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Il film girato interamente a Bari, è ispirato molto liberamente al romanzo omonimo del magistrato e parlamentare pugliese Gianrico Carofiglio che ha anche collaborato alla sceneggiatura e ha partecipato come comparsa in alcune scene. La storia originale del romanzo era ambientata negli anni Ottanta, al tempo della Bari da bere, con uno spostamento temporale ai giorni nostri quando il protagonista e voce narrante ormai magistrato affermato ritorna indietro all'epoca della sua discesa all'inferno e ritorno.
Anche la pellicola parte con un protagonista adulto e giudice riportato da un fantasma del passato al doloroso flashback sulla sua giovinezza tempestosa, ma visto che gli eventi raccontati sono di epoca recente (c'è l'euro come conio e le auto sono tutte modernissime) riesce difficile pensare che in soli cinque anni il personaggio sia diventato un magistrato di buon livello.
A parte questa licenza temporale poco realistica ma assai frequente in cinematografia, la storia del film si discosta dal romanzo in altre impostazioni: il protagonista era un giovane borghese non ricchissimo con fidanzata classica brava ragazza, nel film invece è un viziatello appartenente a una fascia sociale più elevata con fidanzata di pari grado e la sua discesa è più violenta e degradante.
Giorgio, il personaggio principale, presente pressocché in ogni sequenza, improvvisamente insoddisfatto della sua esistenza di ragazzo perbene si lascia coinvolgere da un misterioso coetaneo in un giro di gioco d'azzardo che lo porterà in breve a ogni genere di abiezione fino all'altrettanta subitanea redenzione. Dalla prima scena fino alla conclusione la storia è un susseguirsi di pugni nello stomaco, violenze e impressione piena del tunnel senza uscita che il protagonista sta percorrendo senza esserne pienamente consapevole.
Elio Germano, interprete della storia, forse suo malgrado rende bene le inconsapevolezze del suo personaggio assumendo per tutta la pellicola un'espressione inconsistente e poco partecipe mentre ci mette più mordente il coprotagonista Michele Riondino, decisamente più credibile nel ruolo di bello e dannato.
Poco consistenti le presenze femminili relegate a poco più che comparse o a meri oggetti nell'ottica maschilista della cinematografia odierna (nel romanzo di Carofiglio le protagoniste avevano un maggiore spessore): si passa così dalla giovane Romina Carrisi, nel ruolo della fidanzata che in tutto il film pronuncia poche parole di scarsissimo peso, a Daniela Poggi, la madre, bella, elegante e altrettanto distante, a Chiara Caselli, forse la figura femminile più rilevante della storia.
Protagonista indiretta è la città di Bari, quasi sempre ripresa in notturna per sottolinearne i non luoghi e sullo sfondo tante figure minori interpretate da attori locali, a metà tra il grottesco e il becero.
Vicari, il regista, toglie dal romanzo di Carofiglio l'intrigo poliziesco per concentrarsi sul rapporto malato tra i due protagonisti trasformando la storia in un angosciante noir che pur nella sua durata avvince lo spettatore.
Peccato per il divieto ai minori di anni 14, ma purtroppo l'argomento trattato non era facilmente proponibile ai più piccoli anche se in televisione si vede spesso di peggio
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 10/04/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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