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"I Mondiali del 1942 non figurano in nessun libro di storia, ma si giocarono nella Patagonia argentina".
Con queste parole si apre "Il figlio di Butch Cassidy", il breve racconto di Osvaldo Soriano a cui "Il Mundial dimenticato" si ispira, sia pur molto liberamente. La forma scelta da Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni per raccontare gli eventi del "Mundial Olvidado" è quella - indovinatissima - del mockumentary. Com'è noto, la FIFA non organizzò i Campionati Mondiali di calcio negli anni della Seconda Guerra Mondiale, perciò dall'edizione del 1938 in Italia si passò direttamente a quella in Brasile del 1950 (la cui leggendaria partita finale tra Uruguay e Brasile viene peraltro raccontata in un altro racconto di Soriano).
Il Mundial dimenticato (ri)costruisce la storia del Conte Otz, ministro dello sport della Patagonia negli anni '40, facoltoso appassionato di calcio intenzionato ad organizzare i Mondiali del 1942 al riparo dalla Guerra che infuria in Europa. Il carteggio tra Otz e Jules Rimet - allora presidente della FIFA - svela che il progetto viene sviluppato di comune accordo, e, anche se alla fine la FIFA non riconosce l'evento, i Mondiali del conte Otz hanno ugualmente luogo. In palio c'è addirittura la vera (?) Coppa Rimet, arrivata chissà come dall'Italia. Partecipa un'Italia di immigrati antifascisti a difendere il titolo del 1938, partecipano la rappresentativa della Patagonia e quella degli indios Mapuche, partecipa la temibile Germania nazista e partecipano gli Inglesi, ai Mondiali per la prima volta nella loro storia. La prova dell'esistenza del leggendario campionato di calcio sudamericano sopravvive nelle testimonianze dirette di alcuni dei giocatori ma soprattutto nelle riprese leggendarie del cameraman/inventore Sandrini. E se lo scheletro rinvenuto abbracciato ad una bizzarra telecamera è proprio quello di Sandrini, anche l'ultimo mistero del "mundial olvidado" può essere svelato: il risultato della finalissima...
Il lavoro di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni è una sontuosa opera di costruzione e decostruzione di una storia che prima fa di tutto per essere credibile e poi di tutto per svelare l'inganno: la "cinepelota", il figlio di Butch Cassidy ingaggiato come arbitro ed il duello sportivo/amoroso tra il portiere paratutto con lo sguardo ipnotico dei Mapuche e l'attaccante occhialuto tedesco che segna sempre sono le intuizioni migliori, ma anche le più letterarie e quelle per cui la curva di credibilità del film cala definitivamente sotto la soglia di guardia. E' una dichiarazione d'amore al cinema ed al calcio, in un momento storico difficile per entrambi, soprattutto in Italia. Se l'originalità del cineasta Sandrini esalta un'inventiva e una voglia di innovazione che oggi non trova riscontro nel nostro cinema, la situazione attuale del calcio internazionale, la cui credibilità è messa a dura prova da palesi giochi di potere e discutibili scelte in ambito tecnologico, viene denunciata con leggerezza e mestiere, nascondendo la critica dietro un'inchiesta giornalistica totalmente inventata. "Il Mundial dimenticato", con sottile ironia in certi casi - geniale ad esempio l'uso ante litteram della moviola - riporta tutto sul piano della passione pura e dei valori che sono alla base sia dello sport che del rapporto tra arte e ricerca tecnologica.
Funzionano tutti i piani narrativi, perfettamente incastrati tra loro: la storia del Mundial - ricco di colpi di scena e partite epiche (su tutte, un'ennesima - anzi, una "prima" - Italia-Germania), la credibilità dell'inchiesta giornalistica e della ricerca della documentazione mancante (complici testimoni d'eccezione come Gary Lineker, Roberto Baggio e Joao Havelange oltre a testimoni "diretti"), la romantica storia d'amore tra la figlia del conte Otz ed i due giocatori più forti (con l'eccentrico cameraman quarto incomodo), costruita su un gioco di sguardi, lenti e pellicole, al limite tra il ridicolo ed il poetico, che certamente Soriano avrebbe gradito. L'organicità delle parti ed il meticoloso lavoro di creazione della documentazione video sono il valore aggiunto di un film che mostra come una storia interessante possa ancora essere raccontata in maniera originale e complessa.
"Il Mundial dimenticato" è un film da vedere - ci vuole un piccolo sforzo, vista la programmazione infelice - perchè era da tempo che in Italia non si produceva un film così originale, perchè è un film tecnicamente ineccepibile e perchè film sul calcio così avvincenti sono estremamente rari. Il cinema funziona quando riesce ad ingannarci pur lasciandoci consapevoli dell'inganno ed il Mundial dimenticato è un esempio perfetto di questo meccanismo. Vedere per (non) credere.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 27/06/2012 15.04.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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