L'alieno Klaatu, atterrato negli Stati Uniti con un disco volante, chiede di vedere i leader dell'umanità per convincere le potenze mondiali a eliminare le armi nucleari. Accolto con ostile ottusità, cercherà di vivere in incognito e di conoscere gli umani: a guardia del disco rimane Gort, un silenzioso ma potentissimo robot.
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Non mi ha mai entusiasmato questa pellicola d'epoca di fantascienza (tratta dal romanzo "Addio al padrone"). Le intenzioni sono più che valide: mostrare, attraverso lo sguardo "alieno" di chi è "super partes", l'insensatezza delle miserande azioni dell'uomo, da sempre follemente ossessionato dall'assatanamento di potere e dalla difesa di territori di cui si sente -abusivamente- il "padrone", con la conseguenza di assurdi e ineffabili conflitti. La pazzia e l'ottusita umana non hanno confini, e quando giungono a minacciare la quiete e la pace di popolazioni extraterrestri, rappresentative di uomini che in quanto hanno superato se stessi sono finalmente addivenuti all'armonia e alla concordia, devono essere assolutamente fermate: anche al prezzo della vita dell'intera umanità "terrestre". Ciò che mi ha lasciato perplesso, e anche un pò deluso, è stato il finale in cui Wise indulge -a mio avviso- in un buonismo ad effetto che lascia presagire un remoto quanto improbabile scenario di pace. Salvo qualche sconfinamento retorico (non nuovo nel cinema di Wise), il film è costruito e diretto in maniera semplice e sobria, facendo emergere efficacemente il monito e il messaggio che che ne sono alla base. Memorabile la sequenza iniziale dell'atterraggio; meno indimenticabile, invece, il modo in cui è stato figurativamente concepito l'automa. Storica la formula con cui quest'ultimo, in procinto di annientare il genere umano, viene tempestivamente arrestato: "Klaatu barada nikto".