto di fondo, la solitudine negli eccessi, nel materialismo, che comunque aveva già espresso nel precedente capolavoro...credo che tutti coloro che hanno amato quel film, dopo aver visto questo si sarebbero aspettati cmq una storia diversa...invece (passa allo spoiler prima di proseguire)

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

...Continua...

Oltretutto molti dettagli sono migliori in Lost in Translation e lo dico da addetto ai lavori:

La fotografia, seppur buona, non è minimamente ai livelli di L in T dove le inquadrature sono perfettamente studiate, quelle notturne sono a dir poco favolose... La colonna sonora, tra ambient e qualcosa di New Wave è bellissima in Lost in Translation...mentre qui neanche me la ricordo...

Secondo me, poteva benissimo affrontare il tema della solitudine negli eccessi, non ripetendo la vita di un attore in un Hotel...a Los Angeles è pieno di Rock Star che hanno questi eccessi e vivono ai limiti, pieno di Managers esauriti, di artisti, pittori, modelli e modelle che vivono queste vite di materialismo e solitudine...Perché ripetere la vita di un attore, quando cambiando personaggio e situazioni, ne sarebbe uscito un film nuovo, senza un copiare se stessa, ma che avrebbe espresso comunque quello che la cara Sofia voleva comunicarci...

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2010 16.42.59
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Weamar  @  04/09/2010 01:11:42
   9 / 10
Poesia allo stato puro. Azzardo a dire che potrebbe persino essere la rivelazione di questo festival tra i palpabili vincitori.
Perché descrivere questo ennesimo capolavoro della Coppola risulterebbe banale. Silenzi pieni di parole, inquadrature che c'entrano sempre la purezza che la Fanning - egregia - sfuma nell'interiorità del padre (un bellissimo Dorff).
Ad occhio esterno questa pellicola potrebbe apparire fredda e spoglia (La Coppola aveva già dato questa caratteristica nel film Marie Antoniette) ma si leggono virtuosismi talmente tanto emotivi, da rimanerti dentro e farti venire i brividi. Bellissima la colonna sonora.

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/09/2010 02.46.19
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Silver  @  03/09/2010 22:52:22
   9 / 10
POESIA.
Dall'inizio, alla fine.
Inquadrature lunghissime e senza senso apparente... avete capito chi segue la Ferrari del protagonista? Beh... semplice.

5 risposte al commento
Ultima risposta 27/06/2011 21.24.39
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Invia una mail all'autore del commento kampai  @  03/09/2010 21:45:34
   7 / 10
onestamente mi è piaciuto meno di lost in traslation (avevamo altri calibri di attori) ma di contraltare è molto più profondo.praticamente non è oro la vita di un divo di hollywood, e questo ce lo hanno fatto vedere molti altri registi, ma qui è più vero.la coppola quando gira un film, il risultato sembra sempre una specie di documentario, secco, netto senza tanti fronzoli.mi piace questa regia secca.brava la figlia di papà francis, è cresciuta e molto bene oltre che indipendente.il film non è per tutti, ovviamente, astenersi chi considera lento qualsiasi cosa che non sia film d'azione.bello

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