the hateful eight regia di Quentin Tarantino Usa 2015
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the hateful eight (2015)

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locandina del film THE HATEFUL EIGHT

Titolo Originale: THE HATEFUL EIGHT

RegiaQuentin Tarantino

InterpretiSamuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum, James Parks, Dana Gourrier, Zoe Bell, Gene Jones, Keith Jefferson, Lee Horsley, Craig Stark, Belinda Owino

Durata: h 3.02
NazionalitàUsa 2015
Generewestern
Al cinema nel Febbraio 2016

•  Altri film di Quentin Tarantino

Trama del film The hateful eight

La guerra di secessione è finita da qualche anno. Una diligenza viaggia nell’innevato inverno del Wyoming. A bordo c'è il cacciatore di taglie John “The Hangman” Ruth (Kurt Russell) e la sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), diretti verso la città di Red Rock dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins) , che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta e la compagnia trova rifugio presso la stazione della diligenza di Minnie Haberdashery, dove vengono accolti non dalla proprietaria, ma da quattro sconosciuti: Bob (Demian Bichir), che è accompagnato dal boia di Red Rock Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale della Confederazione Sanford Smithers (Bruce Dern). La bufera blocca gli gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Per molte ragioni.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (216 voti)7,50Grafico
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
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Voti e commenti su The hateful eight, 216 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Spotify  @  09/02/2016 13:21:57
   7½ / 10
Ed eccola qui l'ultima fatica di Tarantino. E' stata un'attesa estenuante, non vedevo l'ora di visionare questo film di uno dei miei registi preferiti, e sabato scorso, libero da ogni impegno, sono corso in sala a vederlo. La prima cosa che mi vien da dire, è che il regista americano non ha perso minimamente il suo stile, riesce ancora a mantenere il suo cinema diverso da qualunque altro, e cioè molto eccentrico, dialoghi introspettivi e ironici, prendere un genere alla base e stravolgerlo completamente (anche se comunque, tale caratteristica in tale film è meno marcata rispetto ad altri lavori, essendo questo un western quasi a tutti gli effetti) e ovviamente tanta violenza (stavolta però non fine a se stessa come lo era stata in "Django"). La storia è in puro stile tarantiniano: poco dopo la fine della guerra civile in america, a causa di una tempesta di neve, 8 personaggi si ritrovano in un emporio ad attendere che la bufera passi. Nel frattempo tutti si conoscono tra loro, mantenendo le debite distanze, e tra i 8 "odiosi" spiccano John Ruth detto "Il Boia" che sta portando alla forca di "Red Rock" la prigioniera "Daisy Domergue" e il "maggiore Warren". Man mano che il tempo passa, tutti i protagonisti coinvolti cominciano a pensare che qualcuno non sia in realtà chi dice di essere. Pur ricordando molto "Reservoir Dogs", il caro Quentin sa ancora come concepire una sceneggiatura originale, un'opera diversa, la quale faccia respirare un cinema ormai senza più idee, il quale riceve ossigeno ancora dai soliti registi. In questo lavoro, Tarantino continua quell'opera di politica cominciata con "Bastardi Senza Gloria" e proseguita con "Django". Qui però avviene il definitivo salto di qualità: si, perchè mentre nelle due precedenti pellicole, i temi politici e sociali erano rigirati con molta fantasia ed anche un po' fine a se stessi, qui invece è tutto molto più reale e cinico. Perchè la trama riserva molto più di quanto si potrebbe pensare ad una prima occhiata, infatti la vicenda degli 8 personaggi fa solamente da sfondo alla vera tematica centrale della pellicola, è cioè tutte le discriminazioni, i maltrattamenti e quant'altro che hanno dovuto subire i neri durante la guerra civile. Il tutto raccontato dal maggiore Warren, che esprime il più totale disappunto nei confronti del "generale Smithers", il quale durante il conflitto aveva inflitto numerose sofferenze alla gente di colore. Quindi diciamo che il tema è un po' lo stesso di "Django Unchained" ma rivisto in maniera ancor più realista e spietata. E poi come al solito abbiamo il solito colpo di classe del regista, che portando questo tema nel suo film, alla fine negli otto soggetti presenti, quello di colore è solo uno. Sta proprio qui la grandezza del lavoro del director. Nei ben 167 minuti (versione digitale) della pellicola, per i primi 85-90 non è che succede molto, anzi, si procede molto lentamente, però ciò non lo considero un difetto a tutti gli effetti in quanto, è una lentezza voluta, visto che dopo si scatena l'inferno. In questa prima ora e mezza il regista ci presenta i vari personaggi, i quali non sono 2 o 3 ma ben 8, quindi è ovvio che ci sarebbe voluto più tempo del previsto. Ognuno degli odiosi ha un proprio carattere, tosto e imprevedibile, ognuno ha le sue idee riguardo politica e roba del genere e ognuno tende a non fidarsi completamente di nessuno. Tuttavia, su questo punto il regista non fa completamente centro, ma ciò lo spiegherò più avanti. Tutti comunque son diretti molto bene, resi credibilissimi e infine il director cuce addosso a tutti quanti il suo cinismo misto a sarcasmo, creando