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L'inizio del film ci riporta alle tante epiche battaglie di molte pellicole in costume "made in
Hollywood" anche se la tecnica utilizzata da Minghella, regista inglese talentoso (ricordiamo tra gli
altri "Il paziente inglese" e "Il talento di Mr. Ripley") vuole evidenziare l'orrore della guerra con l'uso particolare dei colori forti e l'ammasso dei corpi ormai svuotati dalla loro umanità.
Il frequente flashback riporta continuamente l'attenzione a ciò che si era prima dell'evento tragico e fa capire allo spettatore l'antefatto.
Ecco quindi in un tripudio di verdi vallate apparire la dolce Ada (Nicole Kidman) e suo padre pastore protestante (Donald Sutherland), padre vedovo e dolce figliola.
Assistiamo quindi a un continuo passaggio tra il teatro di guerra e la passata tranquilla vita della vallata fino a giungere al momento clou: lo scoppio della guerra civile e il bacio tra i due protagonisti che suggellerà il resto del film.
Se in questa prima parte l'azione è stata piuttosto lenta e francamente noiosa e nulla hanno potuto fare né il regista né l'ottimo cast dalla brava Kidman algida come non mai e abbastanza a suo agio in abiti ottocenteschi a Jude Law, già apparso in scene guerresche ne "Il nemico alle porte" di Jean-Jacques Annaud, il seguito comincia ad assumere una posizione più marcata e cioè quella di denuncia nei confronti della guerra (anche se già se ne era avuto sentore nella iniziale scena di battaglia). La condanna verso la guerra è imparziale poiché vengono ugualmente mostrate le aberrazioni di ambo le parti a dimostrare che sia pur a distanza di quasi 150 anni gli Stati Uniti sembrano non essere ancora usciti dallo choc collettivo causato dalla guerra di Secessione.
Nella sua fuga verso Cold Mountain il protagonista viene a contatto con tutti gli orrori non della battaglia ma della guerra vissuta da chi la deve subire e le sue vicissitudini fanno di lui un novello Ulisse (l'episodio dell'incontro con le donne del fattore potrebbe richiamare quello delle Sirene, la donna che il protagonista salva dalla violenza ricorderebbe Nausicaa e c'è anche una anziana custode di capre che cura l'eroe ormai prossimo alla fine.).
Anche Ada si trova ad affrontare la guerra e a fare così il suo ingresso nella vita adulta.
Signorina di città abituata a suonare il piano e a ricamare, alla morte del padre, rimasta senza schiavi fuggiti a causa del conflitto Ada arriva ad una condizione di quasi totale abbrutimento ma poi come Scarlett O'Hara (e il film, tratto dal romanzo di Charles Frazier, richiama in molte scene il ben noto film "Via col vento") giunge alla epifania (rivelazione) con l'arrivo della misteriosa Ruby (una straordinaria Zellweger).
E' stridente il contrasto tra due diversi modi di essere donna nell'Ottocento, da una parte la montanara abituata a lavorare duramente e dai modi spicci dall'altra la signorina di buona famiglia perfetta nei modi ma del tutto inadatta a qualsiasi tipo di lavoro pratico.
Ada però da perfetta americana si rimbocca le maniche per perseguire l'idea del successo e riesce quindi a risollevarsi dal fango in cui era caduta continuando da novella Penelope ad aspettare il ritorno dell'uomo amato.
La conclusione del film (peraltro assai poco originale) riporta alla situazione di partenza, con splendide vallate e colori delicati, mentre durante la guerra i colori si sono incupiti, la fattoria è nuovamente attiva e l'inquadratura conclusiva sulla piccola figlia nata dall'unica notte d'amore tra Ada e il suo uomo vuole dare il senso della continuità e della speranza.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 03/05/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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