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Voto Recensore: | 6,50 / 10 | ||
Ray è in auto con sua madre mentre lei si toglie la vita con un colpo di pistola. Lui decide di abbandonarne il corpo nella palude lungo lo strada e poi telefona a sua sorella Angie. Lei accorre in casa di Ray e lo obbliga a recuperare il corpo della madre. Ma da quel momento in poi la situazione si complicherà molto velocemente.
Ray è un tipo strano. Ha un rapporto piuttosto conflittuale con sua madre. Quindi nessuna meraviglia se scarica il suo corpo, dopo che la donna ha dichiarato la sua intenzione e messo in atto il suo suicidio, lungo la strada che i due stavano percorrendo in auto. Ma sua sorella ha da ridire sul fatto che la genitrice non avrà una degna sepoltura e costringe Ray a recuperarne il corpo. Solo che quello che i due tirano su dalla palude appartiene invece a un brutto ceffo in posa rigida da motociclista. Ci piace pensare che sia caduto dalla moto e morto così.
Ma non conserveremo a lungo quell'idea. Intanto perché, mentre i due sono impegnati a seppellire il motociclista nella cantina di casa, due punk si presentano alla porta con un tappeto dentro cui sostengono di aver adagiato le spoglie terrene della mamma. In cambio chiedono il corpo del motociclista, che gli viene prontamente restituito. Poi arriva la polizia, proprio mentre i punk stanno recuperando dalle tasche del cadavere alcune bustine che contengono qualcosa che potrebbe interessare il poliziotto, il quale sta bussando alla porta alla ricerca di alcuni maialini. E inoltre il tappeto, portato appena in tempo giù in cantina per la cerimonia di inumazione, non custodisce le spoglie di mamma, ma quelle di una ragazza che Ray conosceva bene.
E via così...
Non è esattamente un film lineare questo "Cadavres". Tratto da un romanzo di François Barcelo, "Cadaveri" appunto, è piuttosto un giro su un ottovolante psichedelico, che lascia lo spettatore leggermente euforico e con un tocco di nausea da sballottamento eccessivo. Ma la rappresentazione circense e le riuscite caratterizzazioni dei personaggi ne fanno un'esperienza tutto sommato divertente. Del tipo che lascia un mal di testa da doposbronza.
Il sottotesto che striscia all'interno della caotica rappresentazione è di quelli inquietanti. Parla di gente strana, di famiglie disfunzionali e di tratti di personalità isterici. La mamma, genitrice e capostipite di una prole decisamente originale, dev'essere stata un personaggio molto teatrale. E la sua uscita di scena, con tanto di apparizioni postume in situazioni piuttosto imbarazzanti, rivela chiaramente una tendenza inusuale alle complicazioni eccessive.
Angie, la figlia attrice di telefilm in cui interpreta un commissario sexy con una scollatura e delle gambe che sostituiscono ampiamente le doti recitative, sembra avviata all'instabilità emotiva materna e alla seduttività manipolatoria che le creerà non pochi grattacapi. Ray invece agisce semplicemente la propria ostilità verso il mondo con modalità infantili e a tratti assai pericolose. Insieme faranno da detonatore a una serie di contrattempi e situazioni le quali, prese singolarmente, non sarebbero neanche poi tanto eccessive, ma la cui realizzazione in simultanea porterebbe allegramente alla follia chiunque.
La regia spumeggiante e volutamente caotica lascia immaginare un senso di divertimento misto a leggero stupore che deve aver colto anche il regista, e contagiato un cast dalle sorprendenti capacità evocative di una follia del tutto fuori controllo e pertanto vissuta come unica realtà pensabile.
Il taglio essenziale e le piccole sfumature surreali, come le apparizioni della mamma in situazioni assurdamente quotidiane, rendono piacevole la visione e stimolano la complicità dello spettatore.
Nel complesso si tratta di una divertente cavalcata a dorso di mulo su un sentiero lastricato da infinite buche, che normalmente si sceglierebbe di evitare, ma che qui acquisiscono di colpo il fascino dell'abisso in fondo al quale a tutti, prima o poi, piacerebbe dare una sbirciatina.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 05/02/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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