i suoi personaggi soliti. Descrizione sontuosa della scenografia (intendo quella esterna), Tarantino realizza delle inquadrature da puro film western come non si vedevano da tempo, ritraendo le cupe montagne innevate e un ambiente circostante freddo e desolato che sa di morte. Meravigliosa l'inquadratura sul muso dei due cavalli dopo circa 15-20 minuti. L'atmosfera si sente eccome, è molto tetra, malata e racchiude al suo interno un mix di tensione e violenza pronto ad esplodere da un momento all'altro. Ed inoltre è anche avvertibile quel clima propriamente western, ma infatti credo che per la prima volta il regista realizzi una pellicola che stia all'interno di un genere cinematografico ben definito, sicuramente è presente anche un po' di thriller, ma il western è sicuramente il genere predominante. Le scene di violenza qui sono portate all'esasperazione, alcune sono a tutti gli effetti splatter, ma tuttavia erano sequenze necessarie e sono realizzate davvero con una maestria senza eguali. Il sangue è reso nitido come non mai. La tensione in certi punti è palpabile, si pensa sempre che da un momento all'altro si scateni il pandemonio, lo si percepisce specialmente da diverse inquadrature e alcuni sguardi introspettivi dei personaggi. Poi la regia di Tarantino è splendida perchè come al solito è un regista che tiene molto ai dettagli, non tralascia mai nulla, infatti ci fa esplorare ogni centimetro quadrato dell'emporio. Il finale è classico del director, cioè violento e spietato ma racchiudente l'intero messaggio della pellicola proprio nella scena di chiusura. Sontuosa la sceneggiatura: come già ho detto è molto originale, inoltre ci sono i dialoghi che sono sicuramente il pezzo forte, molto ironici e volgari, a tratti trasportanti e che inoltre, come in parecchi altri prodotti del regista diventano monologhi. In particolare quelli riusciti meglio sono quelli di "Warren", di "John Ruth", di "Domergue" e di "Chris Mannix". Poi abbiamo colpi di scena a non finire, un impianto narrativo ultra dettagliato e senza la più minima falla, l'idea ottima di suddividere il film in capitoli come era già successo in passato e infine la tecnica del flashback verso la fine che si rivela un arma vincente. La fotografia è molto caratterizzante, attinge molto al genere con quei toni rossiccio-marroncini, inoltre fomenta molto le scene più violente e si sposa alla scenografia. Poi abbiamo le musiche del maestro Morricone, e che musiche ragazzi! Quella iniziale ti entra in testa e non ti si leva più. Poi sono adattissime per Tarantino, cioè molto elaborate ma molto ironiche. Giustamente candidate all'oscar e giustamente vincitrici del golden globe. Il cast è strepitoso: Jackson finalmente ritorna a grandi livelli, d'altronde dato il suo sodalizio col regista, sapeva già come doveva comportarsi. Strepitosa interpretazione dei dialoghi, espressioni mitiche (solo quella all'inizio è da applausi) e caratterizzazione eccezionale di un personaggio molto particolare. La Jason Leigh è altrettanto fantastica, giusta la candidatura all'oscar, riesce ad essere odiosa a più non posso. Solo le espressioni che fa, valgono l'intera recitazione. Anche per lei, grandiosa l'interpretazione dei dialoghi e grandissima quando canta con la chitarra. Ottimo anche il buon vecchio Kurt Russell, molto cinico e all'occorrenza sadico. Nell'esplicazione dei dialoghi forse è il migliore di tutti quanti e i baffoni lo donano molto, rendendo il suo personaggio molto veritiero. Riguardo a tutti gli altri abbiamo le vecchie conoscenze di Quentin, quali Madsen e Roth che fanno senza dubbio delle buone performance, restando fedeli al loro padrone. Questa comunque è una pellicola che non è completamente esente da pecche, e ce ne sono 2 in particolare: la prima è che stavolta Quentin si gioca male la carta degli interni, diciamo che non riesce a valorizzare al 100% ne la carrozza dove si svolge tutta la prima parte e neanche l'emporio (nonostante come ho detto prima, ce lo facci esplorare da cima a fondo). Infatti ciò provoca qualche sbadiglio di troppo e una sensazione di lentezza costante. E qui abbiamo una grossa differenza con "Reservoir Dogs", il quale appunto era ambientato tutto in un grosso deposito ma il regista era riuscito a non far annoiare neanche per un secondo. Purtroppo qui non abbiamo lo stesso effetto ottenuto con il suo primo lavoro dell'ormai lontano 1992. Riguardo la seconda pecca, rimando alla caratterizzazione non perfetta dei personaggi che diventa l'unico errore di sceneggiatura che poi si riflette ovviamente anche sulla regia: è vero che erano tanti ma non c'è un dosaggio omogeneo di descrizione, c'è chi ha qualcosa in più e chi qualcosa in meno. Ed è un peccato perchè erano tutti soggetti molto affascinanti. Ad esempio sarebbe stato bello scoprire qualcosa in più sulla "Domergue" o anche su "Chris Mannix". Forse, tra tutti l'unico studiato bene, è stato "Warren".


Conclusione: un western molto possente e inevitabilmente caratterizzato dalla mano del regista, nonostante la durata alla fine risulta molto godibile anche per via dei forti contenuti politici. Bello, però forse, si poteva fare qualcosa in più, anche alleggerendo il brodo. Non raggiunge i livelli di "Django" (il mio preferito di Quentin).

7 risposte al commento
Ultima risposta 09/02/2016 16.03.12
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