dannazione regia di Bela Tarr Ungheria 1988
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dannazione (1988)

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locandina del film DANNAZIONE

Titolo Originale: KARHOZAT

RegiaBela Tarr

InterpretiGábor Balogh János, Balogh, Péter Breznyik, Berg Imre, Chmelik György, Cserhalmi Zoltán, Csorba, József Dénes

Durata: h 2.00
NazionalitàUngheria 1988
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1988

•  Altri film di Bela Tarr

Trama del film Dannazione

Kerrer č solo e vive una vita squallida e disperata. Ad alleviare il dolore della sua esistenza c'č comunque il Titanik bar e la sua bella e misteriosa cantante. Quest'ultima perň č sposata; Kerrer ad ogni modo č piů che deciso a tenere il marito lontano da lei...

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (8 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Dannazione, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  29/05/2023 06:18:55
   9 / 10
Si potrebbe considerare, a ragione, già il punto di arrivo di Bela Tarr, perlomeno nella sua dimensione stilistica fatta di lunghe immagini in movimento al servizio di un minimalismo scenico, come le lunghe scroscianti piogge, che diventano protagoniste del film, o le disinvolte scene di musica e ballo folkloristico, da qui in poi firma registica per ogni sua opera.
Il tema pseudo-noir fa da amido in questo racconto tale che, coagulando, mantiene stabili dei personaggi dai sentimenti puri ma senza meta morale. La visione di questa Ungheria rotta e vuota, ai limiti della maceria, si sposa bene col fango e la sua popolazione abita senza batter ciglio al riparo dal diluvio.
KARHOZAT (Perdizione) è un capolavoro per la ricercatezza dell'immagine e la sua potenza, per la cura del microscopico dettaglio sonoro e per quella della sua composizione figurativa. La creazione di atmosfere uniche trasportano tutto il film in un mondo a parte.

Ciaby  @  06/01/2014 20:32:42
   7½ / 10
Il suo più ostico, ma non per questo non affascinante.
Cinema d'atmosfera avvolgente e di una bellezza visiva che annega nella disperazione sussurrata.

Lucignolo90  @  25/03/2013 04:22:41
   8 / 10
Il film della svolta nella carriera di Bela Tarr. Quello che segna la prima collaborazione col compositore Vig e anche quella che presenta i tratti distintivi riconoscibili in ogni film successivo del regista magiaro: l'utilizzo di una storia noir (in questo caso la storia di un uomo, Kerrer, coinvolto nella consegna di una non meglio specificata sostanza illegale) che ben presto lascia il posto al vero cinema Taariano; Il cinema che parla tacitamente e solo per rimandi simbolici, di un evento di immani dimensioni, simboleggiato dai sempre piu forti scrosci dipioggia che allagano il paese, eventi cui l' uomo al confronto puó solo assistere muto e inerme, proprio come la calca di persone, che si limitano a starsene ferme e inebetite, meravigliosamente fotografate da una delle numerose carrellate laterali del film, mentre osservano i muri degli edifici, tingersi pian piano, dei toni scuri donatigli dall' acqua piovana.
Gente che trova come unico baluardo il Bar Titanik (nome non proprio casuale) dove avrá luogo un ballo tanto gioioso ("un vortice di colori") quanto isolato dalla cupezza che inesorabilmente tornerá a palesarsi come una cappa, una volta finito; e bar dove, lo stesso Kerrer cercherá di alleviare i malanni di un' esistenza squallida e fatta di sotterfugi, prestando orecchio alle dolci canzoni della donna che ama, ma che é giá sposata. Proprio il giro losco che ha per le mani potrebbe tornargli utile per liberarsi del marito....e intanto la gente continua ad aspettare con rassegnazione la fine di tutto, o forse la svolta che salvera e redimera tutti...a loro non é dato saperlo...

