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Una spumeggiante Adriana Asti, milanese a Roma per amore e interesse è Iride, navigata attrice allegra che ha dato l'addio alla vita e alla carriera per rincorrere una più alta felicità nella città pontificia diventando la sposa di Sciarrone, gendarme e picchiatore al servizio del barone Scarpia.
Brillante e estremamente concreta, una Franca Valeri invecchiata, appesantita da anni di carriera, ma mai messa in ombra dalla compagna di scena, è Emilia, portinaia discreta (più per convenienza che per vocazione) di palazzo Farnese, al servizio del barone di cui vuol sentir parlare solo di lode.
Il bel Cavaradossi, pittore sovversivo è sottoposto ad indicibili torture da parte del barone Scarpia che, accecato d'amore per la bella Tosca, non accetta che quest'ultima ami a sua volta il rivoluzionario.
Tosca si sacrifica per il suo amato e decide di cedere al ricatto morale che il barone le impone: lei per il termine delle torture. Nonostante la scelta coraggiosa, la donna non sopporta neppure la sola vista del barone, quindi rimasti soli, con un gesto estremo e disperato lo uccide.
In una carrellata delle scene madri, rapida e efficace, si ripercorre l'opera pucciniana e le arie più famose, così mentre ai piani alti di palazzo Farnese si consuma la tragedia, nella modesta portineria si realizza il connubio tra le due donne così diverse, ma tanto vicine in quella notte da sembrare quasi amiche.
Le spettatrici del dramma sono le protagoniste della commedia. Si scopre la finta bigotteria della Valeri - che nasce forse solo dall'ambito di una Roma ottocentesca e molto pontificia - trattenuta a stento dal farsi trascinare nella vita briosa della Asti, attrice, soubrette e dama di facili costumi.
Iride con la sua voglia di confidarsi e essere apprezzata, con la sua voglia di vivere e le divertenti esplosioni di dialetto ha una visione ammirata e quasi invidiosa dei personaggi che popolano la notte del sontuoso palazzo.
Emilia si ritrova controvoglia a dover condividere una sera in compagnia della signora Sciarrone gretta e ignorante non fosse altro per il nome che porta. Nel lungo scorrere della notte, mentre porgono un orecchio a ciò che accade ai piani alti, Iride rende partecipe dei suoi sogni e delle sue speranze la sua nuova amica che, dopo aver ascoltato mal celando una bonaria stizza non può far altro che aiutarla a fuggire da Roma, dal marito e da una vita che un a volta sperimentata non le pare più così affascinante come sembrava.
Così, nel momento cruciale dell'opera, quando Cavaradossi viene giustiziato e giunge la tragica fine della bella Tosca, la signora Sciarrone, grazie ad una tonaca vendutale dalla "disponibile" portinaia si traveste da curato e si allontana da Roma navigando sul Tevere senza rendersi conto del dramma che si è appena consumato, proprio come la brava Emilia. In questa geniale rivisitazione che non stanca, gli ottanta minuti del film scorrono veloci e scoppiettanti incrociando il lieto fine del grande schermo con la ben nota chiusura dell'opera e al termine viene quasi voglia di applaudire le bravissime protagoniste proprio come se si fosse assistito ad uno spettacolo teatrale.
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Recensione a cura di coccinella - aggiornata al 14/01/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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