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Anni Cinquanta. Italia meridionale. Salento.
Nena, una diciannovenne di estrazione piccolo borghese, riceve la tanto attesa lettera di incarico all'insegnamento: lettera attesa perché coronamento di tanti anni di studio e sacrificio, perché non c'è un uomo in famiglia a mantenere lei, la madre e la sorellina, perché lavorare vuol dire essere indipendenti e autonome; ma vista con timore, perché il lavoro porta all'inevitabile allontanamento dalla vita di fanciulla, la porta a entrare nel mondo e ad andare via dal suo idillio romantico con un efebico giovanotto ricco e fragile, prigioniero di una dimora dorata e di una famiglia tutta tè, biscottini e discorsi da colonie britanniche.
Comincia così, con questa frattura tra vecchio mondo e incerto futuro, "Il primo incarico", prima autonoma regia di Giorgia Cecere, salentina di origine, ex collaboratrice di Olmi e D'Amelio che, partendo da una storia di famiglia, racconta con mano delicata il bildungsroman di una ragazza nel Sud arcaico e maschilista di sessanta anni fa.
Con mano felice e un occhio privilegiato alla fotografia, che esalta la terra di Puglia, altra grande protagonista della storia, la Cecere guida la protagonista unica, Isabella Ragonese, siciliana dalla carnagione diafana e i capelli dorati, a suo agio con la parlata salentina e in scena praticamente in tutte le sequenze. Guida altresì gli altri personaggi del film, quasi tutti non professionisti, ma non per questo altrettanto efficaci e autentici.
Nena è una ragazza contraddittoria, come l'epoca nella quale si trova a vivere: da una parte moderna e aperta, dall'altra schiava delle convenzioni; lasciata sola alle prese con le difficoltà del nuovo lavoro e della vita pratica, (cruda la scena dell'uccisione della gallina ricevuta in dono da una alunna), la giovane ha molti momenti di cedimento, che raggiungono il culmine con l'abbandono del fidanzatino, piegatosi alle logiche borghesi dopo pochi giorni dalla partenza di colei a cui aveva giurato amore eterno.
Stretta tra un desiderio di autonomia e il nuovo rapporto, inizialmente più subìto che voluto, con un ragazzo di umili origini, Nena si ritrova sposa come è accaduto a molte sue coetanee dell'epoca.
Non è facile per le coetanee e per le donne del secondo decennio del XXI secolo riuscire a compenetrarsi nelle scelte controverse della giovane maestra, sempre fuori posto, in un anno scolastico lungo un secolo, con il declino e la rinascita della natura che accompagnano il suo stato d'animo.
Lento, scarno nei dialoghi, poetico, ma tuttavia incompleto. Da vedere per esprimere un giudizio assolutamente soggettivo.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 07/11/2011 15.02.00
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