Bela Tarr dirige questo che ha forse l' unico difetto di essere ottimo e non TOTALE come saranno i suoi lavori seguenti (tranne l' uomo di Londra), ma il tocco distintivo c'é e la strada é ormai spianata verso la perfezione di Satantango.
Non ingannino le ore: il film sembra durarne almeno il doppio e gia la prima mezz' ora, fatta in pratica da 2 blocchi solidissimi di piani sequenza fermi (ma alleggerita dagli splendidi 7 minuti della canzone nel bar) faranno stoppare la visione di molti non abituati allo stile di Tarr. Ma superata la fase di stasi il film catturerá l' attenzione di chiunque e a mano a mano entreremo in un mondo in bianco e nero, parco di parole, e ricco di musica in fisarmoniche, scrosci di pioggia e occasionali soliloqui appena sussurati.

Il finale memorabile

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7219415  @  28/12/2012 10:19:03
   5 / 10
Dannazione, Dannato me quando dannatamente decisi di premere quel dannato tasto destro e poi "apri con VLC". Questo film non è lento, non è lentissimo...di più...chi lo guarda deve sapere a cosa va incontro. Per fortuna esiste la velocità 2x con la quale il film sembra ancora troppo lento a tratti ma è comunque molto più scorrevole...

Oskarsson88  @  28/12/2012 10:13:13
   5½ / 10
mi dispiace seriamente, perchè riconosco le intenzioni del regista di creare qualcosa di elevato e bello, ma la lentezza di questo film mi ha estenuato, anche se ha il merito di avermi fatto scoprire la nuova frontiera della velocità 2x. A parte tutto, troppo intellettuale e soprattutto statico. Non ho retto...

Guy Picciotto  @  13/11/2012 13:28:31
   9 / 10
La religione della visione, oltre ogni limite.
E il disagio dell'essere contemporanei, asserviti a tante guide didascaliche alla visione.
Ha lo stesso impatto straziante, galatticamente diverso esteticamente, degli ultimi dischi di Scott Walker.
La sceneggiatura si fa adamantino nulla, in pasto al vuoto-pieno del bianco e nero dove il silenzio si fa mentalmente corporeo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  07/03/2012 23:51:59
   8 / 10
Noir (?) ambientato in una pianura ungherese battuta dalle piogge. Ed è dalla pioggia che emerge un'umanità perduta, apatica, che pare risvegliarsi per un attimo nella frenesia di un ballo melodico e delicato per poi ripiombare nella perdizione (Dannazione) finale ed iniziale.
Tarr rinuncia al racconto e lo frantuma con uno stile in cui l'immagine e le carrellate ipnotiche fanno a pezzi quello che dovrebbe essere un noir raccontabile in non più di tre righe, lo allunga, lo riempie di pessimismo e appunto di disperazione. I ritmi sono distaccati, algidi, martellanti ma anche ipnotici come i carrelli della teleferica che lentamente si muovono con i loro cigolii sempre uguali, visti dal protagonista nella sequenza iniziale.
E se bisogna pur ammettere che la visione dell'opera è difficoltosa, poco appetibile e non immediata (il senso e la bellezza di alcune scene ti entra dentro solo dopo la visione, mai durante), ecco però che ci sono un paio di momenti in cui Tarr ti rapisce il cuore e l'anima subito e senza compromessi: la canzone nel bar Titanik, quasi sette minuti di cinema immenso; e poi il finale angosciante, grottesco, folle, dove l'uomo diventa neanche un'animale ma una pantomima di esso, qualcosa di ancestrale e primitivo, regresso fino ad abissi perduti dai quali è impossibile tornare.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  19/01/2009 13:34:26
   8 / 10
Mi trovo in forte difficoltà nel votare questo film... Quello di Bela Tarr è un cinema senza compromessi... molto monocorde... che descrive una realtà fatiscente con gelido distacco... Dannazione racconta del calvario di un uomo gia morto prima ancora di morire...

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