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Il film, uscito nel 1979 con la regia di Dino Risi, vuole essere un tentativo da parte di uno dei padri della "commedia all'italiana" di fare un'incursione nell'attualità "seria" mantenendo tuttavia un tono ironico.
Protagonista a tutto tondo Vittorio Gassman, quasi onnipresente in scena, capace di recitare con le parole e con lo sguardo in maniera mirabile.
Gassman è l'ingegner Albino Millozza: dopo i trascorsi giovanili nella Resistenza si è dedicato anima e corpo agli affari costruendo un impero mantenendo mani non propriamente pulite e trascurando del tutto la sua famiglia.
Moglie sempre sull'orlo di una crisi di nervi, amante avida, figlia tossica e figlio con simpatie eversive... al povero Albino non manca nulla anche se sembra non accorgersene, ma un giorno la scoperta di un diario segreto di suo figlio lo getta nello sconforto...
Di mezz'età, Millozza si colloca anche nel mezzo in un doppio conflitto: non riesce ad essere un buon figlio perché trascura l'anziano e burbero padre, che non riesce a capirlo e a sua volta non riesce come genitore.
Il conflitto generazionale tra Millozza e suo figlio, però, non è tratteggiato con mano ferma dal regista: il disagio giovanile e le idee della sinistra eversiva, anziché essere analizzate seriamente, prendono una piega ironica : gli amici del giovane Millozza sono delle tragiche macchiette, dissimili dai grotteschi adulti solo per abbigliamento e atteggiamento; l'occupazione nelle università e l'incomprensione tra docenti e studenti universitari è trattata con la comica immagine di un austero professore deriso nei corridoi dell'Ateneo da un gruppetto di ragazzi, le rapine in banca per autofinanziamento sono viste come una noiosa routine da clienti e impiegati dell'istituto di credito.
Risi, pur accingendosi a trattare tematiche delicate, perde l'occasione di fare una migliore analisi sociologica, macchiandosi invece di qualunquismo. Suo intento è sicuramente quello di rendere simpatico il suo protagonista allo spettatore o perlomeno di giustificarlo. Non esiste nella storia una divisione manicheistica, ma non è neanche possibile riuscire a isolare una positività più marcata in nessuno dei personaggi poiché anche l'amico fidato che sembra prendersi cura di Millozza, dopo l'attentato subito da questi, è in realtà mosso da un suo personale interesse più che da altruismo.
Il messaggio del film è negativo: chi è al potere sta fallendo, gli anziani non hanno saputo comprendere i loro figli, ma anche la gioventù non dà prova di essere in grado di prendere in mano le redini e di cambiare in meglio.
Il personaggio di Gassman, pur non dissimile da molti altri da lui interpretati, mostra indovinate sfaccettature andandosi ad aggiungere al campionario di maschere tragiche precedentemente interpretate dall'attore,non di rado in pellicole dello stesso Risi. Bravo il giovane Madia nel ruolo del figlio (bella la scena che lo vede diretto antagonista di Gassman), poco convincenti le protagoniste femminili le francesi Lachapelle e Clément, rispettivamente moglie e amante da cliché.
Giudizio sufficiente.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 21/09/2010 10.40.00
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