Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Maledettamente crudo, dannatamente memorabile, fottutamente nichilista. NICHILISTA. Il più nichilista dei film di Kitano, spoglio d'ogni azzardo di romanticismo o addirittura di colore, la sua opera prima come una folgore, il primo di una catena di capolavori uno più profondo e disarmante dell'altro. Un personaggio come al solito scritto ottimamente, burbero (forse più del necessario) come regola vuole, al servizio di una regia asciuttissima e scarna, con momenti anticipatori di quella che sarà la poetica figurativa del regista. Una storia sanguinosa e vertiginosa, con molti momenti mozzafiato (il pestaggio ai danni del tirapiedi sadico, l'intera parte finale, l'inseguimento diurno dopo il ralenti della colluttazione fra uno dei poliziotti e lo spacciatore in bianco). Niente di positivo, niente di eroico, niente di ottimista. Come detto prima, nichilismo allo stato puro. Chiara metafora dell'inutilità dell'esistenza, questo piccolo, grande film è un'autentica genialata. Notevole il remix di Satie adoperato come tema principale.
per essere il primo alla regia ... wow. Pure come attore non scherza, anzi probabilmente è la sua prova più buona visto che successivamente comincerà a prendersi sempre più in giro rendendosi ingiudicabile e fuori da ogni schema, esaltando all'assurdo proprie trovate come il tic all'occhio ecc. ... m'è sempre sembrato una versione orientale e altrettanto seria di Clint Eastwood (espressione impassibile e ghigno) ma portata volutamente allo stremo. Comunque gran bel film, buona regia, violenza non fine a sé stessa, forse da solo l'impressione di avere una trama sgarbugliata un po' male e velocemente, ma glielo si perdona per la prima e l'ottimo stile che già si intravede. Per finire, è bello notare come Beat Takeshi avesse già le idee chiare riguardo la sua poetica, approfondita poi in seguito, introducendo elementi come la malattia, la pittura ...
Straordinario esordio di Takeshi Kitano del quale è anche la prima opera che vidi. Non so quanto abbia questo film della futura poetica del regista, ma "Violent Cop" è un noir a tutti gli effetti, che riprende le caratteristiche americane di "una volta" e le ripropone in un contesto della malavita giapponese con una violenza inaudita (23 ceffoni in 60 secondi netti nella sequenza al cesso, li ho contati), e con uno stile asciuttissimo - quasi esemplare - e quindi una violenza mai compiaciuta. Il finale può esser criticato per troppo sentimentalismo ma anche Woo in Cina faceva lo stesso.
Violent Cop ha in germe quello che sarà il futuro cinema di Kitano, e il suo flm di esordio costituisce un cambiamento davvero radicale se si pensa che prima Beat Takeshi era un comico. Ci si accorge subito della durezza del film, del senso di morte che lo pervade e da cui non ci sono vie di fuga: forse perché Kitano, al suo primo film, non è ancora riuscito a trovare un giusto equilibrio tra l'eccesso della violenza e la poetica dei silenzi e dei sentimenti che in futuro caratterizzerà le sue opere. Già dal titolo si capiscono i tratti distintivi del protagonista-giustiziere Azuma, una figura non certo originale nel cinema, un anti-eroe dalla pesonalità complessa, brutale nei metodi ma privo di ipocrisia, un uomo che si sente superiore ed arrogante perché il suo concetto di giustizia è diverso da quello degli altri, ma che d'altra parte si rende conto della sua inadeguatezza, perché sa di non saper vivere se privato del suo ruolo: quando non sarà più poliziotto, niente avrà più importanza, nemmeno gli affetti. Violent Cop è un grande noir che difetta solo nel mancato approfondimento di certe azioni e di certe relazioni tra personaggi, forse il film più spietato e nero di Kitano, il finale e tra i più tragici, ma è una grande prova di cinema.
Ottimo esordio di Kitano alla regia. Il film è un poliziesco cupo e molto violento, una discesa nell'inferno Yakuza. La cosa che colpisce maggiormente è la disinvoltura con cui vengono mostrate le scene di violenza e la totale autenticità di queste ultime, una violenza che esplode all'improvviso per non lasciare scampo. Molto vicino a Scorsese, il film è davvero indimenticabile a tratti (vedi gli ultimi venti minuti), la lentezza non si sente mai e, anzi, diventa componente essenziale. Più passa il tempo, più mi accorgo che questo film è semplicemente bellissimo. Azuma grande personaggio.
Esordio incredibile di Kitano. Un film che mette in scena la violenza con una naturalezza e allo stesso tempo una crudezza che raramente si riscontrano in film occidentali. Facendolo, oltretutto, in modo mai gratuito. Il protagonista, la cui vuotezza e disillusione sono interpretate egregiamente dallo stesso Kitano, incarna un ideale di violenza quasi distratta e di routine quotidiana, che finisce, però, con lo sfuggirgli di mano: il film rappresenta bene l'involuzione del protagonista che, nei panni di un commissario, si imbatte, con i suoi modi violenti, nel killer di un mafioso che gli ha ucciso l'amico corrotto, finendo col trascinare se stesso verso un precipizio autodistruttivo. Cinismo, amarezza, sprazzi di violenza sparsi per tutto il film che esplodono negli ultimi, bellissimi dieci minuti, come coltellate vaganti che sibilano e che culminano in un massacro di scorsesiana memoria: momenti di grande cinema.
Kitano, ex comico, si trasforma in un regista e in un anti-eroe per eccellenza: una pellicola già matura, ben girata e ben sceneggiata, quasi un inno all'epica del perdente e all'ineluttabilità degli eventi che portano al disastro e alla morte. Da vedere.
il voto è una media tra il finale molto bello e una parte centrale molto noiosa... poi voglio aggiungere anche la scarsa abilità nella recitazione dei protagonisti... e consiglio a kitano di fare solo il regista che gli viene molto meglio...
Opera prima di Kitano, almeno x quanto riguarda la carriera post-comica. Il risultato è un film già maturo e crudo, che attraverso i suoi lunghi ed intensi silenzi e i suoi sorrisi amari ci lascia il tempo di pensare, di riflettere, di capire ciò che sta accadendo o ciò che ancora dovrà accadere; distante anni luce dai filmetti d'azione che ci vengono propinati oggi, dove non hai nemmeno il tempo di accorgerti cosa sta succedendo che ecco incalzare un'altra sparatoria o l'ennesimo inseguimento "spettacolare". Chiudo col ricordare che, a volte, un silenzio vale più di mille parole.... [mezzo voto in più in considerazione del fatto che era il suo primo action-movie e grazie alla scena finale]